Rivoluzione d’Ottobre. Ideale, progetto e valori per il nostro tempo

vladimir lenin and the people by vladimirseyer d78uy0cdi Manuel Rodrigues

da “O Militante”, rivista teorica del Partito Comunista Portoghese

Traduzione di Marx21.it

Nella sua riunione del 17-18 settembre 2016, il Comitato Centrale del PCP ha approvato  la risoluzione “Centenario della Rivoluzione d’Ottobre – Socialismo esigenza del presente e del futuro”.

Nella risoluzione si sottolinea che, nella loro dimensione, contesto e contenuto, le celebrazioni del centenario dovrebbero esprimere l’importanza e il significato politico e ideologico che “questo evento ha per la lotta dei lavoratori e dei popoli in difesa dei loro diritti e sovranità, di fronte all’offensiva dell’imperialismo e per trasformazioni progressiste e rivoluzionarie, per il socialismo”.

Il programma delle celebrazioni del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre che abbiamo varato corrisponde agli obiettivi fissati dal Comitato Centrale e, nella diversità delle iniziative già realizzate (mostre, dibattiti, seminari, sessioni politico-culturali, pubblicazioni, video, proiezioni cinematografiche, apertura della pagina internet), cerca di affermare la Rivoluzione d’Ottobre come la realizzazione più avanzata nel processo millenario di liberazione dell’umanità da tutte le forme di sfruttamento e di oppressione.

Si tratta di un programma che cerca di analizzare, affermare e valorizzare tutte le dimensioni della Rivoluzione d’Ottobre e il suo profondo significato per i lavoratori e per i popoli.

Ma in questa Rivoluzione, ciò che è da noi riconosciuto come realizzazioni, progressi e conquiste di portata universale è visto dal grande capitale come minaccia ai propri interessi di classe e alla sua intrinseca natura sfruttatrice, aggressiva, oppressiva e predatrice. Ciò che per noi è ideale e progetto liberatore, per costoro è un pericolo che deve essere scongiurato.

Per questo motivo, le celebrazioni del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre sono state concepite e indirizzate in due sensi divergenti e opposti. Alcuni, come fa il PCP, con i lavoratori e con il popolo, le promuovono per affermare il socialismo come esigenza del presente e del futuro. Altri, come fanno il grande capitale e l’ideologia dominante, per riscrivere la storia, manipolando, falsificando e caricaturizzando i suoi obiettivi, natura e ideale.

Ecco perché, in queste celebrazioni, cerchiamo di individuare, caratterizzare e smantellare alcune delle grandi linee della campagna ideologica oggi diretta contro la Rivoluzione d’Ottobre e il suo ideale e progetto liberatore, che si manifestano fortemente in Portogallo (e anche in Italia, a destra come a “sinistra”, NdT).

Analizziamo, sotto forma di antitesi, alcune di queste linee principali.

“La Rivoluzione d’Ottobre sarebbe stata un atto isolato, storicamente datato, localizzato e fallito”

Come è stato sottolineato in diverse iniziative, la Rivoluzione d’Ottobre è un’impresa che si inserisce nel processo millenario di lotta degli sfruttati e oppressi per la propria liberazione. E’ un evento di portata universale.

Tenuto presente che in una società divisa in classi antagoniste, gli sfruttati e gli oppressi hanno sempre aspirato e lottato per la loro liberazione, la Rivoluzione d’Ottobre si inserisce in questa marcia millenaria che ha determinato le trasformazioni e che fatto girare la ruota della storia, dalla società primitiva allo schiavismo, in seguito al feudalesimo, e da questo al capitalismo e, a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre, al socialismo. Una marcia lunga, lenta, accidentata e complessa, a volte segnata da salti bruschi, progressi, battute d’arresto, nuovi progressi, vittorie e sconfitte e per questo un enorme passo in avanti.

La Rivoluzione d’Ottobre ha inaugurato una nuova epoca – l’epoca del passaggio dal capitalismo al socialismo – che Álvaro Cunhal ha caratterizzato come “la più gigantesca, audace e complessa impresa di trasformazione sociale verificatasi in millenni di storia dell’Umanità”.

La Rivoluzione d’Ottobre è avvenuta in Russia nel 1917 per ragioni storiche concrete ma ha avuto ripercussioni in tutto il mondo: ha influenzato altre rivoluzioni; ha contribuito allo sviluppo del movimento operaio, sindacale e di classe e di molte delle loro conquiste; ha sostenuto il movimento di liberazione nazionale; ha stimolato la creazione di partiti comunisti in diversi paesi; il movimento comunista internazionale è diventato una forza poderosa.

La Rivoluzione d’Ottobre, il suo ideale e progetto, le sue esperienze e realizzazioni, i suoi insegnamenti e valori continuano a influenzare la lotta dei lavoratori e dei popoli per la società nuova che vogliamo costruire.

