di Lucia Mango, segretario regionale Comunisti Italiani
L’articolo 14 del decreto legge 5 del 5 febbraio 2012, riguardo alle semplificazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, apre uno scenario che ci pare pericoloso in un paese che registra una media annua di 1.200 morti sul lavoro. Esso parla, tra le altre cose, di concertazione sui decreti attuativi con la sola parte datoriale, ovvero con le associazioni imprenditoriali e non con sindacati e consumatori; parla di «collaborazione amichevole» con i soggetti controllati per prevenire rischi e irregolarità e infine, alla lettera F del comma 4, introduce la possibilità di sopprimere o ridurre i controlli sulle imprese in possesso della certificazione del sistema di gestione sulla qualità o altra appropriata certificazione emessa a fronte di norme armonizzate.
La certificazione di qualità Uni Iso 9001, o le europee bs ohsas 18001, riguardano l’organizzazione e la pianificazione del lavoro sulla sicurezza, ma non possono certo essere una sorta di autocertificazione rispetto alle norme vigenti. Avanziamo, dunque, riguardo a questo decreto un dubbio di legittimità, oltre che una decisa contrarietà politica.
Il governo Monti ha scelto di affrontare la crisi economica schierandosi dalla parte datoriale; questo fa sì che i lavoratori paghino già in termini di salari, pensioni, Iva sui consumi, accise su carburanti e costi di autostrade e trasporti, inoltre si cerca di mettere mano anche all’articolo 18, che garantisce i lavoratori dai licenziamenti senza giusta causa e che in un paese civile andrebbe esteso anche alle aziende sotto i 15 dipendenti, anziché abolito. Con questo decreto si mina perfino la già scarsa sicurezza sui luoghi di lavoro, facendo venire meno il principio della necessaria separazione tra controllore e controllato.
Il partito dei Comunisti Italiani lavora affinché questa parte del decreto non sia approvata e perché i controlli sui luoghi di lavoro siano più numerosi e più efficaci, a garanzia della prevenzione degli infortuni e della salute dei lavoratori. Inoltre, un governo che davvero volesse stare dalla parte delle imprese, ma anche dei lavoratori, dovrebbe preoccuparsi di semplificare l’accesso al credito per riavviare gli investimenti e combattere la crisi, anziché semplificare e legalizzare l’insicurezza dei posti di lavoro e nei luoghi di lavoro.
Il 9 marzo noi comunisti saremo in piazza a Roma al fianco dei lavoratori della Fiom Cgil per combattere questo governo, di cui il decreto sulla ’semplificazione’ è uno strumento significativo e che rappresenta interessi del tutto contrapposti a quelli di coloro che lavorano, interessi di chi detiene un potere economico che prescinde totalmente dall’interesse di questo paese e della sua reale ripresa economica.