di Annalinda Ricci, PdCI Alessandria
Quest’anno credo sia la prima volta dal lontano ’68, in cui le donne possono dire di festeggiare per il senso che ha in origine, la loro festa e cioè il ricordo di una tragedia al femminile.
Quest’anno le donne possono dire, senza tema di dubbio, di aver ricevuto “la festa”, in ogni campo della loro vita: innalzamento dell’età pensionabile, senza incremento di servizi pubblici a supporto del loro atavico secondo lavoro di casalinghe, madri, badanti; l’aumento di discriminazioni in materia di assunzioni, con il conseguente accrescimento della disoccupazione rosa e la condanna inevitabile alla dipendenza dalla famiglia e dagli uomini, padri, fratelli, mariti (non dimentichiamo che il 70% degli “invisibili”, degli indigenti assoluti nel mondo sono donne).
All’ONU la CSW manifesta pesanti preoccupazioni per l’aggravamento della condizione femminile, determinato appunto, oltre che dalla privazione dell’ introito da lavoro, dai pesanti tagli alla spesa sociale, realizzati dalle nazioni per arginare il disavanzo pubblico.
Le donne, in qualità di principali generatrici di reddito familiare, rimangono comunque escluse dall’accesso a mezzi indispensabili per la propria crescita personale e professionale: esse sono il più delle volte non ammesse al credito, al possedimento di terra, di piccole imprese familiari e ad altri strumenti di produzione, dalla formazione e dalla tecnologia.
Nelle moderne società occidentali, il genere femminile patisce una forte disparità nelle retribuzioni e nella carriera professionale e in particolare, in Europa, il divario medio dei guadagni tra uomini e donne è del 17,4% circa.
Se poi parliamo della vita delle donne al di fuori del loro doppio lavoro, si scopre che non se la passano meglio.
Ogni anno vengono assassinate senza pietà da mariti, compagni, fidanzati o da ex, in media 100 donne e per peggiorare il quadro, se si può, i figli (soprattutto piccoli), nel 62,4% dei casi assistono all’aggressione mortale.
L’ Istat conferma che una donna su tre tra i 16 e i 70 anni, è stata o sarà nella sua vita, vittima della violenza di un uomo.
C’è ben poco da festeggiare, visto l’ammontare degli abusi e dei maltrattamenti riconosciuti:
“700 mila donne circa, sempre secondo l’ Istat, subiscono ogni anno violenze ripetute dal partner o da uomini della propria famiglia.
Secondo l’Osservatorio nazionale sullo stalking, il 10% circa dei delitti di donne, che avvengono in Italia, ha come premessa atti di stalking: l’80% delle vittime di sesso femminile subisce precedentemente un periodo medio di molestie tenaci di circa un anno e mezzo.
Nei 12 mesi precedenti alle rilevazioni di cui sopra, il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione e 150 mila (5,4%), le giovani dai 16 ai 24 anni (16,3%), dai 25 ai 24 anni (7,9%). Il 3,5% delle donne ha subito violenza sessuale (stupro, tentato stupro, molestia fisica sessuale, rapporti sessuali con terzi, rapporti sessuali non desiderati, attività sessuali degradanti e umilianti), il 2,7% fisica.
Lo 0,3%, pari a 74 mila donne, ha subito stupri o tentati stupri. La violenza domestica ha colpito il 2,4% delle donne, quella al di fuori delle mura domestiche il 3,4%.
Secondo Amnesty International, nella quasi totalità dei casi, le violenze non sono denunciate: il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Lo stesso nel caso degli stupri (91,6%). E’ consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite.
Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica, che sessuale e la maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza. Tra le violenze fisiche è più frequente l’essere spinta, strattonata, afferrata, l’avere avuto storto un braccio o i capelli tirati (56,7%), l’essere minacciata di essere colpita (52,0%), schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi (36,1%). Segue l’uso o la minaccia di usare pistola o coltelli (8,1%) o il tentativo di strangolamento o soffocamento e ustione (5,3%). Tra tutte le forme di violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, ovvero l’essere stata toccata sessualmente contro la propria volontà (79,5%), l’aver avuto rapporti sessuali non desiderati (19,0%), il tentato stupro (14,0%), lo stupro (9,6%) e i rapporti sessuali degradanti e umilianti (6,1%).
Il 21% delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6% solo dal partner, il 56,4% solo da altri uomini. I partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate, e sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché‚ i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Il 69,7% degli stupri, infatti, è opera di partner, il 17,4% di un conoscente e solo il 6,2% è stato opera di estranei. Il rischio di subire uno stupro o un tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima. Gli sconosciuti commettono soprattutto molestie fisiche sessuali, stupri solo nello 0,9% dei casi e tentati stupri nel 3,6% contro, rispettivamente, l’11,4% e il 9,1% dei partner.
Subiscono violenza psicologica circa 7 milioni e 134 mila donne: le forme più diffuse sono l’isolamento o il tentativo di isolamento (46,7%), il controllo (40,7%), la violenza economica (30,7%) e la svalorizzazione (23,8%), seguono le intimidazioni (7,8%). Il 43,2% delle donne ha subito violenza psicologica dal partner attuale; 1 milione 42 mila donne hanno subito oltre alla violenza psicologica, anche violenza fisica o sessuale, il 90,5% delle vittime di violenza fisica o sessuale.
Un milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni, il 6,6% del totale. Gli autori delle violenze sono vari e in maggioranza conosciuti, solo nel 24,8% la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto. Un quarto delle donne vittime prima dei 16 anni ha segnalato un conoscente (24,7%), un altro quarto un parente (23,8%), il 9,7% un amico di famiglia, il 5,3% un amico. Tra i parenti gli autori più frequenti sono stati gli zii. Il silenzio è stato la risposta maggioritaria: il 53% delle donne ha dichiarato di non aver parlato con nessuno dell’accaduto.”
*Dati Istat tratti da www.roma.corriere.it
Come si capisce, trovare un motivo per festeggiare risulterebbe appunto, davvero difficile, se non fosse che poi ti capita di ricevere un messaggio dalla tua migliore amica che ti annuncia la nascita del suo bambino tanto cercato e voluto.
Allora ci si ricorda che, secondo la scienza, la femmina dell’uomo è stata selezionata dalla natura, per il protrarsi dell’evoluzione della specie; che l’ingegneria genetica ha scoperto come produrre spermatozoi dal midollo osseo femminile, rendendo in un fanta-futuro la donna libera di riprodursi per partenogenesi; che una donna a una qualunque latitudine del mondo, ha un bambino appena nato che le dorme sul seno e vede e sente il paradiso, senza aver bisogno d’altro nel suo immaginario e… forse si, c’è sempre da ringraziare il destino e c’è sempre un giorno da festeggiare per essere nate donne.
Alda Merini ha scritto: “Avevo fame di cose vere, naturali, primordiali; avevo fame d’amore. L’avrebbero mai capito gli altri?”
Buon 8 Marzo 2012, donne di tutto il mondo, uniamoci e resistiamo, verranno sempre tempi migliori.