PdCI-FdS Federazione Torino – Le falci rosse per l’unità delle donne comuniste
E’ in atto un violentissimo attacco alle conquiste delle donne, un attacco senza precedenti, sia da parte della Giunta regionale presieduta dal leghista Roberto Cota, che da parte del Governo Monti che con l’appoggio di PdL, Terzo Polo e Pd sta portando avanti le peggiori nefandezze contro i ceti più deboli. Un attacco che qui, in Piemonte, passa anche dal sistematico tentativo di annullare la nostra autodeterminazione attraverso una delibera scellerata ed una legge regionale, la 160, che ci riporta al ventennio fascista, con l’introduzione del movimento per la vita nei consultori, e con la proposta di un sostegno di 250 euro al mese per 18 mesi alle donne che si presentano ai consultori per invitarle a non interrompere la gravidanza indesiderata. I consultori sono luoghi laici, voluti da noi donne, conquistati da noi donne attraverso la lotta, e non possiamo tollerare che diventino il luogo dove si determina il più bieco integralismo cattolico!
Si sta preparando l’ennesimo attacco alla legge 194, sull’interruzione volontaria delle gravidanza. Si cerca di aggirarla con il sotterfugio, con la complicità della Giunta leghista della Regione Piemonte. Siamo al paradosso, soldi per dare i figli alla patria?? E’ storia antica. La capacità procreativa della donne era vista come un servizio alla nazione, che aveva bisogno di uomini e figli servivano al nobile ideale, alla difesa del patrio suolo. Oggi la maternità è una libera scelta e l’idea che qualcuno possa chiedere alle donne di fare figli non per amore, ma per motivi di integralismo cattolico è inammissibile: é ritornare al fascismo patriarcale e imperialista.
Noi donne comuniste del PdCI-FdS, insieme a tante altre donne, diciamo NO. Continueremo a batterci contro la giunta Cota e contro il governo Monti che cercano di farci tornare indietro di decenni. Le nostre vite, il nostro corpo, non sono in vendita. Siamo ancora pronte a lottare!
UN 8 MARZO DI LOTTA PER LA DIFESA DELLE CONQUISTE DI LAVORATRICI E PENSIONATE!
Il governo Monti sta cercando di farci tornare indietro di decenni, con misure inique di ogni genere, a discapito di tutto ciò che lavoratrici e lavoratori hanno conquistato con anni di lotte e di sacrifici. Sotto attacco ci sono i pilastri dello stato sociale e dei diritti. Non si può fare cassa sui maggiori momenti di fragilità degli esseri umani che sono vecchiaia e disoccupazione, così come non lo si può fare sulla sanità pubblica. Oltre al congelamento dell’indicizzazione delle pensioni c’è stato l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne e degli uomini senza neppure tener conto che le donne compiono un doppio e anche un triplo lavoro. Figli, casa, e lavoro di cura. Da sempre le donne suppliscono alla mancanza di nidi, asili e di servizi sociali. Le donne che vorranno andare in pensione prima dell’età pensionabile, fissata ad un minimo di 62 anni (parlando delle donne del settore privato) dovranno aver maturato 41 anni e 1 mese di contributi e si vedranno ridotta di 2 punti percentuale la pensione per ogni anno antecedente il tetto dei 62 anni. E tutto questo è avvenuto per opera del governo Monti che non è tecnico, come ci è stato sbandierato, ma politico, e sostenuto in Parlamento da PdL, Terzo Polo e Pd e senza che i sindacati siano scesi in piazza con uno sciopero nazionale decente. Come è stato sottolineato, con grande soddisfazione, da Mario Monti nelle sue trattative con la tedesca Merkel. Grazie alla riforma del governo Monti oggi ci sono 70.000 lavoratori che non hanno più il posto di lavoro perché erano in attesa della pensione, ma non avranno neppure quella, e di questi 70.000 il 40% sono donne!
E’ inaccettabile che si faccia pagare la speculazione finanziaria internazionale in primo luogo a noi. Le donne sono sempre le prime ad essere espulse dal mondo del lavoro, il più alto tasso di disoccupazione è il nostro. I padroni vogliono farci firmare una delega in bianco, così se decidiamo di fare un figlio ci possono licenziare senza conseguenze. L’articolo 18, che non difende le lavoratrici e i lavoratori inetti, fannulloni e ladri, come sostiene la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ma coloro che vengono licenziate/i senza giusta causa, è stata una conquista di civiltà e cancellarlo significa che le prime a pagarne le conseguenze saranno le lavoratrici.
Noi donne comuniste del PdCI-FdS, insieme a tante altre donne, diciamo No. Continueremo a batterci contro il governo Monti. Le nostre vite, il nostro lavoro, non sono in vendita.
Conosciamo il significato della lotta e continueremo a farla!