Vertenza Venezia, come uscire dalla crisi al meglio per i lavoratori veneziani

marghera 170312

Uscire dalla crisi con la piena occupazione
La città ai veneziani, + conoscenza + porto + fabbriche
a Venezia – turismo con più regole

Vertenza Venezia nel 2012, cosa d’altri tempi o necessità dell’oggi per ricostruire l’unità dei lavoratori e di tutte le vertenze in atto per uscire dalla crisi, con la piena occupazione e un economia articolata del futuro?.
Vertenza Venezia perche è cambiato il mondo e noi arranchiamo, siamo quasi fermi e l’economia veneta e veneziana che ne è parte integrante, ma direttamente dipendente non essendosi adeguata a sufficienza, è in parte travolta dagli eventi della crisi con tutte le conseguenze sulla nostra vita quotidiana?.
Vertenza Venezia per un lavoro dignitoso, sicuro e per decidere sulle trasformazioni industriali economiche e sociali in essere e future.
 
E’ indispensabile rendersi conto, con rapidità, dei fenomeni negativi prodotti dalla crisi poiché producono consistenti contraddizioni nella realtà cittadina e provinciale mettendo in moto processi, per dimensione e qualità, sino ad un paio di anni fa impensabili:
1. una forte accelerazione della chiusura dei settori industriali a Porto Marghera, dove la disoccupazione ha raggiunto il 20% e i lavoratori in cassa integrazione guadagni (CIG) sono al 45% degli occupati. La Raffineria ENI, la Fincantieri e l’Alenia, sono in C.I.G.; a Mira la Nuova Pansac e la Zeolite sono chiuse; a Marcon un’azienda sana come la Ditec viene chiusa e de localizzata, ecc..;
2. gli unici investimenti produttivi consistenti si fanno al Porto Commerciale;
3. mentre si chiudono gli stabilimenti di P.Marghera, a Venezia/Mestre tra il 2010 e il 2011 il lavoro atipico, quasi tutto precariato giovanile, passa dal 5% della popolazione giovanile al 10% dell’intera popolazione comunale, raggiungendo le 28.000 unità;
4. mentre si chiudono le fabbriche, il turismo a Venezia nel 2011, rispetto al 2010, vede un salto delle presenze del +12,5% e dei pernottamenti del +13,2%, con una afflusso annuale di circa 22 milioni di turisti, mentre gli abitanti scappano da Venezia che va sotto i 59.000 residenti;
5. a Chioggia la povertà raggiunge il 13/15% (percentuali che non si vedevano da più di mezzo secolo);
6. mentre nelle crisi precedenti erano solo i lavoratori in C.I.G. o in mobilità a fare gesti inconsulti o a suicidarsi, oggi succede la stessa cosa anche a settori di artigiani e piccoli industriali;
7. si accentua e si diffonde nella crisi una particolare cultura sulla sofferenza, sulla solitudine, sulla povertà, accentuando la disgregazione sociale che distrugge ogni speranza di uscire da questa crisi con la solidarietà e un futuro di dignità.

Tutto ciò significa che:

– di quello che era P. Marghera è rimasta poca cosa e nel territorio veneziano la situazione è ancora peggiore rispetto altre parti d’Italia;

– le tendenze in atto danno una forte accelerazione ai cambiamenti strutturali dell’economia locale che diviene sempre meno articolata ed equilibrata tra i vari settori, sempre più squilibrata verso il turismo e i servizi, generando uno scontro fortissimo tra diversi interessi come si è manifestato anche in queste settimane contro il passaggio delle grandi navi in Bacino San Marco.
 

E’ facile capire che le conseguenze, su un’economia così fragile e alla mercé di decisioni altrui, non permette una salda difesa contro i forti processi di disoccupazione e povertà, al contrario di ciò che è avvenuto negli ultimi 60 anni con la presenza di un forte settore industriale che svolgeva un ruolo coagulante e trainante.
 

