In occasione dei 100 anni della nascita di Enzio Gemma, proponiamo il discorso pronunciato da Carla Nespolo al suo funerale, che ne traccia i tratti essenziali della sua importante figura
Credevamo – noi tutti che siamo qui – di essere preparati al congedo da Enzio Gemma. La lunga malattia, le sue stesse serene e consapevoli parole, sembravano accompagnarci a questo momento, con semplicità, come diceva lui: “Secondo il ciclo naturale delle cose”. Ma non è cosi’. Oggi – e per i tempi a venire – Enzio Gemma ci mancherà tantissimo. Egli appartiene a quelle persone che – senza volerlo, senza cercarlo – diventano un esempio, un punto di riferimento importante per la propria comunità e per i tanti che, anche assai diversi tra loro, ne ammiravano l’intelligenza, la forza morale e la coerenza di vita. Queste doti Gemma le trasse dalla sua famiglia: da suo padre Vincenzo, antifascista e comunista, che perse il posto di lavoro piuttosto che piegarsi al fascismo. E da sua madre Maria Adele, della quale, sino all’ultimo, ha ricordato il sorriso e la forza. Da questa storia familiare, è derivata la sua immediata adesione alla Resistenza. Come ha descritto Cesare Manganelli nel “Libro d’onore della Resistenza Alessandrina” ( pubblicato per iniziativa dell’allora Presidente del Consiglio Comunale, Pier Angelo Taverna ) Gemma partecipò dal novembre 1943 al febbraio 1944 ai Gap di Torino e, dal giugno 1944 alla Liberazione, fu’ membro della brigata garibaldina “Massobrio” ,con il nome di battaglia (piuttosto trasparente, per la verità ) di “Enzo”. Di tale formazione, fu Ufficiale addetto di Brigata. Una brigata di pianura, che operava tra Castelceriolo, Castelferro, Sezzadio e Alessandria. All’inizio composta da poche decine di uomini e poi via via ingranditasi. Nel febbraio – marzo 1945, la formazione era composta da circa trecento uomini. Chi voglia conoscere le azioni di questo gruppo può farlo consultando, all’Isral, il fondo “divisioni partigiane” fascicolo n. 9 Vedrà, ad esempio, che questi partigiani – tra l’altro – liberarono alcuni operai da un treno diretto in Germania; operarono in più riprese presso il ponte Bormida, probabilmente per difenderlo da temute rappresaglie delle truppe tedesche in ritirata. Parteciparono – come è ovvio – alla Liberazione di Alessandria. Erano giovani e giovanissimi ragazzi, come i “Ragazzi di Piazza Mentana” e del “Canton di Rus”, per citare solo due libri recenti. Erano, come Enzo, i partigiani di Castelceriolo. A loro, alla loro coraggiosa giovinezza, al sacrificio di tanti, dobbiamo le basi stesse della nostra Repubblica. Oggi troppi lo dimenticano, e chiamano “pacificazione”, la cancellazione delle ragioni dell’antifascismo. Da partigiano, da presidente dell’ Anpi, da dirigente politico, Gemma si è sempre opposto a questo “oblio della memoria”. Ieri era il 2 giugno e forse molti di noi hanno pensato a Gemma. Al nostro caro “Gemmone” che se n’è andato. Ci teneva, Gemma, al 2 Giugno. Sin che ha potuto, non ha mancato di partecipare alle cerimonie ufficiali. Ricordo – di tante di quelle occasioni – il suo lampo sereno negli occhi e il suo sorriso indulgente, quando si eccedeva nel formalismo. Infatti, una sua dote molto bella era l’anti-retorica, la sdrammatizzazione della vita. Nel contempo (e forse proprio per questo) aveva un interesse autentico per le persone e l’amicizia che lo legava a molte di esse (anche le più distanti, per idee, da lui, comunista da sempre e per sempre) era forte e sincera. Tanto fermo nelle proprie convinzioni, quanto capace di dialogo e di rispetto per le opinioni altrui: Questo era Gemma. L’interesse per “l’altro” gli derivava- me lo disse spesso – proprio dalla guerra partigiana, dove imparò a rispettare le idee di tutti (dai monarchici ai comunisti, era solito ripetere.) Questa esperienza trovo’, per lui, il proprio sbocco naturale nel P.C.I. E non possiamo dimenticare che nell’aprile 1944 – a Salerno – il “partito nuovo” di Togliatti, fu’ varato proprio tenendo conto dell’esperienza unitaria della resistenza italiana. Per i comunisti italiani, iniziava un cammino nuovo, autonomo dall’Unione Sovietica e che aveva al proprio centro la lotta per la democrazia. In questa temperie politica, si definì e si consolidò l’impegno politico di Enzio Gemma. Divenne – nel dopoguerra – segretario della Camera del Lavoro di Alessandria (dal 1953 al 1958) e poi segretario della Federazione Provinciale del