Collettivismo, proprietà e fraternità (I Parte)

marx engels berlinun interessante contributo di Luigi Ferrari

1. Dichiarazioni di intenti

Ricevo un cortese invito dal gruppo di studiosi, formato da Daniele Burgio, Massimo Leoni, Roberto Sidoli e altri, ad occuparmi, dal mio punto di vista, della loro teoria dell’”effetto sdoppiamento”, da loro elaborata in una successione di scritti.

Ho già avuto modo di esprimere verbalmente la mia consonanza con molte di quelle tesi, non mi è dunque difficile accettare l’incitamento a portare un mio contributo.

L’effetto sdoppiamento, in somma sintesi, riguarda la biforcazione che si è verificata già in epoche molto antiche tra popolazioni che hanno diviso, al loro interno, i surplus della produzione (essenzialmente agro-pastorale) sulla base di rapporti di produzione collettivistici, cioè egualitari e solidali e popolazioni che hanno percorso la via classista, fondata sul privilegio e sulla disuguaglianza.


Nella mia riflessione, soprattutto sulla nascita dell’individualismo borghese (Ferrari 2016), ho ripetutamente mostrato il parallelismo tra i quadri mentali individualistici e lo sviluppo del modo di produzione borghese. In quel contesto, ho contrapposto la struttura del modo di produzione agrario tradizionale signorile-feudale al capitalismo, segnalando la sopravvivenza di forme economiche e rapporti di produzione collettivistici precapitalistici anche ben addentro l’era dell’egemonia borghese (e perfino oggi). Il mio intento di allora era dimostrare che “la mente” attuale, pur nell’era dell’egemonia individualistica, non può essere capita senza coglierne la natura incoerente e composita di individualismo/collettivismo, in stretta correlazione al conflitto tra classismo e collettivismo, che ha percorso tutta la nostra storia. La mia tesi è che il nostro passato occidentale per secoli ha mantenuto ampie strutture produttive, modi di appropriarsi dei surplus e un universo normativo (giuridico, etico e teologico) collettivisti/comunistici, pur in una società medioevale gerarchica a dominanza classista. Credo di condividere questo modello di spiegazione dialettico con Burgio, Leoni e Sidoli, almeno là dove Sidoli afferma:

“… l’effetto sdoppiamento e la tendenza socioproduttiva e politico-sociale “rossa”, collettivistica […] non cessarono di esercitare la loro influenza sul processo storico su scala planetaria […] sebbene in Eurasia dopo il 2000 a.C. l’egemonia politica ed economica sia stata detenuta quasi sempre dalla “linea nera”, ossia dall’esito classista, patriarcale e militarista […] in questi ultimi sei millenni la tendenza socioproduttiva collettivistica è riapparsa carsicamente[mia sottolineatura] nel processo socioproduttivo del genere umano …” (Galli et al. 2019, pp. 33-34).

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