Che senso ha “venerare” Vaclav Havel?

di Michael Parenti, scrittore marxista statunitense | Blackshirts and Reds, 1997

 

la traduzione francese in Solidarité Internationale

Traduzione dal francese a cura di Marx21.it


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Non esiste altra figura tra i restauratori del capitalismo all’Est che sia stata più adulata tra i politici, gli esperti mediatici e gli universitari americani di Vaclav Havel, drammaturgo divenuto primo presidente della Cecoslovacchia post-comunista e in seguito presidente della Repubblica Ceca.

 

Tutte le persone di sinistra che ammirano Havel sembrano non voler prendere in considerazione alcune cose che lo riguardano: il suo oscurantismo religioso reazionario, la sua repressione antidemocratica degli oppositori di sinistra e la sua profonda devozione a un sistema capitalista esasperato, che inasprisce le disuguaglianze economiche.

 

Allevato con governanti e autisti in seno a una famiglia ricchissima e ferocemente anticomunista, ha denunciato della democrazia “il culto dell’oggettività e della media statistica” e l’idea che sia possibile realizzare sforzi sociali razionali e collettivi per risolvere la crisi. Egli ha propugnato l’affermazione di un nuovo tipo di dirigenti politici che facessero meno affidamento sul “pensiero razionale, cognitivo”, che dimostrassero “umiltà di fronte all’ordine misterioso dell’Essere” e che “credessero nella propria soggettività come principale legame che li unisce alla soggettività del mondo”.

 

Havel ha fatto appello allo sforzo nazionale allo scopo di salvare la famiglia Cristiana nella nazione Cristiana ceca. Pur presentandosi come un uomo di pace e dichiarando che non avrebbe mai venduto armi a regimi oppressivi, egli ha venduto armi alle Filippine e al regime fascista della Thailandia. Nel giugno 1994, il generale Pinochet, che ha assassinato la democrazia cilena, è stato sorpreso mentre stava acquistando armi nel cuore della Repubblica Ceca, e Havel non ha negato l’accaduto.

 

Havel ha partecipato senza mostrare il minimo dubbio alla guerra del Golfo di George Bush (senior), un’impresa che ha ucciso più di 100.000 civili iracheni. Nel 1991, a fianco di molti altri leaders filo-capitalisti est europei, Havel ha votato insieme agli Stati Uniti la condanna delle violazioni dei diritti umani a Cuba. Ma non ha mai pronunciato una sola parola per condannare le violazioni dei diritti dell’uomo in Salvador, in Colombia, in Indonesia o in qualche altro stato cliente degli americani.

 

Nel 1992, in qualità di presidente della Cecoslovacchia, Havel, il grande democratico, ha condotto una “campagna internazionale sfrenata” per mantenere in vita due radio della guerra fredda, finanziate dagli Stati Uniti, Radio Free Europe e Radio Liberty, affinché potessero continuare a saturare le onde est europee con la loro propaganda anticomunista.

 

Sotto il governo Havel, è stata adottata una legge che criminalizza la diffusione dell’odio nazionale, religioso e DI CLASSE. Così, i critici dei grandi interessi finanziari sono stati messi fuori legge, assimilati in modo ingiustificabile al fanatismo religioso ed etnico. Il governo di Havel ha intimato ai sindacati di non farsi coinvolgere in alcun modo in politica. Alcuni sindacati militanti hanno visto i loro beni confiscati e consegnati a sindacati più affidabili.

 

Nel 1995, Havel ha annunciato che la “rivoluzione” contro il comunismo non si sarebbe compiuta fino a quando tutto non fosse privatizzato. Il governo di Havel ha liquidato i beni dell’Unione della gioventù socialista – che comprendevano campi di vacanze, sale per la ricreazione, strutture culturali e scientifiche – consegnandoli a cinque società private, a scapito di giovani che sono stati scaraventati nelle strade.

 

Attraverso i programmi di privatizzazione e di “restituzione dei beni”, imprese, commerci, edifici, alloggi e buona parte della terra pubblica in Repubblica Ceca sono stati ceduti a capitalisti cechi e stranieri. Nelle repubbliche Ceca e Slovacca, sono state restituite ai vecchi aristocratici o ai loro eredi tutte le terre che le loro famiglie possedevano prima del 1918, sotto l’Impero austro-ungarico, espropriando gli occupanti e gettandone un certo numero nella miseria. Havel stesso ha ripreso possesso a titolo personale dei beni pubblici che erano appartenuti alla sua famiglia quarant’anni prima. Si è presentato come un uomo dedito a fare il bene degli altri, ma in realtà è riuscito a non far male a sé stesso. Ecco perché non riusciamo a nutrire alcuna stima per Vaclav Havel.