Sergej Esenin, Fëdor Poletaev, Michail Bulgakov, Aleksandra Kollontaj, da Rjazan a Mosca, nel solco della lotta antifascista

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di Davide Rossi

Sergej Esenin nasce il 3 ottobre 1895 a Konstantinovo, nella regione di Rjazan, in una casa di legno di contadini soggetti al potere dei proprietari terrieri che stanno a pochi passi dalla obščina, attenti questi ultimi ovviamente più alle terre assegnate mezzadrilmente rispetto a quelle comuni, in una villa che guarda il fiume Oka dalle colline dolcemente digradanti. La separazione tra i padroni e gli ex servi della gleba è netta, una striscia di terra priva d’alberi e di coltivazioni segna la distanza sociale prima ancora che geografica. Quando il vento del grande Ottobre raggiunge Rjazan, l’antichissima città che per ultima si è lasciata incorporare dai domini moscoviti, il giovane poeta induce le masse contadine decise a distruggere la casa padronale, simbolo dell’oppressione, a progettare piuttosto la trasformazione di quello spazio in un ospedale e in un orfanotrofio per i bambini rimasti senza genitori per colpa della guerra. 

È questa profonda umanità che contraddistingue Esenin, così come abbraccia tutta la sua creazione poetica, fino al prematuro epilogo leningradese il 28 dicembre 1925, una vita contrappuntata da amori profondi, sinceri e totalizzanti, capaci d’indurlo ad avere molte mogli e amanti, tra cui la nota danzatrice Isadora Duncan, così come una ragguardevole prole di cui mai si è occupato. 

Quando gli anglo – americani, dopo il secondo conflitto mondiale giungeranno in visita a Rjazan, proporranno alla madre del poeta di prendere la strada degli Stati Uniti, l’anziana donna, allora ancora vivente nell’isba ottocentesca di Konstantinovo, risponderà serena che “savietskij vlast”, il potere sovietico, in tutto e per tutto rispondeva alle sue necessità e mai avrebbe lasciato la sua terra e la sua amata Madrepatria. 

Ai primi di febbraio 2025 un importante convegno internazionale si è tenuto a Rjazan per celebrare l’80° della Vittoria contro il nazifascismo, tra i promotori Fëdor Poletaev, nipote ed omonimo del grande Eroe dell’Unione Sovietica e medaglia d’oro al valor militare in Italia, caduto a Cantalupo Ligure il 2 febbraio 1945 tra le file dei partigiani comunisti. L’incontro ha confermato che l’antifascismo in Russia è più vivo che mai, pienamente consapevole di una storia che ha visto morire 27 milioni di sovietici tra civili, partigiani, soldatesse e soldati dell’Armata Rossa, di cui tre milioni caduti nei campi di sterminio hitleriani, per la libertà dei popoli di quella nazione e di tutte e tutti noi del resto d’Europa. Vivissimo l’appello per il prossimo appuntamento a Mosca il 9 maggio 2025, per la grande parata sulla piazza Rossa, perché il День Победы, il Dien Pabiedi, il Giorno della Vittoria deve essere onorato nel modo più consono e degno possibile, tra l’altro con la certa presenza di molti capi di stato da tutto il mondo, a partire dal presidente cinese Xi Jinping, d’altronde con molte ragioni Ernest Hemingway ha affermato che: “ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita!”.

I giorni moscoviti sono stati l’occasione per tornare ancora una volta nei luoghi di Michail Bulgakov, questo kievita che si è sempre sentito assolutamente russo per lingua e cultura, dall’appartamento numero 50 in Bolšaja Sadovaja ulica 10 agli stagni del Patriarca, così come presso il cimitero del monastero di Novodevičij, in cui questo grande scrittore riposa da quasi un secolo, al pari di tanti colleghi letterati. Passeggiare in una mattina di freddo sole invernale tra attori e registi cinematografici, rivoluzionari e politici internazionalisti, è davvero emozionante, inducendo a posare più di un fiore su diverse tombe, vi è il cinese Wang Ming, membro del Comitato Esecutivo dell’Internazionale Comunista e anche segretario generale del Partito Comunista Cinese nel 1931, Aleksandra Kollontaj prima donna ministro nella storia dell’umanità, nominata la notte della Rivoluzione bolscevica, Anastas Mikojan, il solo dirigente sovietico capace di attraversare oltre mezzo secolo rivestendo responsabilità, la gloriosa ed eroica partigiana Zoja Kosmodemjanskaja, torturata e uccisa dai nazisti, la meravigliosa coppia formata dall’attrice Inna Čurikova e dal marito regista Gleb Panfilov, indimenticabile il loro “Chiedo parola” della metà degli anni ‘70, Georgij Danelija regista di “A zonzo per Mosca”, Vasilij Šukšin regista e attore di opere toccanti, fino al sublime poeta turco e comunista Nazim Hikmet che annovera “La conga con Fidel” tra le sue ultime opere.

Tornado verso il Cremlino le immagini per il centenario della Dinamo Mosca e i festeggiamenti per il capodanno cinese si uniscono tra le stelle rosse che svettano sulle torri a partire dalla Spasskaja, la quale immancabile segna lo scorrere del tempo con i suoi rintocchi musicalmente unici e indimenticabili. 

Ultimo doveroso omaggio nella piazza a lui dedicata lungo il Leningradskij praspiekt alla statua del combattivo segretario dei comunisti tedeschi Ernst Thälmann, a pochi mesi dall’80° delle sua morte per mano nazista nel campo di concentramento di Buchenwald.

Poi il vento della sera porta luci e stelle ed è tempo di correre in aeroporto, coltivando in cuore già la gioia per il prossimo ritorno nella capitale russa. 

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