Un po’ di giustizia

Marlane cartellidi Giorgio Langella, segretario regionale PCdI Veneto

Dopo tante assoluzioni, prescrizioni, diminuzioni di pena (si pensi alle sentenze Eternit, discarica di Bussi, Marlane-Marzotto, ThyssenKrupp solo per citare le più recenti) finalmente una sentenza di condanna. Il tribunale di Milano ha, infatti, inflitto pene fino a 7 anni e 8 mesi di reclusione a undici ex dirigenti Pirelli per la morte di una ventina di operai causata dall’esposizione all’amianto.

Finalmente è stato riconosciuto che “il fatto sussiste” e che ci sono dei colpevoli. Adesso vogliamo chiedere che si faccia giustizia anche di tutti i crimini avvenuti nei posti di lavoro. Giustizia, finalmente, per tutti i lavoratori uccisi in nome del “dio profitto”. Giustizia, finalmente, per chi è stato trattato come un ingranaggio di un sistema spaventoso che non ha esitato a scartarlo perché malato e, quindi, poco produttivo. Giustizia, finalmente, senza sottostare alle “leggi di mercato” che sfruttare il bisogno delle famiglie di chi è morto e di comperare l’innocenza con l’elemosina di qualche migliaia di euro come è successo alla Marlane.

Adesso sarebbe giusto sapere che fine ha fatto l’indagine sui decessi per mesotelioma dovuti all’esposizione all’amianto (una ventina di lavoratori anche in questo caso) avvenuta negli stabilimenti vicentini della Marzotto e che è iniziata qualche anno fa. Perché non se ne parla più? Perché si tende sempre a minimizzare la strage di lavoratori che ogni anno si verifica nel nostro paese per incidenti o malattie professionali? Perché le malattie professionali, i tumori che colpiscono chi lavora in totale insicurezza, le tante patologie dovute a ritmi di lavoro sempre più faticosi e stressanti, vengono troppo spesso trattate come normali fatalità?

Rendiamocene conto, non c’è nulla di normale nel fatto che il lavoro, che dovrebbe essere il primo diritto costituzionale, possa diventare causa di malattia e morte. Nulla di normale nei processi sulle tragedie del lavoro che vengono trascinati all’infinito, nei mille cavilli, nelle sospensioni delle udienze, nelle troppe assoluzioni, nel fatto che chi ha i soldi è più garantito rispetto a chi deve lavorare per vivere.

La sentenza di condanna degli ex dirigenti della Pirelli sia esempio che giustizia può e deve essere fatta. Che i colpevoli esistono e possono essere condannati. E che il lavoro non necessariamente deve uccidere ma deve essere fonte di salute, benessere e riscatto per ogni lavoratore.