di Marco Pondrelli
Nel 1991 François Furet pubblicò Il passato di un’illusione, libro nel quale sosteneva che la Rivoluzione russa era finita nel nulla. Ha ragione Luciano Canfora quando rispondendo ad Antonio Di Siena, sostiene che questa è un’idea assurda ‘perché nessun fatto storico approda al nulla’. Purtroppo negli ultimi 30 anni l’unica tesi ammessa al dibattito è quella di Furet, la Rivoluzione russa è stata una deviazione della storia ma per fortuna il crollo dell’URSS ha ricordato all’umanità che tentare di cambiare le cose è un’utopia, che ha avuto effetti tragici che ha prodotto centinaia di milioni di morti.
È una tesi che è divenuta senso comune anche per una larga parte della sinistra, che decanta le virtù della liberaldemocrazia (senza chiarire cosa sia) e che si è convinta che questo sistema sia eterno. In Italia è stata proprio questa ideologia che ha giustificato i disastri degli ultimi 30 anni, con in salari che sono calati, i diritti cancellati e la storia che è stata scritta ad uso e consumo dei presunti vincitori.
Purtroppo per i fautori della fine della storia le cose non stanno così. Nessuno nega che l’Unione Sovietica sia crollata anche in virtù degli errori che sono stati commessi, è però innegabile che quello che successe nel 1917 cambiò il mondo. Innanzitutto cambiò la Russia che è passata dall’essere uno Stato povero e agricolo ad essere una grande potenza industriale. Non solo, la vittoria in quella che ancora oggi è ricordata come la Grande Guerra Patriottica è stata fondamentale per la sconfitta del nazifascismo, nonostante 80 anni di film hollywoodiani questa è una verità che non può essere negata.
L’ottobre ‘17 ha però modificato anche il resto del mondo. Per capirlo basta ragionare al contrario, cosa è successo quando è crollata l’URSS. Dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica c’è stata Maastricht ed è nata l’Europa della finanza e dell’austerità, inoltre il mondo è precipitato in una spirale di guerre che sembra non avere fine. Con tutti i suoi limiti l’Unione Sovietica ha rappresentato un contropotere rispetto all’imperialismo statunitense e ne ha, almeno parzialmente, limitato la forza distruttrice.
In uno dei suoi ultimi scritti, Meglio meno, ma meglio, Lenin dice chiaramente che la rivoluzione in Occidente è fallita ed è necessario guardare verso l’Asia. La grande stagione della decolonizzazione è la più grande eredità della Rivoluzione d’ottobre. La Cina sta cambiando il mondo e la Rivoluzione cinese è legata a filo doppio con l’esperienza sovietica, nonostante le incomprensioni che sorsero fra i due Stati. Se oggi guardiamo all’Africa vediamo tante lotte ispirarsi alla grande stagione della decolonizzazione da cui emersero grandi figure come quella di Thomas Sankara. Cuba e il Vietnam sono altri grandi esempi della lotta per la liberazione dei popoli. La forza dell’Ottobre arriva fino all’oggi, certo nel piccolo Occidente ci siamo costruiti l’idea di un mondo normalizzato, in cui chi non è come noi lo vuole diventare e se non ci riesce è solo per colpa dei brogli elettorali russi. Chi vuole vivere in questa illusione lo può fare ma la storia continuerà ad avanzare.
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