Qualcosa sull’occupazione

lavoro corrieredi Giorgio Langella

In questi giorni, per l’ennesima volta, il governo si dichiara entusiasta dei dati forniti dall’ISTAT sull’occupazione in Italia. Decine di migliaia di nuovi occupati solo in gennaio di quest’anno, occupazione in crescita vertiginosa. Il successo dei provvedimenti adottati è sotto gli occhi di tutti. I “gufi” devono tacere. Ma è proprio così? Certo, a leggere i dati totali senza comparazioni quanto affermano Renzi e soci è corretto. Ma se si vanno a vedere altre informazioni le cose cambiano.

In effetti tutta la crescita occupazionale di gennaio rispetto a dicembre dell’anno scorso risulta essere di circa 69.000 unità e in un anno di circa 298.000 unità. Un segno positivo che è limitato, però, alla fascia d’età corrispondente ai lavoratori più anziani, che hanno più di 50 anni. Per intendersi, quelli che non riescono ad andare in pensione perché le varie leggi confermate dall’attuale governo lo impediscono. A gennaio 2016, i lavoratori ultracinquantenni risultano essere (secondo le stime ISTAT, dati destagionalizzati) 7.619.000 circa con un aumento rispetto a dicembre 2015 di 73.000 unità e, rispetto a gennaio 2015, di 359.000 unità. A fronte di questo i giovani occupati (età fino ai 24 anni) sono stimati in 911.000 (-32.000 rispetto a dicembre e -7.000 rispetto a gennaio 2015). I lavoratori di età compresa tra i 25 e i 49 anni risultano essere in leggera crescita tra dicembre 2015 e gennaio 2016 (+28.000) e in calo tra gennaio 2015 e gennaio 2016 (-53.000). In pratica i “nuovi” occupati sono dovuti all’invecchiamento di quelli esistenti.

I dati non destagionalizzati, poi indicano una situazione ancora più pesante per le fasce più giovani di popolazione evidenziando una situazione della disoccupazione giovanile realmente drammatica (a gennaio 2016 i giovani occupati sono  819.000 a fronte di 958.000 di dicembre 2015 e 866.000 di gennaio 2016) con un tasso del 42,7% (del 39,3% secondo i dati destagionalizzati, comunque in crescita rispetto a dicembre 2015).

I dati si possono leggere in varie maniere, ma l’entusiasmo governativo sembra effettivamente fuori luogo. La situazione occupazionale nel nostro paese è, a voler essere ottimisti, staticamente grave. Una disoccupazione che non riesce a schiodarsi da un 11,5% che è maggiore della media europea, accompagnata da un tasso di inattività pari al 35,7% (praticamente costante nell’ultimo anno) evidenziano come nel nostro paese l’occupazione sia uno dei principali problemi, di come tutte le iniziative del governo abbiano portato a risultati praticamente nulli, di come le condizioni lavorative siano sempre più precarie (l’aumento dei morti sul lavoro e la crescita spaventosa dei voucher lo dimostrano), di come i lavoratori siano sempre più anziani. Una situazione che deve essere affrontata dalle radici, frutto di un sistema di sviluppo che può e deve essere abbattuto.