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nell’anniversario della nascita di Ludovico Geymonat proponiamo questo scritto che ne descrive la grande figura
Uno dei più grandi filosofi italiani del Novecento
Portò in Italia il pensiero scientifico europeo seppe dare al movimento comunista valore e rigore
Ludovico Geymonat, filosofo marxista, militante e dirigente comunista, è stato uno dei più grandi pensatori del Novecento. Accreditò un nuovo corso del pensiero filosofico e scientifico italiano guardando all’ Europa che si era liberata dal pensiero idealista, attualista e storicista ancora dominante nel nostro paese attraverso l’opera di Benedetto Croce e Giovanni Gentile. A Geymonat venne assegnata la prima cattedra di filosofia della scienza, evento epocale, perché nel nostro paese erano stati pochissimi gli studiosi che si stavano misurando con questa disciplina. Una disciplina giovanissima, il cui effettivo inizio viene fatto risalire a poco più di un secolo fa – grazie alle nuove idee che si affermarono a partire dalla Vienna socialista e dalla Germania pre-nazista di Weimar e degli spartachisti – e che scaturirono dalla rivoluzione scientifica culminata con la teoria della relatività di Einstein (1915).
ANTI-CROCIANO. Geymonat fu anche partigiano e pagò duramente nell’Università lo scotto di essersi sottratto prima al giuramento di fedeltà al fascismo e di averlo poi combattuto con le armi in pugno. Rappresentò una visione del marxismo e del materialismo dialettico diversa da quella di derivazione storicista e di stampo hegeliano che in Europa ebbe sostenitori e pensatori di straordinario rilievo come Ernst Bloch e Gyorgy Lukacs. Recuperò in chiave scientifica il pensiero di Lenin nelle componenti più feconde con grande attenzione al materialismo di Engels e di Mao Zedong e in una chiave legata alle nuove riflessioni sulla scienza e sull’epistemologia (la disciplina che riflette e ordina i saperi e le credenze dell’uomo).
DIFESE CROCE DAI FASCISTI. Geymonat nasce a Torino l’11 maggio 1908 (113 anni fa), da Giovanni, valdese, e da Teresa Scarfiott, cattolica. Doppia laurea in due anni: nel 1930 in filosofia, con una tesi sul problema della conoscenza nel positivismo. La seconda laurea in matematica, nel 1932, con una tesi in analisi matematica. “La coerenza, l’intransigenza morale (chiara l’ascendenza gobettiana e kantiana, ma forse anche di una morale calvinista- valdese ereditata dalle valli da cui proveniva suo padre) lo accompagnano per i decenni della sua vita e segnano la sua opposizione al fascismo, da un pestaggio subito al primo atto politico effettivo, nel 1929, quando con altri studenti (Treves, De Bernardi, Segre, Mila, Bertini, Antonicelli, Muggia e un insegnante liceale, Umberto Cosmo) firma una lettera di solidarietà a Benedetto Croce, attaccato personalmente da Mussolini per aver criticato il Concordato fra Stato e Chiesa. La difesa della libertà d’opinione e del principio di laicità dello Stato non significa, in Geymonat, già in questa data, alcuna affinità alle posizioni crociane”. (S.Dalmasso, “La civiltà come milizia: l’impegno politico di Geymonat”) .
A VIENNA. Nell’autunno del 1934, con due lettere di presentazione dei suoi maestri, Annibale Pastore e Guido Fubini, si recò a studiare in Austria presso il Circolo di Vienna, sotto la guida di Moritz Schlick. E’ la grande svolta per la sua formazione e il suo pensiero. Chi è Moritz Schlick e cosa è il Circolo di Vienna? È la più grande novità filosofica e scientifica di quegli anni, l’embrione di un approccio teorico che rivoluzionerà il pensiero del Novecento e che, nel suo sviluppo, è fecondissimo tutt’ora sia sul versante della cosiddetta filosofia analitica che in generale riguardo l’approdo della pluralità di teorie che danno conto della pluralità di scienze della nostra contemporaneità.
UN GRANDE FILOSOFO DELLA SCIENZA. Per capire il valore e l’importanza internazionale che ha avuto Lodovico Geymonat nella filosofia della scienza e nel pensiero scientifico bisogna riferirsi brevemente all’empirismo logico e ai due circoli nati nei primi anni venti del secolo scorso, il Circolo di Vienna e il Circolo di Berlino. Moritz Schlick, una delle voci più autorevoli e più importanti dell’empirismo logico, tra i fondatori del Circolo di Vienna fu un riferimento costante di Geymonat. Il circolo non discute solo di scienza, ma anche di politica, visto il largo orientamento socialista dei propri membri. Gli incontri sono il giovedì sera con verbali delle riunioni stesse. Schlick e Carnap guidano questa elite di intellettuali e scienziati, ispirati dal “Der logische Aufbau der Welt” (La costruzione logica del mondo) di Carnap. Già la definizione del titolo, la costruzione logica del mondo, fa capire il compito che si assumono i viennesi: seminare l’idea che siano gli strumenti logici a consentirci di comprendere la struttura e le caratteristiche del mondo. Anche se poi Geymonat preferirà di gran lunga il magistero di Schlick a quello di Carnap perché il primo è più vicino ad un’idea realista del mondo, capace di interagire con altre discipline, rispetto al fisicalismo di Carnap (ridurre il mondo al sapere verificabile, secondo i criteri adottati dalle scienze cosiddette dure come la fisica e la chimica, idea che quindi lascia troppo pensiero e pratiche umane fuori da queste teorie).
