
di Eliseo Bertolasi
Il giorno 1° maggio, a Roma nel parco di villa Abamelek la storica residenza degli ambasciatori russi in Italia, l’Ambasciata russa ha organizzato la sfilata del “Reggimento Immortale”.
All’evento hanno partecipato non solo tanti russi, diplomatici e delegazioni delle numerose comunità russe presenti in Italia, italiani che riconoscono e onorano l’enorme contributo pagato dall’URSS per la Vittoria sul nazismo, ma anche persone provenienti da Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Uzbekistan e altre repubbliche ex-sovietiche, come sottolineato dallo stesso ambasciatore russo Alexey Paramonov.
Il corteo partendo dalla chiesa ortodossa di Santa Caterina Martire percorrendo i viali del parco è giunto fino all’edificio della scuola russa dove è stato inaugurato un murale ispirato al Memoriale di Rzhev dedicato al soldato sovietico. Il murale è opera del maestro italiano di street art Jorit (Ciro Cerullo) presente all’evento.
All’inizio della cerimonia l’Ambasciatore Paramonov ha invitato i presenti ad un minuto di silenzio:
“Per onorare la memoria di tutti coloro che hanno combattuto contro il nazismo, il fascismo e il militarismo sul territorio dell’URSS, in Europa occidentale e orientale, in Estremo Oriente, in Africa e in altre regioni del mondo – la memoria dei nostri nonni e bisnonni, con i cui ritratti abbiamo sfilato insieme in questo luogo meraviglioso”.
Toccante il suo successivo discorso:
“L’80° anniversario della Vittoria del popolo sovietico nella Grande Guerra Patriottica è una data profondamente simbolica per tutte le repubbliche dell’ex URSS e per i progressisti di tutto il mondo. Oggi, marciando nel “Reggimento Immortale” a Villa Abamelek, abbiamo reso omaggio alla memoria dei nostri antenati che hanno sconfitto il nazismo. Da Brest in Occidente a Petropavlovsk-Kamchatsky in Oriente, è difficile trovare una famiglia la cui storia non sia stata segnata dalla guerra. Durante quegli anni di fuoco, i nostri antenati hanno difeso il diritto alla vita, alla libertà e allo sviluppo sovrano per loro stessi e per i loro discendenti, dando prova di grande eroismo e di spirito di sacrificio al fronte come nelle retrovie – lavorando con abnegazione nello spirito dello slogan che veramente univa tutta la nazione: «Tutto per il fronte, tutto per la vittoria!». Eterna memoria e gloria ai nostri padri, nonni e bisnonni!
È un grande piacere vedere oggi i nostri fratelli e le persone che la pensano come noi, provenienti da Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Uzbekistan e altre repubbliche sovietiche, sfilare insieme ai rappresentanti della Russia. Vorremmo sinceramente vedere qui anche i rappresentanti dell’Ucraina. Il popolo ucraino, dopo aver tanto sofferto per l’oppressione degli occupanti nazisti nei primi anni di guerra, ha dato un contributo significativo alla vittoria comune sul nemico. Conosciamo e ricordiamo le imprese di oltre 2.000 ucraini Eroi dell’Unione Sovietica, tra i quali basti citare l’asso dell’aviazione Ivan Kozhedub o l’impavido comandante partigiano Sidor Kovpak.
Purtroppo nel 2014, in quella repubblica, un tempo generosa e ospitale, sono saliti al potere gli eredi ideologici dei collaborazionisti, carnefici e traditori. Sono stati loro a violentare l’anima dell’Ucraina, privandola della sua memoria storica e trascinandola nell’attuale conflitto. Sono convinto che molto presto la feccia di Bandera sarà spazzata via dalle rive del Dnepr e gettata nella pattumiera della storia appresso a Hitler e ai suoi lacchè.
Com’è noto è stato il soldato sovietico a portare sulle spalle il peso maggiore della guerra. La Vittoria è stata conquistata a un prezzo altissimo. L’Unione Sovietica ha perso nella guerra quasi 27 milioni di persone, di cui quasi 19 milioni di vittime civili. Gli invasori nazisti scatenarono un vero e proprio genocidio nei territori occupati. Ricordiamo se non altro l’assedio disumano di Leningrado, le uccisioni di massa di cittadini sovietici sul territorio di Russia, Bielorussia e Ucraina. Tutti questi episodi hanno poi ricevuto un’obiettiva valutazione giuridica al Tribunale di Norimberga”.
