Il suicidio della democrazia

di Alba Vastano

da https://www.blog-lavoroesalute.org/il-suicidio-della-democrazia/?fbclid=

Da Pericle a Ferrarotti

Il sociologo Franco  Ferrarotti analizza la scomparsa dolorosa e tragica della democrazia dalla scena sociale, addebitandone le responsabilità al disamore verso la politica, alla sfiducia verso i rappresentanti , alla perdita dei valori solidi  che abbandonano la scena per lasciare lo spazio alla società liquida, (ndr, definizione il cui interprete massimo è stato il sociologo Zymunt Bauman con la sua produzione saggistica sul tema).

Democrazia -Demos /Kratos: il potere risiede nel popolo che lo esprime tramite i suoi rappresentanti eletti a tal fine. Ѐ l’idea perfetta   della democrazia, nata nel 461 a.c dalla concezione che ne aveva Pericle che nel suo discorso agli Ateniesi definì  il concetto della democrazia e come  dovesse applicarsi nelle leggi che regolavano la vita dei cittadini.

Dal  ‘Discorso agli ateniesi, 461 a.c.’( Pericle )

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi  e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni
Ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso,
la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la
nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così”

Molti secoli dopo…

Nel corso dei secoli la democrazia di Pericle si è involuta e svuotata dei principi cardine, tanto da esautorarne il senso lasciando spazio e potere alle oligarchie, laddove sono i pochi che dettano leggi e la sovranità popolare è diventata man mano una utopia.

 La nostra Costituzione,  fosse stata davvero attuata, avrebbe risolto il problema ripescando sicuramente la democrazia  dal vuoto in cui è  stata confinata , ma non è andata così. La storia degli ultimi 70 anni , più incisivamente dalla fine degli anni 70 in poi, è rivelatrice di quanto i rappresentanti del popolo  abbiano tradito la Costituzione tradendo il potere sovrano del popolo che si sostanzia, soprattutto, nell’art. 1 della Costituzione che pone le basi della nostra Repubblica sul lavoro  restituendo al popolo dignità e sovranità.

 Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, nel  suo saggio ‘Imparare democrazia’, , attraversa e analizza il pensiero   di grandi intellettuali,  nel corso dei tempi, sul significato della democrazia. Un invito alla riflessione ‘che tutti i cittadini dovrebbero fare’ scrive Zagrebelsky nel suo saggio.

Posto che nell’idea di democrazia è insita, come principio base, l’idea di ‘libertà ceduta al bene comune, allora l’attuazione della democrazia produce libertà per tutti e se ne evince che ogni cittadino ha la possibilità concreta di partecipare alla vita politica attiva. Democrazia, libertà e lavoro sono strettamente collegati, in quanto sono le fondamenta della vita politica di un popolo. Se uno Stato si definisce democratico la politica deve necessariamente essere finalizzata alla creazione del lavoro che consente il fiorire dell’economia. Alla base di uno Stato democratico dovrebbe avere vigore  una proficua  politica economica con l’obiettivo di assicurare il lavoro per i suoi cittadini.

In Italia come in molti Paesi occidentali, in realtà, l’economia è influenzata fortemente dalle scelte politiche di un sistema di governo non più democratico, ma casta- cratico. A farne le spese è l’opportunità di lavoro per i cittadini . La forma oligarchica di governo che gestisce le politiche economiche, tradendo  la Costituzione, che pone a suo fondamento il lavoro, ha smantellato totalmente l’idea di libertà e di democrazia

Neoliberismo e democratura

Fu Alexander Rustow, sociologo tedesco e ordoliberale ( ndr, seguace della dottrina  socioeconomica di matrice liberale che sostiene che la piena realizzazione dell’individuo non può compiersi se non vengono garantite la libera iniziativa, la libertà di impresa, di mercato e la proprietà privata) a coniare il termine ‘neoliberismo’. Era la prima metà del secolo scorso  quando venne   diffuso dai seguaci di Rustow  una corrente di pensiero che tracciava un parallelismo fra il mercato e la politica, sostituendo così l’economia alla politica stessa. I fautori  del neoliberismo, facendo riferimento  alla Mont Pelerin Society (ndr,organizzazione internazionale che promuove il libero mercato), ambivano ad uno Stato a favore, appunto, del libero mercato. Il consumatore è sovrano ed è la sua scelta a definire l’economia di mercato. In realtà il consumatore, definito opportunisticamente sovrano, viene svalutato  come persona  e cittadino e diventa per le politiche economiche neoliberiste esso stesso mera merce gestita dal capitalismo dominante delle grande multinazionali e dei corrispondenti tycoon.

Ma qual è il rapporto fra politiche neoliberiste vigenti e la democrazia?

Potremmo definire il rapporto fra neoliberismo e democrazia con il  neologismo ‘democratura’, ovvero  ‘un sistema di governo solo apparentemente democratico, dove i cittadini prendono parte alle elezioni, ma sono esclusi  dalle libertà sociali e civili e dal paradigma dominante. Una sorta di demo/dittatura che enfatizza una concezione distorta della libertà, riconoscendola solo nella liberta di mercato, diritti esclusi.

