di Spartaco Alfredo Puttini
Si è spento alcuni giorni fa all’età di 87 anni il Professore Franco Della Peruta, uno dei più importanti storici del Risorgimento e dei primi decenni post-unitari, per lunghi anni titolare della cattedra di Storia del Risorgimento presso l’Università degli Studi di Milano e direttore de “Il Calendario del popolo”.
Della Peruta è stato grande esponente di quella generazione che ha saputo unire la passione civile e politica (con la sua vicinanza al Pci) al grande interesse per la storia dell’Italia moderna e contemporanea; passione declinata sempre secondo i canoni di una rigorosa serietà scientifica, grazie all’esercizio di una proficua ed attenta ricerca illuminata dalla più accorta attenzione alle fonti e al procedere metodologico proprio della disciplina storica.
Ho avuto personalmente l’onore e il piacere di assistere a quella che molto probabilmente è stata una delle sue ultime Lectio magistralis (se non l’ultima in assoluto) su “L’Italia reale del Risorgimento”, tenuta a Milano, presso la sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli in occasione della presentazione del portale “Il Risorgimento e la nascita dell’Italia contemporanea”.
Proprio presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, all’epoca Istituto per la storia del movimento operaio, Della Peruta aveva compiuto i suoi primi passi di ricercatore e di storico. Raccogliendo e catalogando il grande patrimonio accumulato dall’Istituto e contribuendo a dargli la prima sistemazione ed anche la prima organica trattazione, affinché altri potessero fruirne. Emblematici risultano a tal proposito i cataloghi da lui realizzati e i primi articoli scritti sulla rivista “Movimento operaio”. Un lavoro che è e resterà a testimonianza della grandissima attenzione alle fonti, considerate giustamente indispensabili per ricostruire il passato e fare ricerca storica, e della grandissima professionalità dal punto di vista metodologico che aveva una generazione di storici rimasti al di fuori del circuito accademico e impegnati politicamente a ridare voce alle classi popolari, che fino ad allora non avevano avuto una loro storia da raccontare ma solo la storia delle classi privilegiate da ascoltare. Quello sforzo titanico fece emergere la documentazione grazie alla quale appariva chiaro che anche le classi popolari avevano una loro storia e che questa poteva essere ricostruita.
Fu uno dei canali grazie ai quali si fece strada nell’Italia del dopoguerra l’idea che la storia contemporanea poteva meritare di essere affrontata con tutti i sacri crismi.
Non è forse questa la sede per ricordare tutta la sua grande produzione, a partire dal lavoro su “I democratici e la rivoluzione italiana”, che analizzava come le correnti democratiche (ed i principali protagonisti di quello spettro politico) avevano rielaborato la sconfitta patita dopo il biennio 1848-49, spesso in modo conflittuale tra loro. Mi preme qui sottolineare che il suo lavoro resta la dimostrazione che si può fare ricerca storica mossi da una passione politica senza per questo indugiare alla faziosità o venir meno alle regole metodologiche proprie della disciplina storica, anzi. L’enorme e significativa produzione intellettuale di Franco della Peruta resta a monumentale conferma di questo assunto e a sempiterna smentita delle ridicole affermazioni di coloro i quali, sull’onda del revisionismo, cercando di dimostrare la presunta faziosità di alcuni libri solo in virtù del presunto colore del loro autore, si muovono sul terreno scivoloso del “sentito dire” e dei luoghi comuni, finendo semplicemente per sminuire la ricerca storica in quanto tale.
Le parole di questi pappagalli resteranno ai posteri come esempio negativo di una vulgata che si è diffusa in uno di quei tristi periodi di demenza che colpisce di quando in quando la specie umana. Le opere di Della Peruta resteranno invece l’esempio positivo di come si fa e si dovrebbe fare ricerca storica. Crediamo che i riconoscimenti che ebbe in vita per il livello espresso dalla propria professionalità siano destinati a sommarsi a quelli dei posteri e delle giovani generazioni, che, se vorranno davvero comprendere i problemi del presente, dovranno necessariamente misurarsi con la ricostruzione del passato. I materiali per farlo ci sono, anche grazie a Franco Della Peruta.