E’ perciò necessario lavorare affinché si ricostruisca rapidamente un potere di contrattazione per veri investimenti e per la piena occupazione. Tutto ciò potrà essere possibile modificando gli attuali rapporti di forza a sfavore dei poteri forti, dei banchieri e dell’economia parassitaria che, con l’aiuto delle politiche liberiste e privatiste prima del Governo Berlusconi e ora del Governo Monti, ci impoveriscono e rafforzano le loro strutture economico-finanziarie nazionali ed internazionali allo scopo di continuare una politica di “rapina”.
Queste politiche sono antitetiche agli interessi dell’area veneziana.
 
Per dare una risposta efficace siamo convinti si debba aprire una vertenza, la Vertenza Venezia.

I punti di debolezza sono:

– i ritardi nell’adeguare alle nuove esigenze internazionali le nostre infrastrutture e la mancanza di investimenti produttivi consistenti, in grado di rimettere i nostri stabilimenti in grado di competere sul piano internazionale;
– la mancanza di una vera cultura della trasformazione e della programmazione dello sviluppo;
– la mancanza di una visione strategica e unitaria di Venezia e Mestre, di Venezia e il Veneto;
– la cultura dell’immobilismo assistito;
– la incapacità di risolvere con tempi definiti i problemi delle bonifiche a P. Marghera e l’asfisiante struttura burocratica;
– la mancanza di una classe imprenditoriale locale in grado di svolgere ruolo economico propulsivo che nella stragrande maggioranza dei casi si limita ad essere immobiliarista o speculatore fondiario;
– una classe imprenditoriale che va tirata in causa per non aver saputo utilizzare le grandi risorse che in questi ultimi trent’anni lo Stato ha fatto pervenire nei nostri territori, dalla Legge Speciale ai vari finanziamenti ed incentivi dati alle industrie e agli altri settori economici, al mantenimento delle infrastrutture portuali, ferroviarie ecc… e per aver permesso e favorito rapporti di lavoro che in alcuni casi, come alle imprese della Fincantieri o nelle imprese edili, sono al limite della schiavitù; o comunque introducendo vaste forme di rapporto di lavoro illegali;
– la debolezza o l’assenza della classe politica locale capace di affrontare la dimensione dei problemi.

I punti di forza sono:

– la visibilità internazionale della Città storica;

– il nuovo ruolo internazionale, economico, commerciale e produttivo dell’Alto Adriatico dove Venezia può assumere un ruolo di rilievo;
– la nuova possibilità di disporre subito delle aree liberate di P. Marghera;
– un movimento sindacale capace di unire e dare prospettive ad una futura economia di zona capace di difendere diritti e qualità di lavoro e ricostruire un potere di contrattazione unitario, popolare e di zona adeguato alle necessità.
 
A Venezia si esce dalla crisi con +Stato e –Privato.
Tre proposte al Governo Monti.
 

1. La politica industriale dello Stato su Venezia.
Le grandi produzioni sono tutte di proprietà diretta o indiretta dello Stato (Fincantieri, Aeronavali, Raffineria Eni, la produzione di Energia e energie rinnovabili).
In accordo con la Regione Veneto e il Comune di Venezia va preteso dal Governo una vera politica industriale capace di dare futuro ai settori indicati riportando, a Venezia, precisi ruoli nei progetti industriali dei settori della cantieristica, dell’aereonautica civile, della raffinazione del petrolio e dei progetti per le energie rinnovabili, del vetro di Murano, nella ricerca sulla chimica pulita, sui metalli non ferrosi ecc…
 

2. Lo Stato è responsabile dell’adeguamento infrastrutturale dei porti, strade, ferrovie ed è responsabile della salvaguardia fisica e socioeconomica della città di Venezia e della Laguna.
In accordo con il Comune di Venezia e la Regione Veneto va aperta, con il Governo, una vertenza che lo obblighi ad avere una politica infrastrutturale per Venezia capace di adeguare il Porto, l’Aeroporto, le ferrovie, le vie fluviali ed autostradali, alle trasformate condizioni internazionali e agli interessi delle popolazioni locali.
 

