Il socialismo nel XXI secolo e la concezione materialistica dello sviluppo del movimento comunista

riceviamo e pubblichiamo

L’associazione Stalin – https://www.associazionestalin.it/ – si accinge ad aprire una nuova fase di ricerca e documentazione. Tutti quelli che vorranno collegarsi potranno farlo all’indirizzo [email protected]. In questa premessa sono riassunti i temi e lo scopo del lavoro, che è comunque aperto alla discussione e al contributo dei compagni.

In genere, quando si cerca di proiettare nel XXI secolo la prospettiva del socialismo si usa l’espressione del e non nel. Può sembrare la stessa cosa ma in realtà cela un modo diverso di impostare la questione, oscurando la differenza che passa tra un modo romantico di delineare una nuova prospettiva per il socialismo sperando in un futuro di ripresa nel nuovo secolo e invece un metodo materialistico che possa consentire di capire in che modo concretamente si delinea lo sviluppo del socialismo nella presente epoca storica. Non si tratta infatti di “immaginare” qualche forma di socialismo, ma di considerare nel processo storico le contraddizioni e le fasi che ne determinano la prospettiva.

Andando quindi ad esaminare l’andamento del processo di trasformazione sociale nel XXI secolo diventa indispensabile puntualizzare la situazione e soprattutto definire il quadro generale e le sue caratteristiche. Per far questo, c’è bisogno di un metodo materialista che porti l’analisi a ricollegare e ricongiungere l’intera epoca storica in cui il pensiero comunista ha operato, mediante la comprensione della dialettica tra movimento reale e organizzazione comunista che ha prodotto dibattito teorico, crisi e modifiche di un percorso che all’inizio appariva lineare.

Parlando di processi rivoluzionari è bene aprire una parentesi sul significato che deve accompagnare il concetto di organizzazione comunista. E’ una parentesi necessaria perchè la lenta crisi del movimento comunista partita dagli anni ’50 del secolo scorso ha oscurato per molto tempo una realtà che andava emergendo al suo interno e mascherava quella deriva che ha portato alla fine al crollo dell’URSS e alla degenerazione o scomparsa di molti partiti comunisti. Si è trattato in effetti di una ossificazione della capacità di pensare la lotta politica e sociale in modo rivoluzio­nario, di una riduzione del concetto di socialismo a modelli istituzionali o dell’attri­bu­zione ai vari partiti comunisti non al potere di una dimensione puramente identitaria, senza che alla base ci fosse l’identificazione concreta delle forze motrici della trasformazione sociale su cui fondare la strategia.

Questa puntualizzazione non comporta il ritorno a concezioni basate sull’idea di rivoluzione permanente, ma implica che la lotta per il socialismo, indipendentemente dalle forme e dal livello che la caratterizza, è lotta per la trasformazione sociale. Questo non hanno capito quei comunisti che continuano a pensare che le forme del processo sociale assumano sempre le stesse caratteristiche e continuano a pestare l’acqua nel mortaio nella speranza che qualcosa cambi.

Ma come si è andata sviluppando questa lotta, quali caratteristiche ha assunto nelle varie fasi? Che non si sia trattato di un pranzo di gala è scontato, ma la questione dirimente è un’altra e consiste nell’individuare la linea di tendenza del processo di trasformazione sociale, che non ha una direzione a senso unico ma assume nei vari contesti storici forme diverse.

Questi concetti di base riassumono il punto di partenza del nostro nuovo lavoro.

Così come ci siamo sforzati nella prima fase di verificare le posizioni del movimento comunista sotto la direzione di Stalin e dell’Internazionale comunista in rapporto agli avvenimenti di quel periodo, per dare una base interpretativa oggettiva basata sui fatti, cercheremo ora di riprendere la questione per capire quali variazioni qualitative si sono verificate nel tempo e come esse hanno costretto il movimento comunista a tenerne conto, pena la crisi.

Non si tratta di cambiare i presupposti su cui il pensiero comunista è fondato, bensì di capire come le contraddizioni si vanno dislocando in un processo complesso come quello odierno e come l’azione rivoluzionaria dei comunisti interagisce con quello che nella realtà storica si va producendo. Una volta valutati correttamente i passaggi attraversati dal movimento comunista, e per non dare alla parola comunista un carattere storicamente datato, si pone la questione del modo in cui si vanno configurando, e con quali differenze sostanziali, i cambiamenti dopo il crollo dell’URSS, lo sviluppo enorme della Cina in tutti i campi e l’emergere della crisi dell’occidente capitalistico.

