Roma: PdCI in piazza con la Fiom

di Gianni Montesano | da www.comunisti-italiani.it

Fiom-romaAncora le tute blu, questa per le vie del centro di Roma a far sentire la loro voce dopo l’assemblea che sabato 9 ha visto sfilare i massimi vertici del centrosinistra. Prima tappa Ministero del lavoro, a seguire Montecitorio e Pantheon, dove è in atto il sit in dei precari. Il segretario della Fiom ha picchiato giù duro sotto le finestre del ministro Fornero: non possono pagare sempre gli stessi, non si possono chiedere i sacrifici ad una parte sola, ossia ai lavoratori. Per il segretario del Pdci Oliviero Diliberto “La lotta della Fiom è la lotta per il lavoro e per il futuro. Il nostro Paese non ha una politica industriale e questo governo è parte del problema e non della soluzione. Bisogna obbligare le aziende italiane a rispettare la Costituzione, fuori e dentro la fabbrica, impedire le delocalizzazioni, cancellare l’articolo 8 di Berlusconi e ripristinare l’articolo 18. La sinistra, tutta, unita, deve assumere queste come priorità”. 

Mettere al centro il tema del lavoro, la Fiom lo aveva detto e lo ha fatto portando nel cuore della capitale diverse migliaia di operai che hanno fatto sentire con forza la voce delle loro ragioni. Il corteo si è mosso da piazza della Repubblica ed ha rapidamente raggiunto il ministero del welfare in via Veneto. Fra gli interventi quello di un delegato di Ansaldo-Breda di Napoli, gruppo Finmeccanica, di cui proprio in questi giorni viene annunciata la svendita del comparto civile. “E’ assurdo mettere via i gioielli di casa – afferma – Ansaldo Breda, così come altre aziende di Finmeccanica, ha conoscenze e competenze per produzioni di qualità che hanno mercato in tutto il mondo. Eppure oggi i vertici pensano solo a fare cassa e il governo è intenzionato a vendere gli asset più importanti lasciando a Finmeccanica il solo comparto militare. Ansaldo è stata leader nel settore dei trasporti, pensiamo a Iris bus, alla trazione ferroviaria in espansione in tutto il mondo, a produzioni ecocompatibili, e invece niente da fare. L’ordine è di vendere con il rischio di desertificare un settore industriale importante così come è ormai desertificata a Napoli quella che una volta era la zona industriale, oggi diventata solo un quartiere dormitorio”. Il microfono amplifica il misto di ragione e disperazione tutta partenopea; la rabbia trova eco nell’incazzatura degli operai napoletani che vedono traballare di giorno in giorno i loro posti di lavoro con una cura dimagrante che da tempo avanza lentamente e inesorabilmente. 

A fianco delle tute blu molti esponenti della segreteria nazionale dei Comunisti italiani a portare solidarietà concreta, fra loro ci sono Manuela Palermi, Francesco Francescaglia, Alessandro Pignatiello, Flavio Arzarello. Per la responsabile lavoro del Pdci, Palermi, “la lotta della Fiom è non solo una battaglia per i diritti del lavoro ma soprattutto una battaglia di civiltà perché ormai sono in gioco i principi fondamentali della Costituzione che, uno alla volta, vengono attaccati per fare spazio alla mera logica del mercato. Il DDL lavoro in discussione alla Camera contiene interventi sui diritti dei lavoratori che stravolgono i principi della democrazia costituzionale”. 

Il corteo, stretto fra due cordoni di agenti in tenuta antisommossa, si prepara a muoversi in ordine sparso verso Montecitorio. Poco prima il segretario Landini, da un palchetto mobile allestito su un furgoncino, ha tuonato contro il Ministro del lavoro chiedendo a chiare lettere che si assuma le sue responsabilità e, sulla vicenda degli esodati, ha aggiunto: “non mi pongo il problema dei numeri, non mi interessa il gioco a rimpiattino, la vera questione è se gli accordi firmati dai lavoratori sono o meno validi, accordi siglati nel rispetto delle leggi e dei contratti e che sono stati da un giorno all’altro buttati all’aria. E’ una questione di diritti e di democrazia” e poi l’allarme sul disfacimento del sistema industriale che rischia di sfarinarsi “ormai sono anni che non esiste uno straccio di politica industriale, dalla crisi si può uscire solo con un piano nazionale di investimenti e non certo continuando a far tirare la cinghia ai lavoratori”. Parole di sinistra che difficilmente saranno ascoltate nel palazzo, troppo impegnato a dare voti di fiducia a raffica sotto la pressione dello spread e dell’emergenza finanziaria. 

Le tute blu si ritrovano Montecitorio, il presidio è di quelli delle grandi occasione, saranno circa un migliaio, stipati nel rettangolo riservato alle manifestazioni di fronte al palazzo. Slogan, canti, cori, trombe, sole cocente e qualche momento di parapiglia quando i giovani di “Blockupy Fornero”, quelli che erano accampati al Pantheon, sbucano da una stradina laterale e provano a raggiungere l’ingresso principale della Camera dei Deputati. Ma il messaggio principale della giornata di mobilitazione è la necessità di tenere accesa l’attenzione sui temi del lavoro e sui diritti del lavoro, diritti che stanno diventando sempre più dei rovesci.