Marx 2.0. Costruire una alternativa o scomparire

di Daniele Cardetta, Coordinatore FGCI Torino

Pubblichiamo come contributo al confronto

bandiera rossa-w300E’ ora di tirare le somme: il capitalismo ha fallito nel costruire una società più giusta e ha dimostrato di essere incapace di allargare il benessere a tutte le fasce della società. Non solo la ricchezza negli ultimi vent’anni si è concentrata sempre di più nelle mani di pochi, e povertà e disagio sono tornati nel lessico comune dell’Occidente. Tutto questo accade e accadrà fin quando non esisterà la volontà di costruire una “alternativa”.

Alla fine la storia non è finita con la caduta dell’Unione Sovietica, alla fine il capitalismo non è riuscito a mantenere la promessa di costruire un mondo giusto e dignitoso per tutti. Tutto questo è sotto gli occhi di tutti, basta prendere in mano un libro di storia contemporanea per leggere che negli ultimi vent’anni le guerre non sono diminuite, semmai sono aumentati i profitti di pochi ricchi e sono diminuiti i diritti dei lavoratori in modo verticale.

Il tessuto sociale nei paesi occidentali è stato disarticolato nel giro di meno di cinque anni non appena la povertà, la disoccupazione e l’incertezza sono tornate ad affollare come spettri le nostre strade. Tutte le sicurezze si sono essiccate come neve al sole, ed è morta anche la speranza di milioni di giovani di vedere aumentare le proprie speranze di vivere una vita migliore. Soprattutto tutto questo avviene dopo che la cosiddetta “sinistra” ha ucciso il suo passato in modo acritico, superficiale e probabilmente anche colpevole, accettando de facto di giocare con le regole dell’ “avversario” in una scacchiera che non è la propria. Beninteso non c’è assolutamente niente di male nel ritenere giusto impegnarsi politicamente per rendere il capitalismo un pò più umano, ma noi non la pensiamo in questo modo, riteniamo che una sinistra che voglia rendere più umano il sistema economico vigente non serva più a nulla nel XXI secolo in quanto il capitalismo ci ha dimostrato ormai in modo incontrovertibile di produrre in modo sistemico crisi di questo tipo. Anzi, se vi fate due chiacchiere con i pensatori campioni del “liberismo”, gli entusiasti del libero mercato che hanno come modelli Tacher e Reagan, (la cui ideologia culturale è oggi al potere), vi renderete conto che per loro è proprio così che deve andare. Vi accorgerete che per loro è assolutamente giusto che lo Stato non assista i suoi cittadini, vi accorgerete che per loro è assolutamente positivo che lo Stato scompaia per lasciare spazio al regno del privato, che poi è proprio quello che sta succedendo con la crisi dell’Ue, con gli Stati che ormai hanno perso ogni sovranità monetaria e vanno perdendo gradualmente anche quella in altri ambiti. Una sinistra che accetta di gareggiare all’interno di questa cornice assomiglia alla “sinistra” alla Blair, ovvero a una sinistra che abiura, de facto, anche solo dal tentativo di elaborare una alternativa al sistema vigente. E poi è ora anche di sfatare un altro luogo comune, ovvero che sostenere di costruire una “Alternativa” al capitalismo sia solamente un esercizio retorico per ragazzi utopisti. La fine della storia è ancora lontana, e la storia dell’uomo ci dimostra che nulla è immortale, di conseguenza rinunciare a priori a propugnare la necessità di un cambiamento politico e culturale rappresenta secondo noi un arretramento delle posizioni di forza raggiunte dai lavoratori e dalle classi più deboli nel corso di decenni di lotte politiche e non. Senza una visione di insieme, un pensiero a volo d’uccello sull’agire umano, senza la volontà di costruire realmente una società giusta che rispetti i diritti di tutti, sarà impossibile riuscire a costruire un futuro diverso per la nostra società. Senza un contrappeso anzi, il capitalismo finirà probabilmente per estremizzarsi sempre di più fino a portare a un inevitabile punto di rottura. Per questo occorre tornare a Marx, ma non tanto per riprendere in modo dogmatico i suoi insegnamenti, ma per fare tesoro dei suoi schemi interpretativi, per smascherare anche oggi, in pieno XXI secolo, i meccanismi dello sfruttamento che ancora, proprio come due secoli fa, avvincono gli uomini in catene invisibili, oggi più tecnologiche e apparentemente invisibili, ma pur sempre presenti. Perchè accettare che ci venga detto che voler costruire una società che guardi agli interessi di tutti e tuteli i diritti di tutti sia anacronistico? Perchè non rivendicare anche per il “comunismo” il diritto di potersi migliorare con coraggio esattamente come fece il capitalismo negli anni Cinquanta mutuando il sistema del “welfare” dal campo socialista per riuscire a sopravvivere? Guardando le scelte compiute dalla “sinistra” al tramonto del “socialismo reale”, Sun Tzu, probabilmente, si starà ribaltando nella tomba.