Ho Chi Minh: “La via della rivoluzione”

ho chi minh bndi Giambattista Cadoppi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Il 2 settembre del 1969 muore Ho Chi Minh, leader della guerra di liberazione vietnamita contro l’imperialismo prima giapponese, poi francese, e infine americano.

“Ci sono morti pesanti come montagne altre leggere come una piuma” diceva Mao Zedong. Qualcuno commemora il criminale di guerra John McCain, noi il leggendario patriota e rivoluzionario  “zio Ho”.

Dopo il fallimento della rivoluzione in Europa ciò che ebbe più successo nel mondo come effetto della Rivoluzione d’Ottobre è l’appello del Comintern ai popoli coloniali per la liberazione nazionale. Lenin infatti chiama le masse dei paesi coloniali ad insorgere contro l’oppressione dei paesi imperialisti. L’appello di Lenin non è vano. I paesi in cui si diffuse il verbo rivoluzionario non furono quelli dell’Occidente del capitalismo avanzato ma la Cina, l’Indocina e in seguito Cuba.

Ho Chi Min (1960) spiega con grande trasporto gli effetti delle parole di Lenin contenute nelle “Tesi sulle questioni nazionali e coloniali”  al Secondo Congresso su di lui: «Che entusiasmo, emozione, fiducia e chiaroveggenza infuse in me! Ero pieno di allegria, fino alle lacrime. Anche se ero solo nella mia camera, declamavo come se mi trovassi davanti a una gran folla di popolo: “Cari martiri compatrioti! Questo è quello di cui abbiamo bisogno! Qui c’è il cammino per la nostra liberazione!», Ho Chi Min afferma inoltre  «Amavo e rispettavo Lenin perché era un grande patriota che aveva liberato i suoi connazionali. Fino ad allora, non avevo letto nessuno dei suoi libri». Egli rivela anche quale fu il suo percorso: «Al principio, il patriottismo e non il comunismo mi condussero ad aver fiducia in Lenin e nella Terza Internazionale. Passo dopo passo, attraverso la lotta, studiando il marxismo-leninismo partecipando alle attività pratiche, gradualmente giunsi alla conclusione che solo il socialismo e il comunismo potevano liberare le nazioni oppresse dalla schiavitù». Nel suo Testamento, scrive che  «Per tutta la vita anima e corpo ho servito la patria, ho servito la rivoluzione, ho servito il popolo» (Domenico Losurdo, “Come nacque e come morì Il «marxismo Occidentale”).

In uno dei suoi primi scritti “La Via della Rivoluzione” , come esempio di rivoluzione nazionale mette “quella dell’Italia che cacciò la grande potenza austriaca nel 1859”. L’Italia fu in effetti un esempio per i paesi emergenti che spesso ignoriamo anche nel nostro paese. Egli scrive nella Via della Rivoluzione:

«Perché la rivoluzione nazionale? Confidando nella propria potenza, uno stato forte invade uno stato debole, usando la forza per dominare il popolo di quello stato, con il potere politico e quello economico. Il popolo di quello stato perde ogni libertà e l’indipendenza; inoltre, tanto si riesce a produrre e tanto i conquistatori sequestrano. Essi derubano tutti i beni, annullano i diritti del popolo; inoltre, in caso di guerra, costringono il popolo conquistato ad arruolarsi e a morire per loro. Nella guerra europea del 1914-1918, i francesi ci costrinsero ad arruolarci, poi imposero nuove tasse ed aumentarono quelle esistenti. In caso di vittoria, loro ne avrebbero raccolto i vantaggi, in caso di sconfitta, noi avremmo contato i morti e le perdite materiali. Riassumendo, una potenza costringe un altro popolo alla schiavitù, come i francesi nei confronti del Viet Nam, finché quel popolo schiavo non potendo più sopportare, si risveglia, si riunisce, deciso a morire per la libertà piuttosto che vivere da schiavo e raduna tutte le forze per cacciare gli oppressori. Questa è la rivoluzione nazionale».

La Via della Rivoluzione è il primo documento politico del Partito Comunista Vietnamita e ha un grande valore teorico e pratico. Pubblicato nel 1927 e formò un’intera generazione di rivoluzionari.

NOTE

[1] Da poco editi con la prefazione  della Coordinatrice del Polo scientifico-culturale Italia Vietnam, Sandra Scagliotti e dell’ex deputato di Rifondazione Fausto Cò. Ho Chi Minh. “La via della rivoluzione. Cavriago: Anteo. 2018”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ho Chi Minh: “La via della rivoluzione

di Giambattista Cadoppi

 

Il 2 settembre del 1969 muore Ho Chi Minh, leader della guerra di liberazione vietnamita contro l’imperialismo prima giapponese, poi francese, e infine americano.

