
di: Ruggero Giacomini, per Marx21
Secondo le Nuove Indicazioni sulla storia per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione elaborate da una Commissione di esperti filogovernativi aventi come massimo ispiratore il Galli Della Loggia del Corriere della Sera, bisogna insegnare ai bambini che “la libertà è il valore caratteristico più importante dell’Occidente e della sua civiltà sin dalla sua nascita, avvenuta fra Atene, Roma e Gerusalemme”, dove per libertà si intende quella esclusiva dei signori, e che “solo l’Occidente conosce la storia”, avendo le altre culture e civiltà “conosciuto qualcosa che alla storia vagamente assomiglia” ma che non ha dato vita “ad alcuno sviluppo”.
Questa visione che è stata giustamente definita occidentocentrica, di matrice suprematista e neocolonialista, non è affatto nuova ed orienta ancora le conoscenze sulla seconda guerra mondiale, a partire dalla data del suo inizio.
Quando comincia infatti secondo la vulgata dominante la seconda guerra mondiale? La risposta scontata e banale è il 1settembre 1939. Su di essa si è basato anche il Parlamento dell’Unione europea nel suo impegno propagandistico di disinformazione anticomunista e russofobica.
In realtà tale risposta è già essa frutto della cultura occidentocentrica dominante, secondo cui la storia è solo quella dell’Occidente, concetto per altro stiracchiabile a piacimento per includere (il Giappone) o escludere (la Russia) secondo la bisogna.
Sta di fatto che una tale risposta è sbagliata sul piano fattuale sotto due profili.
Primo perché nel mondo la guerra era già in corso da molti anni. Lo ricordava non a caso Palmiro Togliatti, all’indomani della vittoria antifascista:
“La guerra non cominciò nel settembre 1939, quando Hitler si scagliò contro la Polonia e le democrazie europee d’Occidente decisero di scendere in campo per sbarrargli la strada. Le origini della guerra attuale…per l’Estremo Oriente risalgono sino agli episodi bellici e prebellici del 1931… [e] per ciò che riguarda i grandi Stati europei, prima nell’impresa etiopica dell’Italia fascista, poi nell’intervento italiano e tedesco contro la Spagna e nei successivi episodi di prepotenza e di aggressione delle Potenze dell’<asse> fascista contro gli altri popoli d’Europa”.
Lo storico britannico Rana Mitter scrive in apertura della sua ricostruzione della guerra cino-giapponese: “Nell’estate del 1939, una pace, seppur precaria, regnava ancora in Europa. Circa settemila chilometri a est, la seconda guerra mondiale era già iniziata”. La Cina fu “il primo paese a fronteggiare l’attacco delle potenze dell’Asse”, pagando per questo un “prezzo tremendo”.
Ma già lo storico e giornalista francese Raymond Cartier, nella sua opera della metà degli anni Sessanta del Novecento, si era premurato di precisare:
“Questa seconda guerra mondiale, il cui inizio noi datiamo 1° settembre 1939, è cominciata due anni prima. Il conflitto tra Cina e Giappone, che inizia il 1 [7] luglio 1937 con l’incidente del ponte Marco Polo, ne è parte integrante. Nel momento in cui l’Europa si incendia, la Cina è già a fuoco da molti mesi”.
Ancora Mitter osserva: “Per decenni, non si è debitamente riconosciuto il ruolo della Cina in questo conflitto globale”.
Anche lui tuttavia rimuove la prima fase del conflitto asiatico, quando a reagire all’aggressione giapponese e a rispondere ad essa con la guerra di resistenza non era ancora il governo nazionalista della Repubblica di Cina di Chang Kai-shek impegnato nella guerra di sterminio dei comunisti, ma il primo Governo Sovietico Cinese diretto dal Partito Comunista.
Gli storici francesi Alya Aglan e Robert Frank, presentando in anni recenti una vasta opera collettiva sulla seconda guerra mondiale, prendono anch’essi le distanze dalla narrazione occidentocentrica tradizionale, parlando in maniera pregnante di “guerra-mondo” e scrivendo che “venne innescata dapprima in Asia e in Africa, già nel 1931 in Manciuria, nel 1935 in Etiopia e soprattutto, in forma più sostanziale, in Cina a partire dal 1937”.
