di Francesco Delledonne | da frontepopolare.wordpress.com
Al termine del suo settennato e di più di mezzo secolo di carriera politica, il presidente della Repubblica può essere ben soddisfatto, avendo portato a termine il compito che si era prefissato a partire per lo meno dagli anni ’70: la soppressione di qualsiasi ipotesi di trasformazione rivoluzionaria o anche solo progressista della società italiana, con la premessa della trasformazione del Pci in fedele servitore del grande capitale finanziario, la neutralizzazione del movimento contro la guerra e la stabilizzazione in chiave filo-atlantica e filo-sionista del quadro politico italiano.
Le benevolenti pacche sulla gamba ricevute da Obama durante il suo ultimo rapporto a Washington (svoltosi non a caso solo qualche giorno prima delle elezioni!) suonano come un “ben fatto, Giorgio!”, con tanto di zuccherino-premio nella forma di sperticati complimenti sulla sua saggezza politica. [1]
Data l’importanza svolta da Napolitano nel consolidare l’involuzione reazionaria della società italiana, in particolare negli ultimi due anni di attività, e visto il ruolo centrale che è chiamato a svolgere in questi giorni di stallo politico, vale la pena ripercorrere le tappe che hanno portato un dirigente comunista a farsi fedele esecutore degli interessi del grande capitale finanziario e dell’imperialismo statunitense.