3. Lo Stato è responsabile della salvaguardia fisica e socioeconomica della Città di Venezia (Legge Speciale).
Va riaperta una vertenza con il Governo per l’aggiornamento della Legge Speciale per Venezia, in quanto gli obbiettivi della difesa socio economica e dalle acque alte della città sono stati raggiunti solo molto, molto parzialmente. Il MOSE, una volta concluso, dovrebbe funzionare esclusivamente per scongiurare delle catastrofi, ma la salvaguardia fisica, la manutenzione ordinaria e straordinaria della Città e della Laguna e lo sviluppo socio economico, dipendono da altri fattori.
Il pericolo è che la mancanza di una nuova Legge Speciale, ci riporti agli anni settanta, quando per quaranta anni non sono stati scavati i rii e fatte le manutenzioni ai servizi e alle fondamenta delle case e dei palazzi, con la conseguenza che vengano lasciati a casa decine di migliaia di lavoratori.

Con la Legge Speciale serve un nuovo piano di riqualificazione, sociale ed economica, della città superando una visione monoturistica. Anche per questo siamo contrari all’ipotesi della sublagunare, all’invasione di meganavi e alla seconda pista al Marco Polo ecc… che aumenterebbero la pressione turistica su Venezia.
 
Va aperta con coraggio una vera vertenza unitaria sul settore del TURISMO nei confronti della Regione Veneto e del Comune di Venezia.
Il turismo è un settore economico fondamentale e radicato nell’economia veneta e, di conseguenza, non possono esserci soluzioni semplici.
Nel Veneto, nella fase di crisi, ha avuto un andamento “strano”: a fronte di un aumento delle presenze, si riscontra un calo dell’occupazione e, probabilmente, un restringimento dei periodi di lavoro a tempo determinato.

Va considerato che nel centro storico di Venezia, il turismo è diventato invasivo e contaminante oltre i limiti di sopportabilità per i livelli di qualità della vita degli abitanti e per la salvaguardia fisica della città
Il turismo del litorale è diverso da quello veneziano, ma questo non significa che non siano correlati. Per questo vanno coordinati e programmati i flussi.
Va aperto nei confronti della Regione Veneto e della struttura imprenditoriale locale, una vertenza con l’obbiettivo di impedire che il turismo distrugga la città di Venezia e prevedendo che i costi della sua manutenzione e dei servizi ricadano su chi ne trae beneficio.
Una vertenza che sommi il carattere sociale con quello del vivere civile in città.
Una vertenza che riproponga il contratto unico per l’intero settore in grado di dare particolare attenzione e importanza alle problematiche della precarietà, dei diritti, ai cambi d’uso, ai problemi dell’abusivismo, della contraffazione e della delinquenza diffusa, con le esigenze del vivere quotidiano dei suoi abitanti.
In questo ambito va considerato che l’approvazione da parte della Regione Veneto della variante alle isole minori della Laguna di Venezia, con la previsione della costituzione nella Laguna Nord di un Parco ambientale di interesse Locale, può rappresentare non solo una maggiore attenzione agli equilibri ambientali, ma anche una grande occasione di rilancio di attività lavorative legate alle produzioni storiche industriali, artigianali e ad un turismo alternativo e meno invasivo, sgravando il peso che oggi supporta il centro storico.
 
