di Giulio Chinappi
da https://giuliochinappi.wordpress.com
Lo scorso 14 maggio, il presidente Vladimir Putin ha nominato il nuovo governo russo sotto la guida del primo ministro Michail Mišustin. I media occidentali ne hanno approfittato per dare una visione erronea dei cambiamenti all’interno del governo, in particolare per quanto riguarda l’ex ministro della Difesa Sergej Šojgu.
Lo scorso 14 maggio, il presidente Vladimir Putin ha ufficialmente nominato il nuovo governo della Federazione Russa, sempre sotto la guida del primo ministro Michail Mišustin, in carica dal gennaio 2020. Il momento della nomina del nuovo governo è stato importante soprattutto in quanto per la prima volta è stata messa in pratica la nuova procedura prevista dalla modifica costituzionale del 2020, secondo la quale, prima di essere nominati, tutti i candidati sono stati esaminati e approvati dal parlamento.
A rigor di logica, la modifica costituzionale del 2020 ha attribuito un maggior potere all’organo legislativo, che ha assunto alcune delle prerogative del presidente, che, se in passato aveva il potere effettivo di decidere la composizione del governo, ora ha solamente quello di nominarne i membri dal punto di vista formale, ma di fatto non può respingere un ministro se questo viene approvato dal parlamento. Questo per chiarire le idee a coloro che continuano a descrivere Putin come un monarca assoluto, e non come un capo di Stato che, come in qualsiasi altro Paese, deve mediare tra interessi contrastanti e tenere conto della posizione degli altri organi con i quali condivide il potere.
Tornando alla composizione dell’esecutivo, oltre al primo ministro Mišustin, il nuovo governo russo è composto da dieci vice primi ministri e 21 ministri. Il numero di ministeri è rimasto invariato rispetto al governo precedente. Cinque ministri, ovvero i ministri dell’Interno, degli Esteri, della Difesa, delle Emergenze e della Giustizia, sono direttamente subordinati al presidente, mentre gli altri rispondono al primo ministro.
Putin ha anche riconfermato i direttori dei servizi federali, anch’essi dopo consultazioni al Consiglio della Federazione, o camera alta del parlamento. Si tratta del direttore del Servizio di Intelligence Estera Sergej Naryškin, del direttore del Servizio di Sicurezza Federale Aleksandr Bortnikov, del direttore del Servizio della Guardia Nazionale Viktor Zolotov, del direttore del Servizio di Guardia Federale Dmitrij Kočnev e del capo della direzione principale per i programmi presidenziali speciali, Aleksandr Linec.
All’interno del governo, si sono segnalati invece alcuni cambiamenti: Viktoria Abramčenko, che era responsabile delle questioni ambientali come vice primo ministro, Sergej Šojgu, che guidava il ministero della Difesa, Nikolaj Šulginov, che guidava il ministero dell’Energia, e Oleg Matycin, che guidava il ministero dello Sport, hanno lasciato i loro incarichi e hanno abbandonato il governo.
La stampa occidentale si è concentrata soprattutto sulla mancata conferma di Šojgu, sostituito al ministero della Difesa da Andrej Belousov, che i soliti critici a priori della Russia hanno attribuito al “mancato successo” dell’operazione militare speciale in Ucraina. L’ex ministro, tuttavia, è stato nominato Segretario del Consiglio di Sicurezza Russo, smentendo le voci di coloro che lo avrebbero voluto “silurato” da Putin. Non dimentichiamo che costoro avevano più volte preconizzato una “purga putiniana” ai danni di Šojgu, venendo ogni volta smentiti dai fatti, e dimostrando la propria incompetenza nel comprendere le dinamiche interne alla politica russa e/o la propria malafede nel rappresentare una realtà parallela che risponda ai desiderata degli imperialisti occidentali.
Oltre alla nomina di Belousov, ex primo vice primo ministro, al ministero della Difesa, gli altri cambiamenti principali hanno visto Dmitrij Patrušev e Vitalij Savel’ev essere nominati vice primi ministri, mentre Denis Manturov ha lasciato l’incarico di ministro dell’industria e del commercio, ma è stato promosso a primo vice primo ministro al posto di Belousov. Tra le conferme più importanti figurano invece Sergej Lavrov agli Esteri, Anton Siluanov alle Finanze e Maksim Rešetnikov allo Sviluppo Economico.
Tornando alla questione riguardante Sergej Šojgu, oltre a molti esperti di politica russa, anche le fonti ufficiali del Cremlino hanno smentito le voci circa una sua “bocciatura” da parte di Putin. “Non penso che sia appropriato porre la questione in questi termini“, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov in conferenza stampa. “Si tratta di un incarico statale molto alto con una gamma molto ampia di compiti, che gioca un ruolo enorme per l’intero Paese. Ovviamente, il capo di questo organismo è costantemente in contatto diretto con il capo dello Stato e ha una grande responsabilità“, ha aggiunto, facendo riferimento al nuovo incarico dell’ex ministro della Difesa. A rigor di termini secondo il funzionamento degli organi statali russi, dopo dodici anni passati alla guida del ministro della Difesa, Šojgu è stato promosso e non “bocciato”, venendo nominato ad un incarico ancora più prestigioso ed importante, quello di Segretario del Consiglio di Sicurezza Russo.
Lo stesso presidente Putin ha espresso gratitudine al ministro della Difesa uscente per il suo lavoro di modernizzazione delle forze armate russe: “Vorrei ringraziare Sergej Kužugetovič Šojgu per tutti i suoi sforzi negli ultimi anni, per aver costruito le forze armate e per averle modernizzate. Penso che siamo tutti d’accordo sul fatto che siano all’altezza delle esigenze di oggi, delle esigenze dei metodi moderni di lotta armata“, ha detto il presidente. Putin ha anche commentato la nomina dell’ex ministro a Segretario del Consiglio di Sicurezza: “Questo è un organo costituzionale formato dal presidente. Il suo compito è assistere il capo dello Stato nella gestione di tutta la componente di sicurezza del Paese“, ha spiegato Putin.
Sun Qi, direttore esecutivo del Centro per gli Studi sulla Russia e l’Asia Centrale presso l’Accademia delle Scienze Sociali di Shanghai, ha confermato che la nomina di Belousov al ruolo di ministro della Difesa non suggerisce alcun serio aggiustamento nel sistema di comando militare del Paese: “La sostituzione del ministro della Difesa non significa alcun serio aggiustamento nel sistema di comando militare russo“, ha affermato l’accademico cinese, intervistato dall’agenzia TASS. “Il nuovo ministro della Difesa e il capo dello Stato Maggiore hanno una chiara distribuzione dei compiti, mentre la promozione di funzionari dalla sfera economica al ruolo di ministro della Difesa significa che [il presidente russo] Vladimir Putin intende mobilitare completamente l’economia in condizioni di guerra, collegando il sistema della difesa e dell’industria della difesa con il mercato internazionale per una svolta per vincere la guerra. La sua strategia di vittoria consiste nella mobilitazione e in una svolta e nell’integrazione del settore della difesa russo con i vantaggi economici che la Russia possiede e nel mettere maggiore pressione sull’Ucraina“, ha spiegato l’esperto.
Come nuovo Segretario del Consiglio di Sicurezza, Sergej Šojgu ha preso il posto di Nikolaj Patrušev, che invece è stato nominato assistente presidenziale responsabile della cantieristica navale. Patrušev si è infatti laureato nel 1074 presso l’Istituto di Cantieristica Navale di Leningrado, ora Università Tecnica Marittima Statale di San Pietroburgo.
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