1° Maggio 1928

a cura di Diego Angelo Bertozzi

1maggio1891In occasione del Primo Maggio, giornata dedicata dal 1890 alla manifestazione internazionale dei lavoratori, riportiamo un interessante documento risalente al 1928 [1] e contenente le osservazioni della polizia fascista sulla ostinata volontà dei comunisti italiani di dare rilievo politico alla giornata nonostante la pesante e puntigliosa repressione.

Ricordiamo che dal 1923 la Festa dei lavoratori è vietata e che qualsiasi tentativo di astensione dal lavoro o di manifestazione, in forma pubblica quanto privata, sono severamente puniti dal regime fascista. Un rapido accenno a questo proposito: il famigerato Tribunale per la Sicurezza dello Stato, istituito nel dicembre 1926, elargirà un totale di 299 anni e 22 giorni di reclusione ai 68 deputati accusati di aver celebrato la festa del lavoro [2].

Il documento anticipa di poco la volontà comunista – e in questa linea va a nosto avviso letto – di riprendere la lotta all’interno del Paese con una riorganizzazione del Centro partito affidata a Luigi Longo. Una “svolta” che, pur causando l’arresto di circa 1600 militanti, avrà una notevole importanza nella prospettiva della lotta antifascista: da quel momento, come ricorda lo storico Spriano [3], il PCI non sarà più un partito emarginato del fuoriuscitismo, ma affermerà sempre più la sua presenza organizzativa, iniziando a capovolgere i rapporti di forza all’interno del movimento operaio. Inoltre rappresenterà per molti giovani oppositori del fascismo l’unica vera forza presente e in grado di agire.

Emerge, altresì, in linea con la parola d’ordine della lotta al socialfascismo, la polemica contro i socialisti e la Confederazione Generale del Lavoro socialista sopravvissuta all’estero dopo l’autoscioglimento in odore di collaborazionismo promosso dalla dirigenza riformista agli inizi del 1927.


“Il Partito Comunista Italiano ha iniziato o sta per iniziare, attraverso «l’apparato del Partito in Italia», come essi dicono, l’invio delle istruzioni per il 1° Maggio. Secondo le istruzioni dell’ex On. Grieco, di Tasca e di Gnudi che è tornato da Mosca la settimana passata ed è ripartito ieri per Berlino, la giornata del 1° maggio deve avere una forte ripercussione, se non per le strade, nelle officine e nelle aziende agricole. Sono stati presi provvedimenti «per evitare errori passati» e sacrifici inutili. Tutte le istruzioni sono ispirate a questo criterio. Ma, come vedrete, una delle principali preoccupazioni dei comunisti è anche quella di far rilevare l’assoluta assenza dei loro concorrenti socialisti e di provare che tra le due Confederazioni del Lavoro, quella di Buozzi [socialista nda] e quella comunista, solo quest’ultima è in piena efficienza e assiste gli operai sia pure con i ridotti sistemi che la situazione italiana impone. Gli ordini inviati o che stanno per arrivare ai «capi cellula» o ai rappresentanti regionali che debbono occuparsi anche della campagna, sono diversi a seconda dei vari luoghi, specie dell’Italia settentrionale, ma nella loro sostanza tendono tutti ad ottenere identici risultati. Le norme generali, alle quali sono aggiunte, caso per caso, istruzioni particolari ma secondarie sono le seguenti:
 

1) Dove è possibile, doce esistono vertenze sindacali in corso, dove si minacciano diminuzioni di salario, il capo cellula tenterà di ottenere una totale o parziale astensione dal lavoro, unendo le rivendicazioni particolari alla glorificazione del 1° Maggio, festa del proletariato delle officine e dei campi.

2) Dove lo sciopero non è possibile, il capo cellula farà circolare, o esporrà sui muri, o abbandonerà per terra, copie di un manifesto contenente le istruzioni del Partito comunista, la rievocazione del 1° Maggio e l’incitamento alla resistenza.

3) In ogni caso, qualunque sia il mezzo col quale il capo cellula divulgerà le istruzioni, dovrà essere rilevato costantemente il tradimento dei Confederali, parte inseriti, parte in fuga e viventi alle spalle della II Internazionale e dei proletari ingenui che ancora la seguono.

4) Atti di sabotaggio nelle macchine e negli ordigni non sono consigliati per la facilità estrema con cui gli autori vengono scoperti. Possono essere fatti soltanto fuori del proprio reparto e unicamente in reparti dove il personale sia tutto fascista.

5) Si consigliano invece esposizioni di bandiere rosse e di cartelli con la scritta “VIVA IL 1° MAGGIO”, “VIVA LA RUSSIA DEGLI OPERAI E DEI CONTADINI”! soprattutto nelle vicinanze o meglio sugli edifici stessi delle officine affinchè sia sempre evidente il carattere proletario e comunista della manifestazione.

6) Nelle campagne valgono tutte le suddette istruzioni con le modifiche necessarie e locali, con l’aggiunta che bandiere rosse e cartelli debbono essere collocati possibilmente sulle case padronali e sugli uffici delle aziende. Mai in vicinanza delle cascine o strade mulattiere, ma sulle strade provinciali più frequentate, utilizzando a tale scopo alberi e pali telegrafici.

7) Il rappresentante regionale dovrà sempre evitare di ripetere l’errore di ammettere incendi di pagliai, capanne ecc. per il danno che ne viene al contadino il cui risentimento si riverserebbe a nostro danno. Solo nel caso che pagliai, capanne o stalle appartengano a un conosciuto fascista, ex squadrista, tali rappresaglie dovrebbero essere ammesse e anzi consigliate.

8) NELLE STRADE, oltre l’esposizione di bandiere e di cartelli sarà ottima cosa fare in modo che la giornata del 1° Maggio sia piena di incidenti. Ottenere a ogni costo sospensioni nei servizi tramviari. Un mezzo molto semplice è quello di collocare, durante la notte, una buona dose di cemento negli scambi, specie davanti ai depositi per impedire o ritardare l’uscita delle vetture.

9) Regola generale nelle officine, come nei campi, come negli uffici, non far mai agire persone troppo conosciute che si presume possano essere sorvegliati. È il caso di utilizzare gli elementi che, secondo le istruzioni antecedenti, debbano essere esentati da ogni lavoro e da ogni partecipazione alle riunioni.

NOTE

1. Il documento riportato è in Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Pubblica Sicurezza, 1928, busta 181. Lo abbiamo riportato senza modificare l’originale trascrizione.
2. Si veda il particolareggiato elenco, con tanto di motivazione delle condanne, in Dal Point A., Leonetti A., Maiello P., Zocchi L., Aula IV. Tutti i processi del Tribunale speciale fascista, Roma, 1962, a cura dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti.
3. Ci riferiamo ai giudizi contenuti in Spriano P. Storia del Partito comunista italiano. Gli anni della clandestinità, Einaudi, 1969.