P.C.I. (dal 1959 al 1962). Furono anni duri e belli. Per la nostra città e per l’Italia. Basti pensare alla lotta della “Borsalino”, culminata nella salita sulla ciminiera di Balbi e Baseggio e nella requisizione della fabbrica, da parte del Sindaco Nicola Basile. Furono anche gli anni del governo Tambroni, dei fatti di Genova del ’60, delle violenze sui dimostranti e di un fascismo che sembrava ritornare. E Genova – anche con i tragici fatti recenti dei G8 – ritornava spesso nei suoi ricordi e nelle sue riflessioni. Anche in quei frangenti così duri, Gemma non perse mai la sua capacità di analizzare lucidamente la realtà e di tenere aperta la porta del dialogo. Di quegli anni e di quelle riflessioni, vi è traccia commovente nelle pagine settimanali dell’Unità, dedicate ad Alessandria, presso l’ archivio centrale del giornale. Il segretario Gemma era coadiuvato da un gruppo straordinario di dirigenti: Pollidoro, Gilardenghi, Marchesotti, Raschio, la Pizzorno, Motta, Massone, Scano, Valsesia, per citarne solo alcuni. E prima di lui il segretario Cristoforo Rossi e nelle istituzioni Oreste Villa, Stellio Lozza, Carlo Boccassi. Il forte gruppo dirigente del P.C.I. Di Alessandria. Molti di noi, che siamo qui oggi, e che siamo stati la generazione successiva, debbono tutta la loro formazione a così grandi maestri. Il popolo restava, per questa classe politica, il punto di riferimento. Soprattutto i lavoratori, la classe operaia. Quando fu Assessore della giunta Basile e in tutti gli anni a venire, Gemma tenne ben ferma questa prospettiva. Sorsero, per sua iniziativa, la piscina comunale e il palazzetto dello sport. Affinchè tutti i giovani (indipendentemente dalle condizioni economiche della famiglia) potessero fare sport. Il progetto di una società più giusta: era questo obiettivo che ispirava tutta la sua attività. Gemma aveva anche – ed era una dote rara tra i comunisti – una grande capacità imprenditoriale. Contribuì, ad Alessandria, alla costruzione della zona industriale D4, per fare solo un esempio. Ma poi ha conosciuto il mondo. Da consulente economico di San Marino (che corrisponde alla funzione di Ministro di quel piccolo stato), a persona che è entrata in contatto con i grandi della terra. Da Ciu en Lai a Fidel Castro, da Ho Chi Minh a Kruscev, per citarne solo alcuni. E poi Togliatti, Berlinguer, Cossutta ecc. Li ha incontrati da grandissimo manager, senza mai perdere di vista i valori fondamentali, del rispetto del lavoro e della solidarietà. Alcuni tratti, alcuni ricordi (uniti a quelli di chi mi ha preceduto) per onorare, ancora una volta, Enzio Gemma. La sua città lo ha fatto giustamente (e fu un riconoscimento di cui andava fiero) attribuendogli – nel 2007 – il “Gagliaudo d’oro”. Noi, oggi, lo salutiamo con amore e rimpianto. Di lui qualcuno ha scritto che era un comunista “diverso”. Magari inconsciamente, si è voluto separare l’uomo Gemma (con le sue indubbie qualità personali), dal comunista. Chi pensa così, dimostra un’incapacità di fondo: quella di non saper valutare obiettivamente il ruolo del P.C.I., nella storia del nostro Paese. “Non da soli, non per noi soltanto” – come amava ripetere – comunisti come Gemma, hanno costruito un’Italia Nuova. Dalla Resistenza, alla stesura e poi alla difesa della Costituzione. Dalla difesa della Democrazia, alla salvaguardia dell’Unità Nazionale , li, senza tentennamenti, ci sono stati i Comunisti Italiani. Anche di quest’ultimo 25 Aprile Gemma ha voluto essere dettagliatamente informato, come se fosse presente. E Pasquale Cinefra, lo ha fatto sollecitamente. Oggi l’ANPI è qui, inchinando le proprie bandiere al capo riconosciuto e amato. Al proprio Presidente Emerito. All’amico e compagno che non c’è più. Al propulsore convinto del rinnovamento dell’ANPI, con una decisa apertura ai giovani. Siamo vicini a Dario e Mauro (i figli che hanno ben seguito la strada – morale politica – del Padre) e di cui era orgoglioso, con la discrezione e la passione che gli erano proprie. Siamo vicini ai cari nipoti Irina, Daria e Jacopo. Alle nuore Virginia e Adriana. Alla sorella Lella. A tutti i parenti. Avete perso un padre e un nonno straordinario. Ma questo già lo sapete. Alla fida Feja, il nostro abbraccio. Gemma ora riposera’ vicino al suo caro amico e compagno, Pierino Guerci. Nel laico aldilà della memoria, ora è insieme alla sua cara moglie Asmilde. Ciao, Gemma. Ciao, Presidente e guida. Sarai per sempre con noi