Soma, la discolpa del potere

di Enrico Campofreda | da contropiano.org

La politica di potere, quella peggiore, è sangue e merda. La sua versione più ecologicamente compatibile esprime un’essenza olfattivamente modificata, ma la sostanza fetida resta. Il riferimento non ha confini geografici, accade ovunque. Lì dove il potere è più infame e autocratico dà il peggio di sé. Nelle lordure di Stato per eccellenza come blitz, massacri e golpe e nelle stragi sul lavoro, le silenziose e lente e quelle clamorose definite incidenti. Uno degli spettacoli più degradanti per il cittadino che lo subisce è la saga della discolpa da parte del potente. Discolpa non nell’accezione linguistica portoghese dove il termine esprime le sacrosante scuse. Magari incapaci a lenire alcun dolore, ma perlomeno contrite e dignitose. La discolpa del potere è appunto l’uscita dalla responsabilità e, anche di fronte a tragiche evidenze che inchiodano, la ricerca dello svicolamento balbettando giustificazioni. Restando sul tragico tema dell’ecatombe lavorativa dei minatori di Soma, ieri la dirigenza della Compagnìa mineraria turca s’è esibita al cospetto della stampa in una sequela di discolpe. Il presidente della Holding Gürkan s’è autoassolto da una delle accuse della popolazione locale: non aver disposto adeguate misure di sicurezza allestendo le camere di rifugio per i minatori in caso d’incendio e fughe di gas.

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