Ottobre ‘17: ieri e domani

samiramin ottobre17 copertinadi Samir Amin

Introduzione

Le grandi rivoluzioni fanno la storia; le resistenze conservatrici e le controrivoluzioni non fanno che ritardarne il corso. La rivoluzione francese ha inventato la politica e la democrazia moderna, la rivoluzione russa ha aperto la via alla transizione socialista, la rivoluzione cinese ha associato l’emancipazione dei popoli oppressi dall’impe­riali­smo al loro impegno sulla via del socialismo.

Queste rivoluzioni sono grandi proprio perché sono portatrici di progetti forti in anticipo sulle esigenze immediate dei loro tempi. Ed è per questo che nel loro sviluppo si scontrano con le resistenze del presente, che sono all’origine degli arretramenti, dei “termidori” e delle restaurazioni. Le ambizioni delle grandi rivoluzioni, espresse nella formula della Rivoluzione francese (liberté, égalité, fraternité), della Rivoluzione d’Ottobre (Proletari di tutti i paesi, unitevi), del maoismo (Proletari di tutti i paesi e popoli oppressi, unitevi!) non trovano la loro traduzione nella realtà immediata. Ma restano i fari che illuminano le lotte ancora incompiute dei popoli per la loro realizzazione. Non è possibile perciò comprendere il mondo attuale facendo astrazione dalle grandi rivoluzioni.

Commemorare queste rivoluzioni significa perciò misurare le loro ambizioni (l’utopia di oggi sarà la realtà di domani) e comprendere al contempo le ragioni dei loro arretramenti provvisori. Gli spiriti conservatori e reazionari rifiutano di far ciò. Vogliono far credere che le grandi rivoluzioni non siano state altro che degli sfortunati incidenti, che i popoli che le hanno fatte, presi dal loro ingannevole entusiasmo, si siano lanciati in strade senza uscita, contro il normale corso della storia. Questi popoli devono essere puniti per gli errori criminali del loro passato. Gli spiriti conservatori non immaginano né possibile né desiderabile l’emancipazione dell’umanità, l’abolizione delle ineguaglianze. La diseguaglianza degli individui e dei popoli, lo sfruttamento del lavoro e l’alienazione sono per essi condizioni eterne.

Già in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese avevamo visto il clero mediatico al servizio dei poteri reazionari dispiegare tutti i propri mezzi per denigrare la Rivoluzione francese. La campagna finanziata dalle istituzioni accademiche (esse stesse ispirate dai servizi della Cia degli Stati Uniti), nella quale si è messo in luce, tra gli altri, Furet, ha mostrato gli obiettivi reali della strategia controrivoluzionaria. Lo stesso clero mediatico quest’anno si è attivato con tutti i mezzi per denigrare la Rivoluzione d’Ottobre. Gli eredi del comunismo della Terza Internazionale sono invitati a pentirsi per l’errore delle loro convinzioni rivoluzionarie d’altri tempi. Molti in Europa lo faranno.

Le grandi rivoluzioni costituiscono l’eccezione nella storia, non la regola generale; e la predisposizione dei popoli alla radicalizzazione del loro immaginario, che inventa il futuro, esige a sua volta l’esame della loro storia specifica nel lungo periodo. Mathiez, Soboul, Michelet, Hobsbawn e altri l’hanno fatto per la Rivoluzione francese, Mao per quella cinese. Il mio libro sulla Russia nella lunga durata [Amin 2015] ne propone una lettura analoga per il 1917. La misura della portata universale delle grandi rivoluzioni non esclude l’esame delle condizioni storiche specifiche proprie dei popoli interessati, ma, al contrario, ne associa le analisi.

Il primo capitolo del presente volume pone l’accento sulle conseguenze drammatiche dell’isolamento dell’Ottobre.

Il successivo (“Rivoluzioni e contro rivoluzioni dal 1917 al 2017”) propone una lettura della conformazione delle società del centro imperialista contemporaneo che possa spiegare l’adesione dei popoli all’ideologia dell’ordine conservatore, principale ostacolo allo sviluppo dell’immaginario rivoluzionario creativo.

Il terzo capitolo invita a distinguere tra la lettura del Capitale di Marx e quella delle realtà storiche costituite dalle nazioni del capitalismo moderno. La prima di queste letture fornisce la chiave che permette di situare nel lungo periodo le diverse formazioni del mondo contemporaneo e di misurare così le loro ineguali capacità di avanzare sulla lunga via del socialismo.

Il quarto capitolo prolunga l’analisi di Mao sulle prospettive delle regioni periferiche del sistema mondiale. Suggerisce a questo riguardo una strategia a tappe che associ la liberazione nazionale ad avanzate possibili nel quadro di progetti nazionali sovrani e popolari.

Propongo di commemorare in questo modo l’Ottobre 1917, situando l’evento in un quadro attuale, che è solo in apparenza quello del trionfo della controrivoluzione “liberista”, poiché questo sistema è già largamente avviato sulla strada della decomposizione caotica, che apre la via alla possibile cristallizzazione di una nuova situazione rivoluzionaria.

Samir Amin
gennaio 2017