Dunque al settembre 1939 la guerra è già in corso in ben tre continenti, Asia, Africa ed Europa; e in tutti questi teatri l’iniziativa bellica proviene dalle potenze fasciste: Giappone, Italia e Germania. Anche se le classi dirigenti delle potenze democratiche occidentali non se ne sono accorte
Quello che tarda infatti a realizzarsi è l’alleanza delle forze antifasciste. Alleanza proposta per tempo dall’Unione Sovietica e dall’Internazionale comunista, ma snobbata dalle potenze capitalistiche occidentali per le quali l’anticomunismo prevaleva nettamente sull’antifascismo.
La conferenza internazionale tenuta ad Amiens il 25-27 giugno 2024 ad iniziativa dell’Historial e la Grande guerre de Péronne e dell’Università della Piccardia <Jules Verne>, intitolata La Grande guerra 1918-1941: verso una storia culturale della politica, ha tenuto presente una più lunga durata, articolandosi su tre periodi: 1918-1923, quando finita la grande guerra “si continua a combattere in molte situazioni”; 1923-1937 in cui “guerra e pace si mescolano”; 1937-1941 quando “si scivola verso un nuovo conflitto che diventa mondiale nel 1941”.
Quest’ultima affermazione ci introduce al secondo elemento di infondatezza e falsità di datare l’inizio della guerra mondiale al 1settembre 1939. In quella data infatti comincia solo la guerra della Germania alla Polonia, tra l’altro di breve durata, che la classe dirigente polacca non aveva previsto e a cui non era preparata, per cui aveva rifiutato fino all’ultimo e fatto fallire le trattative per un accordo tra gli anglo-francesi e l’Unione Sovietica.
Il governo dei militari dominato dal ministro degli esteri colonnello Beck sopravvalutava la forza della Polonia e riponeva cieca fiducia nell’aiuto promesso dalle potenze occidentali, le quali invece non si mossero e non portarono alcun sostegno alla Polonia invasa. E dunque bene aveva fatto l’Unione Sovietica a cogliere l’occasione del patto di non aggressione offerto da Hitler, con cui poté guadagnare tempo e spazio, e rafforzarsi e mettersi in condizioni di affrontare la guerra mondiale, potendo contare prima di tutto sulle proprie forze.
Se avesse fatto affidamento allora sulle promesse di aiuto delle potenze occidentali non avrebbe avuto aiuto diverso da quello che ebbe la Polonia. E infatti Francia e Inghilterra, se pure a parole la dichiararono, non iniziarono affatto la guerra alla Germania hitleriana. Per cui anche gli storici parlano di “guerra finta”.
Ancora nell’inverno ’39-’40, quando l’Urss pensando previdente alla difesa di Leningrado entrò in conflitto con la Finlandia, Francia e Inghilterra facevano piani per intervenire militarmente contro l’Urss e bombardare i pozzi petroliferi del Caucaso.
Fu Hitler a prendere l’iniziativa il 10 maggio 1940 della guerra sul fronte occidentale, ottenendo in breve tempo la capitolazione della Francia, mentre l’armata inglese fuggiva dal continente, abbandonando armi ed equipaggiamenti senza avere combattuto.
È merito di Churchill certamente se la Gran Bretagna non si arrese allora a Hitler, per cui all’indomani dell’invasione tedesca dell’Urss si poté realizzare quella che sarebbe diventata con Pearl Harbor la grande alleanza antifascista mondiale, che avrebbe portato alla vittoria nella seconda guerra mondiale.
Una vittoria scandita da due date fondamentali: in Europa l’8 maggio con la resa definitiva della Germania, dopo che i sovietici erano arrivati a Berlino; in Asia il 2 settembre con la resa del Giappone dopo l’intervento sovietico.
L’assenza di governanti occidentali alle celebrazioni di queste ricorrenze che si terranno prossimamente a Mosca e a Pechino, se dà soddisfazioni agli egocentrismi dei Galli Della Loggia, è un’ulteriore manifestazione di quell’occidentocentrismo che si vorrebbe riattualizzare e che nella presunzione di rappresentare tutta la storia, si estranea in effetti e si auto-marginalizza da essa.
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