IL MAGISTERO DI SCHLICK. Schlick sarà centrale nel pensiero di Geymonat. Come sarà forte la polemica con Karl Popper, il filosofo della scienza austriaco, poi naturalizzato britannico, difensore dei regimi liberali e democratici (che pure rispettava il pensatore italiano al quale dedicò interventi in vari convegni). In opposizione a Popper (che parla di falsificazionismo, ogni teoria scientifica deve essere sottoposta a una prova di falsificazione fino a smentirla per intero o in parte, in attesa della quale è da considerarsi valida) introdusse in Italia le tesi dell’americano Thomas Kuhn. Kuhn sosteneva che le teorie scientifiche formano un paradigma rappresentato dal lavoro dei tecnici, degli scienziati, dei ricercatori e che procede senza scossoni fino ad una rivoluzione scientifica. Le rivoluzioni scientifiche hanno caratteristiche comuni: sono prima precedute dal sorgere di nuove idee e contemporaneamente dalla difesa da parte degli scenziati dello statu quo, successivamente la presa d’atto delle novità che consente ad un nuovo paradigma di sorgere. E’ un andamento simile al superamento che avviene nel materialismo dialettico quando un’evoluzione quantitativa accumula eventi e all’improvviso produce uno scarto qualitativo. La visione di Kuhn permette di affrontare la scienza nell’ambito della totalità degli eventi sociali che accompagnano un paradigma scientifico lungo un certo periodo di tempo, ma consente anche di identificare un fluire storico: totalità sincronica e fluire storico sono per l’appunto i caposaldi del pensiero di Geymonat.
L’ANTECEDENTE: MACH E LENIN. Ma torniamo all’empirismo logico. Le idee del Circolo di Vienna sono in larga misura supportate dalle idee dell’austriaco Ernst Mach (1838-1916), fisico, scienziato e filosofo, precursore dell’empirismo logico. Nel 1928 viene non a caso fondata a Vienna l’associazione Ernst Mach, voluta da Schlick che viene nominato presidente di questa associazione: riunisce gli studiosi interessati ai temi relativi ai criteri di verità sulle credenze umane e la differenza di queste ultime con la scienza. Gli allievi di Mach sono quei filosofi della scienza che cominciano a studiare i modi formali di spiegazioni scientifiche ai quali anni prima si era rivolto Lenin in “Materialismo e Empirocriticismo” (1908), non a caso ritenuto da Geymonat il grande testo filosofico del leader comunista, attraverso il quale si impone una concezione avanzata del materialismo dialettico. E’ un saggio centrale nel dibattito nel movimento comunista e socialista, visto che le tesi di Aleksandr Bogdanov, sostenitore delle teorie di Mach e dell’integrazione fra materialismo dialettico e le filosofie del teorico e fisico austriaco, furono contestate da Lenin, nonostante un’amicizia profonda e tanti anni vissuti insieme al connazionale (protagonista della famosa partita a scacchi che immortala i due dirigenti comunisti a Capri), anche per i riflessi polemici che la questione stava avendo nel confronto dell’epoca tra menscevichi (Plechanov) e bolscevichi.
CIRCOLO DI VIENNA FUORI LEGGE. Ma torniamo agli anni degli studi viennesi di Geymonat. Nel 1934 il Circolo di Vienna viene dichiarato fuori legge dal governo Dollfuss. Principlamente per tre ragioni: la prima è che fosse un collettivo che riuniva molti scienziati ebrei. L’altra ragione era legata ai contenuti che l’empirismo logico proponeva: la volontà di distinguere la scienza dalla pseudoscienza. Cosa distingue un ambito che è propriamente scientifico da un ambito che non lo è? Cosa distingue l’astrologia dall’astronomia, cosa distingue la medicina ufficiale dalla omeopatia? Il nazismo, nelle sue componenti culturali, con tutte le virgolette del caso, cercava di supportare la bontà delle proprie supposizioni attraverso presunte teorie scientifiche sulla razza. Queste teorie sulla razza venivano fatte passare come argomenti scientifici a favore della posizione nazista. Avere una posizione critica nell’ambiente culturale di quegli anni che facesse vedere come le teorie sulla razza non fossero teorie scientifiche ovviamente minava parte del presunto supporto teorico del nazismo stesso. I componenti del circolo di Vienna erano perciò pericolosi perché davano strumenti che potevano far capire che la presunta scientificità delle teorie naziste sulla razza tutto era tranne che scientifica. Terza questione: molti componenti del Circolo di Vienna avevano idee fortemente socialiste e comuniste. Insomma quel Circolo era da sciogliere.
