Due agosto. Perché quella strage ? Perché di quelle dimensioni, proprio a Bologna e proprio nel 1980?

di Leonardo Masella

Affinchè la solidarietà per i parenti delle vittime di quella strage che fece 85 morti e 200 feriti, non si riduca alla solita rituale celebrazione, sarebbe importante concentrarsi sulla ricerca della verità su quella strage, che è ben lontana dall’essere trovata. Bisognerebbe promuovere convegni, scrivere articoli, libri, ma tutto ciò non si fa perché la verità è talmente amara, atroce e controcorrente (e metterebbe in discussione la collocazione e le alleanze internazionali dell’Italia) che si evita persino di ricercarla.

Le domande a cui dovremmo almeno tentare di dare una risposta, per cercare di capire la verità politica di quella strage (la verità “politica”, perchè è evidente che in un paese come il nostro finchè faremo parte dell’Alleanza Altantica la verità “giuridica” non ci sarà mai, come è avvenuto e avviene per tutte le stragi e i misteri), sono le seguenti: perché proprio Bologna ? E perché proprio nel 1980 ?

La versione ufficiale afferma che la strage alla stazione di Bologna fu una strage fascista, come recita la lapide nella sala di seconda classe. C’è chi a sinistra da sempre, non solo per la strage di Bologna ma anche per tutte le altre stragi, contrappone a questa definizione quella di “strage di Stato”. Andrò controcorrente anche a sinistra ma affermo chiaramente e nettamente che non mi convince nessuna delle due interpretazioni e men che meno la loro contrapposizione. Credo che siano entrambe sbagliate, perché entrambe, diciamo, insufficienti. Quella di Bologna, come tutte le stragi del nostro Paese, da Portella della Ginestra in avanti, fu, secondo la mia tesi, una strage internazionale, né solo fascista né solo di Stato. Faccio notare che nessuno parla mai di strage internazionale, come se l’Italia fosse sulla Luna e non nella Nato, non inserita pienamente in una alleanza e in una rigidissima catena di comando politico e militare che ha negli Usa e nei suoi apparati militari e servizi segreti la sua testa. Non sto ovviamente assolvendo né i servizi segreti italiani né i gruppi armati neo-fascisti e neo-nazisti. Furono certamente i servizi segreti italiani, in collaborazione con i gruppi terroristi neofascisti e neonazisti, a partecipare attivamente, diciamo da manovali, sia a tutte le stragi italiane che ai successivi depistaggi, e quindi la strage di Bologna, come le altre stragi, fu certamente sia una strage di Stato (a partecipazione statale) che una strage fascista (nel senso che gruppi estremisti fascisti furono assoldati). Tuttavia, tutte le stragi in un paese della Nato, che peraltro aveva perso l’ultima guerra e quindi era rigidamente sottomesso agli Usa, furono certamente pianificate e dirette oltreoceano, dai servizi segreti americani (la Cia) e dalla Nato, che in Italia ha centinaia di basi di controllo e di operazioni politico-militari (neppure segrete ma sottoposte alla sola giurisdizione nord-americana, dove cioè non è possibile nemmeno una semplice ispezione di nessun organo dello Stato italiano). 

I motivi principali di queste stragi ? Non c’è neanche da spiegare più di tanto. Fermare con tutti i mezzi l’avanzata del movimento operaio e la crescita delle sinistre di cambiamento, il Pci e il primo Psi, le lotte studentesche e operaie del ’68-’69, le stesse parti della Dc e del mondo cattolico che osavano manifestare una certa autonomia rispetto alla politica americana e alla conseguente divisione del mondo in due blocchi politico-militari contrapposti. Spaventare, terrorizzare, intimidire per bloccare ogni cambiamento del Paese in direzione diversa da quella voluta dai poteri forti e da Washington, per evitare di perdere il controllo sull’Italia nel lungo periodo di guerra fredda dopo la seconda guerra mondiale, per “stabilizzare” l’Italia (non per “destabilizzarla” come si usava dire) nel sistema economico capitalistico e imperialistico e nella alleanza politico-militare della Nato. Così è stata la strage di Piazza Fontana alla fine del biennio rosso ’68-‘69, così è stata la strage di Bologna del 1980. A Milano si colpiva il cuore delle lotte operai-studenti e la loro “pericolosa” unità. A Bologna si colpiva la città del Pci.