“Ci sono morti pesanti come montagne altre leggere come una piuma” diceva Mao Zedong. Qualcuno commemora il criminale di guerra John McCain, noi il leggendario patriota e rivoluzionario  “zio Ho”.

Dopo il fallimento della rivoluzione in Europa ciò che ebbe più successo nel mondo come effetto della Rivoluzione d’Ottobre è l’appello del Comintern ai popoli coloniali per la liberazione nazionale. Lenin infatti chiama le masse dei paesi coloniali ad insorgere contro l’oppressione dei paesi imperialisti. L’appello di Lenin non è vano. I paesi in cui si diffuse il verbo rivoluzionario non furono quelli dell’Occidente del capitalismo avanzato ma la Cina, l’Indocina e in seguito Cuba.

Ho Chi Min (1960) spiega con grande trasporto gli effetti delle parole di Lenin contenute nelle “Tesi sulle questioni nazionali e coloniali”  al Secondo Congresso su di lui: «Che entusiasmo, emozione, fiducia e chiaroveggenza infuse in me! Ero pieno di allegria, fino alle lacrime. Anche se ero solo nella mia camera, declamavo come se mi trovassi davanti a una gran folla di popolo: “Cari martiri compatrioti! Questo è quello di cui abbiamo bisogno! Qui c’è il cammino per la nostra liberazione!», Ho Chi Min afferma inoltre  «Amavo e rispettavo Lenin perché era un grande patriota che aveva liberato i suoi connazionali. Fino ad allora, non avevo letto nessuno dei suoi libri». Egli rivela anche quale fu il suo percorso: «Al principio, il patriottismo e non il comunismo mi condussero ad aver fiducia in Lenin e nella Terza Internazionale. Passo dopo passo, attraverso la lotta, studiando il marxismo-leninismo partecipando alle attività pratiche, gradualmente giunsi alla conclusione che solo il socialismo e il comunismo potevano liberare le nazioni oppresse dalla schiavitù». Nel suo Testamento, scrive che  «Per tutta la vita anima e corpo ho servito la patria, ho servito la rivoluzione, ho servito il popolo» (Domenico Losurdo, “Come nacque e come morì Il «marxismo Occidentale”).

In uno dei suoi primi scritti “La Via della Rivoluzione”[1], come esempio di rivoluzione nazionale mette “quella dell’Italia che cacciò la grande potenza austriaca nel 1859”. L’Italia fu in effetti un esempio per i paesi emergenti che spesso ignoriamo anche nel nostro paese. Egli scrive nella Via della Rivoluzione:

«Perché la rivoluzione nazionale? Confidando nella propria potenza, uno stato forte invade uno stato debole, usando la forza per dominare il popolo di quello stato, con il potere politico e quello economico. Il popolo di quello stato perde ogni libertà e l’indipendenza; inoltre, tanto si riesce a produrre e tanto i conquistatori sequestrano. Essi derubano tutti i beni, annullano i diritti del popolo; inoltre, in caso di guerra, costringono il popolo conquistato ad arruolarsi e a morire per loro. Nella guerra europea del 1914-1918, i francesi ci costrinsero ad arruolarci, poi imposero nuove tasse ed aumentarono quelle esistenti. In caso di vittoria, loro ne avrebbero raccolto i vantaggi, in caso di sconfitta, noi avremmo contato i morti e le perdite materiali. Riassumendo, una potenza costringe un altro popolo alla schiavitù, come i francesi nei confronti del Viet Nam, finché quel popolo schiavo non potendo più sopportare, si risveglia, si riunisce, deciso a morire per la libertà piuttosto che vivere da schiavo e raduna tutte le forze per cacciare gli oppressori. Questa è la rivoluzione nazionale».

La Via della Rivoluzione è il primo documento politico del Partito Comunista Vietnamita e ha un grande valore teorico e pratico. Pubblicato nel 1927 e formò un’intera generazione di rivoluzionari.

 

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[1]Da poco editi con la prefazione  della Coordinatrice del Polo scientifico-culturale Italia Vietnam, Sandra Scagliotti e dell’ex deputato di Rifondazione Fausto Cò. Ho Chi Minh. “La via della rivoluzione. Cavriago: Anteo. 2018”