“La Rivoluzione d’Ottobre sarebbe stata un errore storico, opera di un gruppo di avventurieri e non il prodotto di una poderosa azione di massa con il ruolo di avanguardia del Partito Bolscevico guidato da Lenin”

Cancellando intenzionalmente il carattere di massa della Rivoluzione d’Ottobre, eludendo il ruolo decisivo dei soviet e del Partito Bolscevico nella creazione e conduzione della dinamica rivoluzionaria e il rilevante ruolo di Lenin in tutto il processo – con lo studio della fase imperialista del capitalismo e del processo della rivoluzione russa e con la sua opera straordinaria sul piano della teoria e della pratica –, l’ideologia borghese cerca di far passare l’idea che la Rivoluzione d’Ottobre sia stata opera di un gruppo isolato di avventurieri e incoscienti e fa di tutto per demonizzarla.

Come non manchiamo di sottolineare, la Rivoluzione d’Ottobre si è basata sulla forza delle masse organizzate nei soviet degli operai, dei contadini e dei soldati e non avrebbe avuto successo, come  invece ha avuto, senza il partito proletario di nuovo tipo fondato da Lenin, il Partito Bolscevico che ha assunto l’insostituibile ruolo di avanguardia.

Il ruolo delle masse è decisivo. Il loro grado di mobilitazione, di organizzazione, di coscienza di classe e politica, gli obiettivi di lotta e la forma che vengono assunti e articolati hanno la massima importanza.

La Rivoluzione d’Ottobre non è stata un errore. Guidata da una teoria rivoluzionaria, ha corrisposto a una necessità storica concreta dettata dalla maturazione di condizioni oggettive e soggettive verificate nello spazio della vecchia Russia, che ne hanno giustificato l’esplosione, lo sviluppo e il successo.

Ma, nel dare inizio a una nuova era, ha anche dimostrato la necessità e la possibilità del manifestarsi di nuove rivoluzioni in altri paesi come, in effetti, sarebbe accaduto.

“La Rivoluzione d’Ottobre non avrebbe risolto i problemi fondamentali della società”

Le celebrazioni hanno evidenziato – e continueranno a farlo – le straordinarie realizzazioni, conquiste e progressi, delle dimensioni di civiltà, conseguite dalla Rivoluzione d’Ottobre e dalla grande impresa della costruzione del socialismo in Unione Sovietica, sui piani politico, economico, sociale, culturale e nazionale.

Le celebrazioni hanno richiamato l’attenzione sul vasto insieme di diritti garantiti ai lavoratori e al popolo per la prima volta nella storia dell’umanità. Hanno sottolineato il folgorante processo di sviluppo economico che ha fatto dell’Unione Sovietica una potenza mondiale. Hanno dato rilievo alla democratizzazione della creazione e fruizione della cultura, al grandioso sviluppo scientifico e tecnologico, al sistema politico ampiamente democratico, che ha risolto, con la costituzione dell’URSS, il problema delle nazionalità. Ha evidenziato lo sradicamento di flagelli sociali come la fame, la disoccupazione e l’analfabetismo. Ha valorizzato il contributo determinante dell’Unione Sovietica alla sconfitta del nazifascismo e alla pace, all’amicizia e alla cooperazione tra i popoli.

La Rivoluzione d’Ottobre e la successiva impresa dell’edificazione del socialismo hanno raggiunto livelli di sviluppo mai conosciuti in precedenza dall’umanità.

“Socialismo e comunismo sarebbero sistemi dittatoriali/totalitari equivalenti al fascismo”

Con l’obiettivo di creare un sentimento di ripulsa, uno dei metodi usati passa attraverso la propaganda aperta e messaggi subliminali, allo scopo di scaricare sul comunismo la stessa carica di odio e di repulsione che l’umanità nutre per il nazifascismo. E, nella misura in cui si tenta di criminalizzare il comunismo, si cerca di sbiancare l’immagine del nazifascismo, di cancellarne i crimini, e di utilizzarlo, ogni volta che lo si ritenga indispensabile, per imporre la propria volontà ai lavoratori e ai popoli. E’ stato ciò che è avvenuto recentemente in Ucraina e si è visto nell’offensiva contro la Rivoluzione Bolivariana in Venezuela e la sua Assemblea Nazionale Costituente da poco eletta, e nell’appoggio a forze terroriste e alla creazione di strumenti di aggressione contro Stati sovrani, come è il caso di Daesh.

Il modo con cui il nazifascismo aveva attaccato l’Unione Sovietica di fronte alla passività iniziale delle potenze occidentali è una clamorosa smentita a tanto assurda quanto criminale teoria.

“Il fascismo è la dittatura terroristica dei monopoli (associati all’imperialismo) e dei latifondisti”. Così il PCP ha definito la natura di classe del fascismo in Portogallo. Il socialismo è un sistema che implica l’esercizio del potere da parte del popolo e per il popolo. E’ un regime, nella sua essenza, democratico. E quanto più profonde siano le trasformazioni rivoluzionarie saranno più democratiche, per natura, poiché mirano a porre lo Stato al servizio dell’immensa maggioranza della popolazione.