La crisi ci impone un nuovo modello istituzionale,
Venezia capitale – Mestre capitale

L’uscita dalla crisi passa anche attraverso la costruzione di un nuovo modello Istituzionale capace di confrontarsi con i nuovi modelli di globalizzazione dell’economia. Il modello istituzionale va adeguato alle nuove esigenze economiche e internazionali di fase. Non va dimenticato che Venezia è riconosciuta, a livello internazionale, quale riferimento di aree molto più vaste del Veneto, ha un patrimonio storico, culturale e paesaggistico immenso, e per certi aspetti è capitale mondiale della cultura, del turismo, con buone professionalità e capacità nel settore del restauro, delle nano tecnologie ecc. Mestre deve adeguarsi a futuri compiti regionali e internazionali, come snodo delle comunicazioni e dei grandi servizi e con un patrimonio culturale industriale impareggiabile.
Secondo noi non c’è, da parte dell’attuale Giunta comunale, una visione strategica, con la conseguente progettualità, sul ruolo di Venezia-Mestre nell’ambito di una vasta area metropolitana, ma ancor più come capitale del Veneto che guarda agli sviluppi economici del nord e dell’est Europa. La mancanza di questa visione, con le conseguenti ricadute sul piano culturale, economico e infrastrutturale, espone la città a future logiche di divisione Comunale. e di mancanza di ruolo regionale, anche se da poco è stato votato lo Statuto Regionale che la riconosce come capitale della Regione, e dopo la votazione in Consiglio Comunale del PAT che nell’insieme da dei precisi ruoli a Marghera e all’intera terraferma.
 
Difendere e sviluppare l’esistente:

1- Va difeso e valorizzato il patrimonio di Venezia con la sua Laguna.

2- Porto Marghera, Porto e l’Aeroporto vanno confermati come i principali volani per l’insieme dell’economia e delle attività industriali, commerciali e turistiche.
Il PAT è un’importante strumento di programmazione delle politiche economiche, abitative, ambientali, strutturali della città. Disegna il suo futuro. Per questo abbiamo condiviso le indicazioni sulla destinazione d’uso portuale e industriale delle aree di P. Marghera. Così come non condividiamo l’ipotesi del Quadrante di Tessera, della sub lagunare e del tracciato lungo la gronda lagunare della TAV.

Porto e Aeroporto vanno adeguati, assieme a tutte le altre infrastrutture, alla nuova realtà economica e produttiva internazionale.
Attorno al porto può essere ricostruito parte del nuovo impianto industriale di Porto Marghera e il raccordo con le attività economico produttive di importante parte della Pianura Padana, dei paesi arabi, e di quelli asiatici.
Alcune esperienze sono già in essere e indicano che attorno alle due grandi infrastrutture si può costruire la logistica e produzioni ad esse collegate, compatibili con il territorio, come i cantieri navali, le produzioni aeronautiche e spaziali, i servizi a piè di banchina, quali reparti di produzioni per le fabbriche dell’entroterra o per le importazioni di produzioni non più fatte in Italia, per ragioni ambientali (come i fosfati, il Klincher o per le produzioni siderurgiche sparse in tutta la Pianura Padana ecc…).
 
3- Porto Marghera
Il P.d.C.I. condivide e fa propria la proposta di vertenza Porto Marghera elaborata e proposta dalla CGIL.
Vogliamo evidenzare alcune particolarità strutturali:
sulle bonifiche condividiamo la proposta del Ministro Clini che riconferma l’idea di bonificare l’area, solo quella interessata, in relazione al tipo di utilizzazione futura a cui è destinata (vedremo la proposta concreta);
le aree ENI dismesse vanno concesse subito in comodato d’uso al Comune di Venezia che per concorso internazionale le darà, per essere utilizzate, a coloro che intendono produrre; tali aree dovranno essere riconsegnate al Comune al termine dell’attività, come viene fatto nei porti del nord’Europa;
va richiesta la costante funzionalità dei canali e delle banchine in autonomia funzionale;
Va adeguata l’intera rete dei raccordi ferroviari e della stazione FS alle modificate necessità;
va affrontato con decisone il problema della illegalità diffusa nella gestione dei rapporti di lavoro;
 