Su ciò probabilmente concordiamo in tanti, ma la domanda ancora più precisa e importante su cui invito a riflettere, a dare risposte non banali e su cui formulo una mia ipotesi è la seguente: perché proprio Bologna e proprio nel 1980, cioè alla fine dell’esperimento – già fallito, morto e sepolto con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro – del compromesso storico e con l’espulsione del Pci dall’area di governo ? Che bisogno c’era di colpire ancora il Pci che era appena stato violentemente messo fuori dal governo del Paese ? Questa è la domanda a cui bisognerebbe tentare di dare una risposta. Io penso – e so bene che è una tesi molto interna alla sinistra e al Pci, anche alla luce di ciò che è avvenuto in seguito – che a Bologna si intendeva colpire la città simbolo del Pci, per dare un chiaro segnale al suo gruppo dirigente, entrando nelle sue dinamiche interne che si andavano determinando, in quegli anni, dopo la sconfitta del compromesso storico e nel conseguente rischio che il Pci ripiegasse su una posizione di “chiusura” comunista (alla francese o peggio come i comunisti portoghesi). In sostanza con la strage di Bologna del 1980 si intendeva dire al Pci: o proseguite nel cambiamento di natura, di alleanze internazionali, di ragione sociale, o cioè vi arrendete del tutto e passate di campo, oppure vi colpiamo con tutti i mezzi. E vi dimostriamo tutta la nostra forza e il nostro cinismo. Vi colpiamo a Bologna e bombardiamo la sala di attesa di seconda classe piena di gente comune, di donne e bambini. La logica era quella del poliziotto buono e di quello cattivo. Il poliziotto buono che ti dà un bicchiere d’acqua e la sigaretta era il quotidiano Repubblica e tutto quel mondo politico contiguo al Pci, schierato contro l’asse Forlani-Craxi del preambolo anticomunista, che invitavano il Pci a proseguire sulla strada della legittimazione democratica e atlantica avviata con il compromesso storico, a rompere definitivamente con l’Urss e il movimento comunista, a superare il “fattore K” (K di Komunist) per poter accedere senza più ostacoli al governo, per “sbloccare il sistema politico” (così allora si diceva), per togliere dal frigorifero (anche così si diceva) quel 30% di voti e per far sì che il Pci contasse veramente (perchè “si conta solo dal governo e non dall’opposizione”), eccetera, eccetera. E c’era il poliziotto cattivo che diceva, dando il segnale in codice al gruppo dirigente del Pci: vedete cosa siamo capaci di farvi ? Vi colpiamo duro nel punto di vostra maggiore forza, a Bologna, con una strage che è la peggiore strage di tutta Europa del dopoguerra. Il segnale era chiaro, chiarissimo per chi doveva intendere.

La bomba alla stazione di Bologna fu una bomba della Nato, come quelle che caddero qualche anno più tardi su Belgrado per spingere alla resa la Serbia, per uno scherzo del destino con gli eredi capitolardi del Pci al governo che autorizzavano l’uso delle basi italiane da cui partivano i bombardieri. Cosa successe dopo quella strage è storia alla luce del sole. Il Pci solo un anno dopo quella strage si arrese, giungendo a dichiarare esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre, simbolo evidente di rottura non tanto con l’Urss e il socialismo reale, già allora in crisi profonda, quanto con il comunismo e il movimento comunista che aveva nella Rivoluzione d’Ottobre il suo codice genetico. Per il Pci quegli anni ’80, non senza contraddizioni ed aspri scontri interni (come lo scontro sulla Fiat, sulla scala mobile e sui missili americani a Comiso), furono gli ultimi dieci anni che prepararono la Bolognina (1) di Occhetto (perchè un metro di ghiaccio non si crea in una sola notte di gelo), aprendo la strada a ciò che poi divenne Pds, Ds, Pd, cioè alla completa omologazione liberista e imperialista della stragrande maggioranza della sinistra italiana, evidenziata oggi senza più nessun equivoco.

Questa è la mia spiegazione della strage del 2 agosto della stazione di Bologna. So che sarà criticata anche a sinistra, perché sa troppo di “complotto internazionale”. Eppure negli ultimi anni, e proprio in questi giorni abbiamo visto concretamente sulla nostra pelle quanto contino le vicende e i vincoli internazionali sui singoli paesi, soprattutto su paesi che fanno parte della Nato e della Ue. Tuttavia se anche non si fosse d’accordo con questa mia interpretazione, qualcosa di serio o almeno di sensato bisognerà prima o poi dire sulla strage del 2 agosto che non siano le solite stanche, liturgiche commemorazioni. Ci sono altre tesi a sinistra che danno una spiegazione diversa dalla mia sul perché una bomba ed una strage di quelle dimensioni proprio a Bologna (città simbolo del Pci) e proprio nel 1980, subito dopo la fine dell’esperimento del compromesso storico e l’esclusione del Pci dall’area di governo ? Ben vengano, ma almeno si discuta un po’, si esca da questo torpore della ragione in cui siamo ormai da decenni.

Note:

(1) “L’89 è anche l’anno del primo viaggio negli Usa di un segretario del Pci. Andai accompagnato da Napolitano. Una sera a cena, seduto a uno di quei tavoli rotondi da ricevimento, c’era William Colby, l’ex-direttore della Cia. Mi disse: “Ho lavorato tanto tempo in Italia per distruggere il suo partito e adesso siamo qui a mangiare insieme”.” (Dall’intervista ad Achille Occhetto sulla Bolognina, Il Riformista, 21.10.2009).

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