Seconda guerra mondiale: il contributo cinese alla vittoria

di: Francesco Maringiò

Il presidente cinese interviene su un giornale russo per ricordare le pagine gloriose della resistenza sovietica e cinese nel corso della Seconda guerra mondiale. Non il racconto di una pagina di storia. Ma un monito per il presente ed il futuro

La grande parata di Mosca del 9 maggio, per l’80° anniversario della Vittoria nella Seconda guerra mondiale, ha riaperto un dibattito solo in apparenza storico e specialistico. Il tema centrale è il contributo dei vari popoli alla sconfitta del nazifascismo e, di conseguenza, la formazione del sistema internazionale post-bellico con le Nazioni Unite al suo cuore.

In un certo senso potremmo annoverare a questo dibattito anche un articolo che il presidente cinese ha pubblicato sul quotidiano russo Rossijskaja Gazeta in occasione della sua recente visita di Stato nella Federazione Russa. Un contributo, quest’ultimo, che con una combinazione di rigore storico e visione prospettica, offre spunti cruciali per comprendere l’odierno contesto internazionale. Soprattutto, ci mostra come la Cina vede le date della storia ed il tributo pagato nella sconfitta del nazismo.

La storiografia ufficiale in Occidente individua lo scoppio della Seconda guerra mondiale nell’invasione nazista della Polonia nel 1939. Tuttavia questa è una visione occidentocentrica che dimentica il fatto che nel mondo la guerra era in corso da diversi anni: già nel 1931 in Manciuria (Cina), nel 1935 in Etiopia (Africa) e poi soprattutto, in forma più massiccia nel 1937 con l’occupazione e le violenze dell’esercito imperiale giapponese in Cina. Al settembre 1939, dunque, la guerra era già in corso in Asia, Africa ed Europa, coinvolgendo potenze come Giappone, Italia e Germania.

Non stupisce pertanto che il presidente cinese nel su citato articolo ribadisca: «Dobbiamo mantenere una visione storica corretta della Seconda guerra mondiale. La Cina e l’Unione Sovietica sono state i principali teatri di quella guerra rispettivamente in Asia e in Europa. I due paesi sono stati il pilastro della resistenza contro il militarismo giapponese e il nazismo tedesco, contribuendo in modo determinante alla vittoria della guerra mondiale contro il fascismo». 

Xi Jinping quindi affronta un punto nevralgico dell’intera vicenda: il contributo decisivo alla sconfitta del nazismo fu dato dal fronte orientale. Dal 1941 al 1945, tra il 70% e il 75% delle divisioni della Wehrmacht fu impegnato contro l’Unione Sovietica, mentre sul fronte occidentale le truppe tedesche erano in numero nettamente inferiore. Accanto a questo la Cina impegnò per anni un numero consistente di truppe giapponesi, contribuendo così alla vittoria alleata. Sebbene molte iniziative, soprattutto in Unione Europea (come in Giappone) puntino a nascondere questa verità storica, quanto ribadito da Xi Jinping, trova grande conferma anche tra gli storici e, subito dopo la guerra, anche tra i politici e la classi dirigenti uscite fuori dal secondo conflitto mondiale. 

È in questa prospettiva storica che Xi Jinping inquadra l’amicizia tra la Cina e la Russia, due nazioni i cui popoli si sono fortemente sostenuti nel corso del conflitto mondiale, dandosi reciproco aiuto nei momenti più difficili e forgiando così “un’amicizia eterna”.

Proprio il grande tributo umano del popolo sovietico e del popolo cinese spingono questi paesi a ricordare correttamente la storia, perché non si ripeta o non venga oggi stravolta. Ancora una volta, il presidente cinese, interviene sul punto con grande equilibrio e fermezza: «Qualsiasi tentativo di distorcere la verità storica della Seconda guerra mondiale, negarne l’esito vittorioso o diffamare il contributo storico della Cina e dell’Unione Sovietica è destinato al fallimento. Nessuna delle nostre due nazioni tollererà alcun atto volto a invertire il corso della storia, né lo tollererà il popolo di tutto il mondo».

Il contributo per Rossijskaja Gazeta non è solo un esercizio di doverosa memoria, ma un monito per il presente. «Ancora una volta – scrive il presidente cinese – l’umanità si trova di fronte a un bivio: unità o divisione, dialogo o scontro, cooperazione vantaggiosa per tutti o giochi a somma zero». 

In questo scenario, Xi Jinping rilancia una visione alternativa della governance globale, fondata su equità, multipolarismo e cooperazione. Denuncia l’aumento degli “squilibri globali in termini di pace, sviluppo, sicurezza e governance” e propone come risposta tre iniziative cinesi – per lo sviluppo, la sicurezza e la civilizzazione globale – che dovrebbero orientare il mondo verso una maggiore giustizia. Il riferimento alla Russia non è solo storico ma strategico: «le due nazioni sono forze costruttive per il mantenimento della stabilità strategica globale». Contro ogni tentativo di divisione, Xi ribadisce che le “relazioni non sono né dirette contro terzi né influenzate dall’esterno”. L’obiettivo dichiarato è accelerare insieme “la transizione verso un mondo multipolare” e rafforzare una “comunità con un futuro condiviso per l’umanità”.

Non un semplice discorso sulla storia passata, quindi, ma un monito ed un manifesto per il mondo di oggi e di domani.

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