L’ambasciatore russo ha anche ricordato il contributo dei partigiani sovietici alla liberazione dell’Italia:
“Durante gli anni della guerra, neanche il Belpaese è rimasto estraneo alla lotta titanica contro il male assoluto. Più di 5 mila cittadini sovietici per volontà del destino si ritrovarono in Italia ed entrarono a far parte della resistenza antifascista italiana. Più di 500 di loro sono rimasti per sempre in terra italiana. Siamo grati ai nostri amici italiani per aver conservato la memoria delle loro gesta eroiche”.
Ha poi continuato:
“La Grande Guerra Patriottica è durata 1.418 giorni e notti. Durante questo periodo, il popolo sovietico ha offerto grandiose prove di coraggio ed eroismo, e solo grazie a colossali sforzi riuscì a resistere e a vincere. La difesa di Mosca e Leningrado, la Battaglia di Stalingrado e la Battaglia di Kursk, la battaglia del Dnepr e la liberazione di Kiev, l’operazione offensiva Yassko-Kishinev, l’operazione Bagration sono iscritte a lettere d’oro nella storia del nostro Paese.
Un posto speciale in questa serie spetta alla battaglia di Rzhev. I combattimenti nei pressi di Rzhev nel 1942-1943 furono tra i più sanguinosi e, a prima vista, si conclusero con un nulla di fatto. Ma i sacrifici compiuti non furono vani: fu il fronte di Rzhev a distrarre importanti forze nemiche, assicurando la vittoria dell’Armata Rossa a Stalingrado.
Chiunque sia appassionato di cultura russa conosce i versi accorati di Alexander Tvardovsky dedicati alla battaglia di Rzhev:
Sono stato ucciso vicino a Rzhev, in una palude senza nome,
nella quinta compagnia di sinistra,
in una brutale incursione…
E poi:
E i morti non hanno voce,
C’è solo una gioia:
Siamo caduti per la Madrepatria,
Ma Lei è salva.
Oggi, in occasione dell’imminente festa nazionale, inauguriamo un’imponente opera d’arte dedicata alla vittoria sul nazismo: un murale sulla facciata della scuola media dell’Ambasciata russa a Roma, realizzato dal “classico vivente” della street art italiana, Jorit Agoch. Il tema di fondo è il memoriale al soldato sovietico di Rzhev, inaugurato nel 2020. Ringraziamo il nostro amico – artista italiano per la sua opera, che d’ora in poi ricorderà ogni giorno agli studenti della scuola dell’Ambasciata e agli ospiti degli eventi diplomatici dell’Ambasciata la grande e tragica impresa del nostro Paese.
La vittoria della coalizione anti-hitleriana nella Seconda guerra mondiale ha posto fine al tentativo degli anni Trenta e Quaranta di indirizzare la civiltà verso il vicolo cieco di esperimenti razziali ed eugenetici disumani. Ma le attività di coloro che, per propri motivi egoistici, desiderano allontanare l’umanità dalla via maestra dello sviluppo umanistico proseguono. Il pericolo oggi maggiore è il globalismo liberale radicato in Europa, che mira all’atomizzazione individualistica della società, privando le persone non solo dell’identità nazionale, ma persino dell’identità di genere. I globalisti stanno preparando, per un mondo frammentato, la tirannia delle corporazioni transnazionali, armate di tutte le più recenti conquiste delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Qualsiasi distopia del XX secolo impallidisce di fronte a questa prospettiva.
C’è da stupirsi che queste stesse forze stiano ora lavorando per distorcere e svalutare la nostra vittoria comune contro i loro predecessori nazisti? Più le gesta della generazione della guerra si allontanano nel passato, più si alzano le voci dei revisionisti storici di ogni genere, non esclusa l’attuale leadership dell’Unione Europea. Ma posso assicurarvi che, finché ci saranno la Russia e lo Stato russo nel mondo, la verità sugli anni della guerra non si dissolverà nella cacofonia delle false ricostruzioni.
Felice Giorno della Vittoria, amici! Che la memoria del grande passato ci ispiri a lavorare in modo costruttivo nel presente, per il bene del nostro comune futuro che, vogliamo sperare, sarà pacifico e prospero”.

Dopo un rinfresco, alla fine dell’evento, si è tenuto un concerto del Coro Turetsky dedicato agli “80 anni dalla Vittoria” dove sono stati eseguiti e cantati con grande partecipazione e commozione del pubblico presente le tradizionali canzoni patriottiche.
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