4- Il Porto
Il Porto nella sua riorganizzazione è più indietro dell’Aeroporto ma è necessario un suo veloce adeguamento ai cambiamenti produttivi ed economici europei e mondiali che stanno interessando l’Alto Adriatico; dall’innovazione all’integrazione produttiva e infrastrutturale e dei sevizi tra Venezia, Veneto, Pianura Padana, Austria, Baviera, Slovenia.
In tale prospettiva va considerata positivamente la proposta di realizzare il Porto d’Altura e la piattaforma logistica alla Montefibre, confermando il Piano Regolatore Portuale esistente che indica in P. Marghera la vera piattaforma logistica della nuova infrastruttura.
Le recenti richieste dei comitati, contro il passaggio delle grandi navi in Bacino San Marco, hanno posto due veri problemi: la salvaguardia fisica della città e il problema turismo.
A nostro parere le risposte vanno date tenendo conto che il porto è la più importante attività della città.
Va trovato un punto di equilibrio tra le varie esigenze e cioè:
a. dopo aver realizzato il terminal d’altura per i container e il petrolio (estromettendo dalla laguna le navi di questi due settori merceologici), potrebbe divenire economicamente insostenibile estromettere dalla laguna e da Porto Marghera le attività commerciali, industriali e crocieristiche;

b. per una eventuale nuova stazione passeggeri in laguna vanno utilizzate le aree adiacenti all’attuale Canale dei Petroli, respingendo qualsiasi nefasta ipotesi dello scavo di un nuovo canale tra quello dei Petroli e la Stazione Marittima a Santa Marta.
Quest’ultima va utilizzata con una doppia funzione, turistica e di servizio alla città per eventi di vario genere, da quelli fieristici e altri, come avviene in parte già ora;
c. prendere la decisione di limitare il tonnellaggio massimo delle navi in transito per il Bacino (oggi passano navi da 125.000T).

 
5- Aeroporto Marco Polo di Tessera dopo l’accordo con Treviso e quello in corso con Longhi dei Legionari di Trieste si è sulla buona strada per garantire, complessivamente senza terza pista e senza ulteriore distruzione di territorio, più di 20 milioni di passeggeri/anno che daranno lavoro a diretti e indiretti tra i 40/50.000 persone.
E’ evidente che questa realizzazione comporterà dei ruoli diversi dei singoli Aeroporti facendo divenire Tessera il terminal internazionale per l’area che va da Rovigo, Padova, Vicenza, Treviso, Udine, Trieste, Venezia.
Per la realizzazione di questo sistema, sono indispensabili collegamenti ferroviari adeguati che servano l’intera area ed essendo le attuali linee ferroviarie di Trieste e Udine del tutto inadeguate vanno rese efficaci al nuovo servizio. Per questo vanno richiesti i finanziamenti per la realizzazione del raccordo della Metropolitana di Superficie, tra la linea FS e l’Aeroporto e, dopo l’accordo tra Comune e SAVE, va realizzata con rapidità la bretella di ingresso alla stazione aeroportuale.
Nella riorganizzazione dell’economia locale e guardando gli altri aeroporti europei che svolgono la stessa funzione di quello di Tessera, oltre a svolgere la funzione di stazione aeroportuale, dovrebbe svolgere funzioni di integrazione tra il servizio di trasporto aeronavale e quello economico dell’area, come la riorganizzazione dei servizi di rappresentanza delle produzioni Venete e di parte della Pianura Padana, ecc…

 
6) I Servizi alla Città. No alla privatizzazione dei trasporti urbani, della raccolta differenziata dei rifiuti, della distribuzione dell’acqua, energia, gas che vanno difesi nella loro gestione pubblica e nel rispetto dell’esito dell’ultimo referendum sulla privatizzazione dei beni comuni.

Partito dei Comunisti Italiani
Federazione della Sinistra
Venezia
Piazza Canova 5 – 30173 Mestre
tel. 041 5316450 – 348 7039584

Mestre – Febbraio 2012