Sulla definizione di uno schema dello sviluppo della trasformazione socialista a livello mondiale non sembra che siano stati fatti passi avanti. Siamo rimasti inchiodati al vecchio modo di stampo marxista-leninista di concepire lo sviluppo del processo rivoluzionario, oppure abbiamo accettato senza discutere la novità del socialismo con caratteristiche cinesi, senza analizzarne le implicazioni generali.

Eppure, da quando è nato, il movimento comunista è stato sempre caratterizzato da indicazioni di carattere generale che riassumevano la questione centrale della fase che stava attraversando. Dal motto marxiano proletari di tutto il mondo unitevi, all’assalto al cielo della rivoluzione d’ottobre e della fondazione della III Internazionale, alla costruzione del campo socialista come riferimento dei processi rivoluzionari in atto nel mondo conseguenti anche agli esiti della seconda guerra mondiale, alla vittoria della rivoluzione in Cina, alla resistenza militare di Corea e Vietnam all’aggressione imperialista americana.

Se andiamo ad analizzare questi punti di riferimento constatiamo innanzitutto che essi mettevano in evidenza che il processo di liquidazione del sistema capitalistico non solo era iniziato a partire dalla fondazione della Prima Internazionale, ma successivamente la rivoluzione e la costruzione di un vasto campo socialista avevano rappresentato una concreta e storicamente fondata linea di sviluppo del progetto comunista, basata sulla socializzazione dei mezzi di produzione e sulla costruzione di una società liberata dallo sfruttamento. Insomma, il passaggio dalla preistoria alla storia del genere umano.

In questo quadro di sviluppo storico i comunisti di tutto il mondo si sono riconosciuti finchè gli avvenimenti degli anni ’90 e gli esiti della rivoluzione culturale in Cina hanno concretamente cambiato i paradigmi che avevano retto a partire almeno dal 1917. Ma il susseguirsi drammatico degli avvenimenti, col crollo dell’URSS, le guerre ‘umanitarie’ degli Usa e dell’occidente capitalistico e la svolta del ‘socialismo con caratteristiche cinesi’ non hanno ancora riportato il movimento comunista, come invece era avvenuto in passato, a ridefinire, non sul piano geopolitico e di impostazione delle relazioni internazionali, il processo reale di trasformazione del sistema basato sul capitalismo e sul sistema imperialista.

Questa mancanza di una visione globale del carattere dello scontro di classe oggi inteso come sintesi di una fase in cui necessariamente la dimensione dei problemi non è solo nazionale, ma di scontro con l’imperialismo occidentale che contrasta manu militari i processi di trasformazione sociale, pesa sul futuro del movimento comunista e rende necessario un confronto di posizioni e una definizione teorica basata sulle caratteristiche dell’epoca attuale. In altri termini bisogna abbandonare il romanticismo e l’inerzia teorica e rilanciare un’ipotesi scientifica che non sia solo tattica e puramente basata sulla forma che gli avvenimenti assumono.

Ci rendiamo conto che il nostro contributo al chiarimento non potrà che essere modesto, ma non per questo rinunciamo a credere che il consolidamento delle posizioni dei comunisti passi per questa verifica.

Dunque, andando alla sostanza dei problemi, il lavoro che porteremo avanti in questa nuova fase per inquadrare i passaggi storici del movimento comunista e il loro punto di arrivo odierno sarà così articolato:

1) come si è avviato il processo di trasformazione sociale con l’avvento del socialismo scientifico e con la prima Internazionale;

2) l’effetto della rivoluzione d’ottobre e le sue conseguenze epocali; lo sviluppo del movimento comunista e i suoi effetti nelle trasformazioni sociali;

3) il ruolo di Stalin e del movimento comunista internazionale nello sviluppo delle rivoluzioni socialiste; l’epoca del campo socialista e della rivoluzione cinese;

4) il salto dialettico nel processo delle trasformazioni mondiali con la crisi degli anni ’90 del secolo scorso;

5) le caratteristiche internazionali della fase attuale e dei processi di trasformazione in atto nelle varie aree mondiali alla luce degli insegnamenti storici dell’esperienza comunista.

Come nella parte precedente del nostro lavoro, ci accingiamo ad affrontare le questioni che abbiamo indicato con la consapevolezza dei nostri limiti e capacità interpretative, nella speranza che il nostro sia un contributo per uscire dal romanticismo rivoluzionario e si provi a dare della storia e delle prospettive del movimento comunista quella interpretazione materialista che ne spiega i passaggi in termini oggettivi e ne rappresenta la verifica.

Associazione Stalin

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