La democratura neoliberista ha delegittimato il principio di uguaglianza e ‘ha creato una democrazia al ribasso, ribaltando gli equilibri tra pubblico e privato, società e individuo, politica ed economia’. Si può sicuramente affermare che il neoliberismo basato su una spregiudicata concorrenza di mercato sta favorendo l’economia di mercato bellica. Il neoliberismo, alla mercé del capitalismo, vive di conflitti bellici. I governi occidentali, consenzienti al prosieguo delle guerre e all’invio delle armi, sono reazionari e neoliberisti

La crisi della democrazia e la Commissione Trilaterale (1975)

Le motivazioni della decadenza della democrazie in occidente hanno radici storiche  e culturali che sono  descritte in un rapporto: ‘La crisi della democrazia. Rapporto sulla governabilità della democrazia alla Commissione Trilaterale’, un testo scritto su commissione nel 1975. Nel rapporto prodotto su ordinazione  si affermò che ‘i problemi che l’Occidente stava incontrando nascevano da un eccesso di democrazia’. La soluzione virtuosa per la Trilaterale doveva necessariamente sostanziarsi nel ripristino dell’autorità delle istituzioni del governo centrale.  A seguito di questo proclama della Commissione arrivò a tutti i governi occidentali un monito che alludeva chiaramente al divieto di espandere la democrazia. Una mannaia su ogni sistema democratico. Non fu solo un monito, ma una minaccia di condanna a quei governi che non avessero favorito la riduzione dei principi democratici. L’esecuzione capitale venne ben presto applicata e calò la pietra tombale sulle Costituzioni democratiche. Nasce così il sistema di governo occidentale casta- cratico.

‘Il suicidio della democrazia’ secondo il sociologo Franco Ferrarotti

Franco Ferrarotti, recentemente scomparso, è stato  padre e decano della sociologia italiana. Lascia un’eredità culturale importante  ai suoi estimatori. Eredità che si sostanzia in   un patrimonio  saggistico enorme sulla ricerca sociale e la testimonianza ai posteri del  suo contributo all’insediamento della sociologia nelle istituzioni scientifiche italiane.  Uno dei suoi ultimi libri, ‘Il suicidio della democrazia’ (finito di stampare nell’ottobre del 2022) tratta della scomparsa della democrazia per responsabilità diverse da quelle legate al potere oligarchico. Ferrarotti analizza la scomparsa dolorosa e tragica della democrazia dalla scena sociale, addebitandone le responsabilità al disamore verso la politica, alla sfiducia verso i rappresentanti, alla perdita dei valori solidi  che abbandonano la scena per lasciare lo spazio alla società liquida, (ndr, definizione il cui interprete massimo è stato il sociologo Zymunt Bauman con la sua produzione saggistica sul tema).

Non quindi una sparizione voluta solo dall’alto, ma anche dal basso per mancanza di opposizione al potere capitalistico e per assenze ingiustificate sulla scena sociale  e nella politica. Il sociologo allude anche al forte astensionismo nelle tornate elettorali. Il ‘laissez faire, laissez passer’ e l’indifferenza nella partecipazione alla vita politica è una possibile causa dell’avvento dell’attuale  governo di estrema destra, preconfezionato  e pronto all’uso dalle  politiche neoliberiste sdoganate dal Pd, partito  che ha dato un forte contributo allo smantellamento dello stato sociale.“La democrazia non muore mai di morte naturale, ma per auto-consunzione morale, ancor prima che politica. ” scrive Ferrarotti nella prefazione del suo saggio sulla democrazia. Nel libro è di grande rilevanza  il riferimento ai teorici formalisti delle democrazia  che ne riducono il valore  ad una mera procedura, scollata da condizioni psicologiche, etiche e ambientali. Così trattata la democrazia  risulta impoverita e degradata. Ridotta ad un calcolo numerico ‘una conta delle teste: tot capita tot sententiae’.

Ed è il sostanziale problema dei partiti politici odierni che sovvengono nella democrazia interna una mera procedura, mentre dovrebbero – scrive il sociologo: ‘scorgere la necessità di un nucleo forte di esigenze etiche  che travalicano il presente per porsi come idee-guida dell’azione politica immediata e nello stesso tempo richiamare e far valere la funzione sociale dell’utopia, unica diga al rischio di cadere nell’appiattimento  morale del riformismo spicciolo, in realtà opportunistico, e nella palude della democrazia acefala, vittima e generatrice di quell’atroce caricatura della volontà popolare che sono il parlamentarismo, per un verso, e l’autoritarismo decisionista dell’esecutivo, per l’altro’. Una forte e dura critica ai partiti  sia di governo che di opposizione  che si uniscono per consociativismo ‘come distratte truppe di occupazione, in territorio straniero, solo fameliche di vantaggi illeciti e di potere incontrollato’. In tale bailamme  in cui, specie in Italia, lo Stato si è separato dai cittadini, la politica diventa una rappresentazione teatrale . La democrazia svanisce nel buio più profondo. L’astensionismo elettorale cresce a dismisura. La democrazia muore, non per  colpi dall’esterno, ma per auto -consunzione. ‘E quindi, la morte della democrazia è sempre un suicidio’ (Franco Ferrarotti)

Fonti:

 Il suicidio della democrazia , autore : Franco Ferrarotti- Ed. Solfanelli

‘Imparare democrazia, autore: Gustavo Zagrebelsky,ed. Einaudi

‘ La crisi della democrazia. Rapporto sulla governabilità delle democrazie alla Commissione trilaterale’ Autori: Jōji WatanukiMichel CrozierSamuel P. Huntington

‘Modernità liquida’ ed. Laterza, ‘Consumo dunque sono’ ed. Laterza, ‘La società dell’incertezza’ ed. Il Mulino,  – Autore: Zygmunt Bauman

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