Come inquadrare e come integrare il lavoro compiuto dall’Associazione Stalin (https://www.associazionestalin.it)

riceviamo e pubblichiamo

di Roberto Gabriele e Paolo Pioppi

Stimolati anche dal continuo flusso di accessi al sito, riteniamo necessario guardare il lavoro compiuto dall’Associazione Stalin da un punto di vista oggettivo per capire come possa essere approfondito e sviluppato in futuro. Le considerazioni che facciamo muovono dalla speranza che chi ci ha seguito fino ad ora sia spinto a collaborare a un progetto che non ha una valenza per addetti ai lavori, ma corrisponde a una necessità collettiva di approfondimento delle questioni che abbiamo sinora affrontato, che sono essenziali per la formazione storica dei comunisti.

Due in particolare ci sembrano le necessità che abbiamo di fronte. Da una parte l’approfondimento delle questioni che sono già state poste nel sito, che hanno bisogno di un’articolazione basata sul supporto di analisi e dati che si confrontino con ciò che abbiamo messo in evidenza nei nostri commenti e nei testi ad essi collegati. Su questo siamo aperti alla discussione (scientifica) su ciò che abbiamo scritto e riportato, nella consapevolezza dei limiti e delle approssimazioni del nostro lavoro.

Oltre a ciò riteniamo però necessario inquadrare i fatti di cui ci siamo occupati che, ricordiamo, arrivano fino a circa mezzo secolo fa, al di fuori di un metodo interpretativo retorico e adottare invece una interpretazione materialistica degli avvenimenti.

Che cosa significa questo?

Nella fase in cui abbiamo costruito il sito dell’Associazione Stalin la prima questione che si è posta è stata come rappresentare un’epoca storica del movimento comunista che va dal 1924 alla controrivoluzione kruscioviana, dando ai lettori il materiale minimo per la valutazione dei fatti. Non è un caso che quando abbiamo pubblicato un volume che riassumeva la sostanza del lavoro, lo abbiamo intitolato ‘STALIN materiali per la discussione’.1

Ora si tratta però di evitare che il racconto che ne è scaturito venga recepito solo come l’età dell’oro del movimento comunista a fronte delle modificazioni che si sono avute dopo il XX congresso e il crollo dell’URSS. Certamente le sconfitte rimangono tali, ma è arrivato il momento che i compagni, aldilà dei coinvolgimenti emotivi, comincino a usare l’arma del materialismo anche nel momento in cui prendono in considerazione la storia e le prospettive del movimento comunista.

Con questo vogliamo ribadire una questione di fondo, cioè che la chiave di lettura della storia della rivoluzione, a partire dalla fondazione del socialismo scientifico, è rappresentata non solo dai suoi principi, ma anche dal significato storico concreto dei passaggi che ha attraversato e da come quei passaggi si connettono alla situazione attuale. A più di tre decenni da quando l’URSS è sparita e la Cina ha definito la sua prospettiva come ‘socialismo con caratteristiche cinesi’ è possibile aprire un campo di ricerca e discussione che dia ai comunisti una visione completa del passato e delle prospettive, dando di tutto il percorso un’interpretazione materialistica. In questo modo si può sconfiggere il romanticismo che si annida nell’animo di ogni comunista, ma soprattutto si può inquadrare passato e futuro per dimostrare come, in modo concreto, la vecchia talpa ha continuato a scavare e come nel suo percorso ha dovuto fare i conti con i problemi oggettivi. La capacità di sintesi di questo percorso deve essere il punto di forza di ogni comunista e deve basarsi sulla comprensione dei processi reali, non sulla retorica del sol dell’avvenire.

In particolare questa operazione ha bisogno di dare risposta ad alcune questioni essenziali che qui elenchiamo e che sono il quadro di riferimento per quelle ricerche che da ora in poi andranno fatte e che siamo in prima fila a sollecitare. Ecco di che cosa parliamo concretamente.

1) C’è bisogno innanzitutto che la lettura dei testi qui pubblicati e dei temi che abbiamo affrontato sia collegata, per la loro comprensione, alle fasi storiche a cui si riferiscono. Non si può valutare la correttezza delle varie scelte fatte dai comunisti senza valutarne il contesto. Gli anticomunisti, soprattutto quelli di sinistra, hanno condotto le loro furibonde campagne contro le scelte del movimento comunista e dell’URSS, prescindendo completamente da questo rapporto.

Per questo bisogna ritornare, in termini generali e teorici, sul concetto di materialismo anche nella storia del movimento comunista, nel senso che questa storia non può prescindere, se è storia reale e non ideologia, dal rapporto coi dati oggettivi con cui si devono fare i conti. E non sempre questi dati oggettivi possono essere superati senza rotture. Anche su questo dobbiamo abituarci a ragionare onde evitare, come è accaduto subito dopo gli anni ’90, di entrare in un porto delle nebbie dove ha prevalso la distruzione della ragione o una forma di difesa identitaria che non ha aiutato i comunisti a reagire efficacemente contro i propri nemici.

2) Capire quindi in primo luogo i dati oggettivi delle crisi dell’URSS, della Cina e dei paesi socialisti europei, che ci inducono ad andare oltre il concetto di revisionismo e indagare invece gli elementi oggettivi che erano alla base delle svolte e delle controrivoluzioni con i quali i comunisti hanno dovuto fare i conti. Dire ‘contro­rivoluzione’ non basta a spiegare tutto anche se rimangono validi certi giudizi per gli attori principali, da Kruscev a Gorbaciov. Soprattutto bisogna rispondere alla domanda: perchè la controrivoluzione ha prevalso?

  1. Inquadrare la fase storica attuale definendo le differenze tra il secolo d’oro dei comunisti, il ‘900, e il modo in cui si sviluppano oggi i processi rivoluzionari e di trasformazione sociale. Negli anni ’90 del secolo scorso, con la grande crisi del movimento comunista culminata con la dissoluzione dell’URSS, sembrava che per l’estensione del dominio dell’imperialismo a guida americana si fosse aperta una prateria, ma in pochi anni quella prospettiva è entrata in crisi. Lo si è visto già dalle prime mosse in Afghanistan e in Iraq, ma poi la resistenza al sistema imperiale americano si è estesa a continenti come l’America latina e l’Africa che hanno messo in chiaro che non c’era all’orizzonte nessuna pacificazione. Non solo, ma l’ascesa della Cina e la Russia di Putin hanno riproposto all’imperialismo occidentale il vecchio incubo che aveva vissuto ai tempi dell’Unione Sovietica. Solo che la nuova fase non è caratterizzata da una situazione come quella del big bang del 1917, ma da una conflittualità che ha due caratteristiche di fondo: la resistenza nazionale di molti paesi a cui il sistema imperiale USA cerca di impedire un autonomo sviluppo e la presenza di due realtà, la Cina e la Russia, che si oppongono all’egemonismo americano e hanno dichiarato che si battono per un mondo multipolare. Indagare su questo processo storico e il suo punto di arrivo diventa il modo con cui ricostruire la nuova visione comunista, dopo la fase del secolo d’oro. Nella consapevolezza che non si parte da zero dal momento che a tenere banco sono ancora paesi che hanno attraversato una rivoluzione diretta da comunisti. E dobbiamo ricordarci, ripensando anche alla rivoluzione francese, che non si può portare indietro la ruota della storia.

Note:

1https://www.associazionestalin.it/libro_stalin_indice.html

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