L’OMICIDIO SCHLICK. Subito dopo la messa al bando del Circolo di Vienna, nel 1935 Geymonat tracciò un profilo del neopositivismo logico, in uno scritto, “Nuovi indirizzi della filosofia austriaca”, che lo stesso Schlick definirà “la migliore esposizione fino allora compiuta della filosofia neoempirista da un punto di vista neutrale”. Nel 1936 l’evento che ha un grande impatto emotivo su quell’ambiente culturale: il 22 giugno Schlick viene assassinato sulle scale dell’Università di Vienna da un suo ex studente, le motivazioni probabilmente non erano solo squisitamente politiche, ma l’assassino era anche un simpatizzante nazista (arrestato e presto liberato).
ANNI FECONDI. Nonostante il tragico epilogo il periodo della sua formazione viennese fu decisiva per Geymonat. Da un canto avviava l’approfondimento dei temi a lui più cari della logica: la casualità, la probabilità, il continuo, la funzione della intuizione; dall’altro proseguiva la sua battaglia volta allo svecchiamento della cultura filosofica e scientifica nazionale, dominata per una parte dall’idealismo, per altra dalla retorica e da un equivoco rapporto tra la filosofia e la scienza (Girolamo De Liguori “Dizionario Biografico degli Italiani”).
L’INCONTRO CON IL PCI. “Tra il 1940 e il 1941 l’incontro con il Partito comunista, attraverso la figura Luigi Capriolo, operaio, per 12 anni carcerato o confinato, quindi partigiano (sarà impiccato a Villafranca Piemonte il 31 agosto 1944). Così questo primo confronto sarà ricordato: «La ricchezza del suo animo, il suo amore per la cultura e per la libertà erano così evidenti da imporsi subito a ciascuno di noi. Tutti gli schemi del comunista dogmatico che ci erano stati dipinti dai partiti borghesi (anche da quelli antifascisti) crollavano davanti alla realtà di una figura come la sua. Lo tempestammo di domande, di obiezioni, di problemi filosofici e politici: le sue risposte erano così chiare da indurci a rivedere tutte le nostre posizioni su questi argomenti. Il suo comunismo si inseriva in modo perfetto nell’esigenza prevalentemente morale che fino allora aveva sorretto la lotta contro il fascismo […]. I chiarimenti di Capriolo da un lato, e dall’altro la prova compiuta dall’Unione Sovietica eliminarono le ultime titubanze».” (Sergio Dalmasso, op.cit.) Impedito dunque nella carriera universitaria, dal 1940 insegnò matematica nell’istituto privato Giacomo Leopardi di Torino, suo collega e professore di italiano era Cesare Pavese. Iscritto dal 1940 al partito comunista, partecipò nel 1943 alla lotta di liberazione in Piemonte come commissario politico della 150ª brigata “C. Pisacane”. Nel dopoguerra fu, per il Partito comunista italiano (PCI), assessore al Comune di Torino dal 1946 al 1949 e per qualche anno fu capo redattore dell’Unità” (Girolamo De Liguori “dizionario biografico degli italiani”).
I MERITI ACCADEMICI. Nonostante le difficoltà e le diffidenze dell’ambiente accademico, i suoi meriti prevalsero in modo travolgente. Vinse il primo concorso di filosofia teoretica e insegnò presso l’Università di Cagliari e dal 1956 al 1978 insegnò presso la prima cattedra italiana di filosofia della Scienza. Insieme ai suoi allievi scrisse una monumentale “Storia del pensiero filosofico e scientifico”, incardinata sul dialogo della filosofia con le scienze. Innumerevoli gli incarichi: fu direttore nel 1960 del primo gruppo di logica matematica del Consiglio nazionale delle ricerche. Fu membro dell’Accademia delle scienze di Torino, dell’Istituto lombardo di scienze e lettere, fu nominato socio dell’Académie internationale d’histoire des sciences, nel 1974 ricevette il riconoscimento della médaille Koyré. Fu membro della giunta scientifica della Domus Galilaeana di Pisa. Nel 1985 l’Accademia nazionale dei Lincei gli attribuì il premio Antonio Feltrinelli. Intensa la sua attività pubblicistica e divulgativa, dal 1933 al 1955: collaboratore della Rivista di filosofia, fondata da Martinetti, scriveva assiduamente su Contemporaneo, Rinascita, Corriere della sera, il Sole 24 ore, L’Unità, Paese sera, Società e Archimede.
ASSOCIAZIONE MARXISTA E INTERSTAMPA. Nel 1987 partecipò all’Associazione culturale marxista e successivamente alla rivista Interstampa, con Armando Cossutta fu coinvolto nella nascita del Partito della rifondazione comunista, dal quale con affetto e ironia si allontanò per insufficienza teorica e ridotta capacità d’analisi di quel gruppo dirigente. Morì il 29 novembre 1991 per una complicazione polmonare in seguito ad un ricovero presso l’ospedale di Rho (Milano) a causa di una banale frattura ad un braccio. Fu un pensatore geniale, ma il suo straordinario valore fu accompagnato da un’idea del lavoro collettivo in grado di coinvolgere tutti coloro che partecipavano con lui ad un progetto. Questo ha fatto di Ludovico Geymonat un grande comunista nel pensiero e nella vita.