“La sconfitta del nazifascismo non sarebbe stata opera determinante dell’Unione Sovietica, ma delle “potenze alleate”

Fin dalla fine della II Guerra Mondiale si è cercato di negare, cancellare o distorcere la verità sul ruolo determinante dell’Unione Sovietica (dell’Esercito Rosso e del Partito Comunista) nella sconfitta del nazifascismo.

Come dimostrato, in particolare nell’ambito della nostra iniziativa per il 9 maggio, Giorno della Vittoria, la pace è un valore indissolubile dal socialismo. Ciò si era reso esplicito nella prima misura del nuovo potere rivoluzionario – il Decreto sulla Pace. Lo stesso è emerso chiaramente nei numerosi trattati firmati e conclusi dall’Unione Sovietica in nome della sua politica di coesistenza pacifica tra sistemi politici diversi e di difesa della pace, dell’amicizia e della cooperazione tra i popoli; come è emerso chiaramente nella sua eroica resistenza di fronte alla brutale offensiva nazifascista fino alla sconfitta e alla resa del 9 maggio 1945 (anche con il prezzo di più di 20 milioni di vite di sovietici); come è emerso chiaramente nella sua continua e persistente azione di difesa del disarmo, della coesistenza pacifica, della solidarietà internazionale; come pure è emerso chiaramente nel suo contributo decisivo al nuovo ordine democratico e antifascista scaturito dal nuovo rapporto di forza mondiale dopo la sconfitta del nazifascismo con la inscrizione nella Carta dell’ONU del rispetto per la sovranità dei popoli, per il disarmo e per la soluzione pacifica e negoziata dei conflitti tra Stati e con la realizzazione della Conferenza di Pace di Helsinki per la Sicurezza e la Cooperazione Europea (conclusa nel 1975).

“La lotta di classe non esisterebbe e il capitalismo sarebbe la fine della storia”

Soprattutto dopo la scomparsa dell’URSS e le sconfitte del socialismo alla fine del XX secolo, l’imperialismo attraverso una poderosa macchina di propaganda ha proclamato la vittoria del capitalismo come sistema mondiale. Ispirandosi alle tesi di Fukuyama, il capitalismo è stato presentato come la “fine della storia”. Ed è stata proclamata la fine della lotta di classe, perché è – cosi affermano – “l’ordine naturale delle cose”. Il capitalismo è stato presentato trionfante e capace di risolvere tutti i problemi dell’umanità.

Nel frattempo, dal momento che il suo “codice genetico” non si è modificato, il capitalismo è lì a dimostrare che, per quanti volti esibisca, la sua natura sfruttatrice, oppressiva, aggressiva e predatoria si conserva. Non solo non ha risolto nessuno dei problemi dell’umanità ma li ha aggravati tutti, come è dimostrato con dati concreti.

E di fronte a una realtà che ripropone con forza la necessità del superamento rivoluzionario del capitalismo e quella del socialismo attraverso la lotta organizzata delle masse con il ruolo di avanguardia del partito rivoluzionario, riappaiono gli appelli all’accomodamento e al conformismo; alla valorizzazione dell’individualismo; alla propagazione dell’idea che la lotta non vale la pena; all’attacco spudorato alla Rivoluzione d’Ottobre.

Ma, al contrario di ciò che dicono, la verità è che, come ha affermato Álvaro Cunhal, “in mezzo alle tempeste provocate dall’imperialismo storicamente agonizzante, la Rivoluzione d’Ottobre continua ad essere un faro che illumina il cammino dei lavoratori e dei popoli verso la loro completa liberazione”.

Nello sviluppare questa campagna ideologica contro la Rivoluzione d’Ottobre, coinvolgendo anche l’impresa della costruzione del socialismo, l’imperialismo, il capitalismo e la loro ideologia dominante sanno che la Rivoluzione d’Ottobre, i suoi ideale, progetto e valori, gli insegnamenti che da essa traiamo, continuano ad essere vivi, attuali e a influenzare le lotte di oggi per il medesimo ideale.

E come è stato sottolineato anche nelle celebrazioni di questo centenario, traendo un bilancio da tutti gli insegnamenti – positivi e negativi – delle esperienze storiche del movimento comunista e rivoluzionario mondiale, il PCP ritiene che, per strade e fasi diverse, il socialismo si afferma come obiettivo della lotta dei popoli, come esigenza del presente e del futuro.

La lotta che conduciamo per la difesa, la ripresa e la conquista di diritti e per la soddisfazione delle rivendicazioni più urgenti e sentite dei lavoratori e delle popolazioni, la lotta per la rottura con decenni di politica di destra, con il dominio del grande capitale e con i vincoli esterni risultanti dall’integrazione capitalista europea, la lotta per l’alternativa patriottica e di sinistra, sono parte della lotta per la democrazia avanzata con i valori di Aprile nel futuro del Portogallo, che a sua volta è parte integrante e inseparabile della lotta per il socialismo e il comunismo.