Ordine del giorno conclusivo del Comitato Direttivo CGIL nazionale del 21 marzo 2012

cgilIl Comitato Direttivo nazionale della CGIL valuta grave e inaccettabile, per ragioni di metodo e di merito, il modo con il quale il Governo ha inteso concludere il negoziato sulle modifiche legislative del mercato del lavoro. Mentre il Paese precipita nella recessione, anche per le scelte compiute dallo stesso Governo, si è deciso di guardare ai mercati finanziari e di garantire le scelte sbagliate di politica economica europea non dando alcun valore alla coesione sociale nella prossima fase del Paese, in assenza di politiche di crescita che diano risposte all’occupazione e al Sud. Infatti il Governo non ha mai inteso modificare in alcun modo le proprie proposte sull’art. 18 con l’obiettivo di rendere più facili i licenziamenti ingiustificati. Mentre sono state accolte buona parte delle richieste di Confindustria e delle piccole imprese il Governo si è mosso in continuità con le sue precedenti scelte. Con la modifica del sistema pensionistico, con le liberalizzazioni per quanto riguarda i lavoratori del trasporto pubblico e del commercio, con le iniziative fiscali reintroducendo l’Imu sulla prima casa, aumentando le aliquote Irpef regionali e comunali, aumentando l’Iva e le accise sulla benzina, si è voluto scaricare sul lavoro e sui pensionati l’emergenza finanziaria frutto anche del fallimento del Governo precedente.

Il giudizio di merito che si può dare sull’insieme del negoziato è il seguente:

– c’è un’evoluzione, che per noi certo non basta, delle forme di precarietà in ingresso, dovuta alle richieste del Sindacato, ed in particolare della CGIL, durante il negoziato;
 

– è sempre grazie al nostro lavoro che è dovuto il miglioramento per durata e quantità dell’ASPI (il nuovo assegno di disoccupazione) rispetto all’attuale IDO anche se non è ancora garantita l’universalità degli ammortizzatori sociali in particolare modo per gli attuali precari e per i lavoratori delle piccole imprese mentre si sono pesantemente indebolite le tutele dei lavoratori più anziani e si restringono quelle oggi operanti nel Mezzogiorno (anche se siamo riusciti a spostare il tutto al 2017)

– si è demolito l’effetto di deterrenza dell’art. 18 quale diritto ad una tutela per far valere l’insieme dei diritti, aprendo all’unilateralità del potere aziendale nella vita concreta nei luoghi di lavoro.

Si apre oggi una grande battaglia e una grande sfida nel Paese e nella comunicazione, nei territori e nei luoghi di lavoro. L’obiettivo di questa battaglia deve essere quello di radicali proposte di modifica ai provvedimenti del Governo da presentare all’insieme del Parlamento.
 

Tali modifiche dovranno innanzitutto riguardare la conferma e il miglioramento dei risultati ottenuti sulla precarietà garantendo prospettive di qualità per il lavoro dei giovani, l’universalità del sistema degli ammortizzatori verso i precari e le piccole imprese e il reinserimento della mobilità per i lavoratori over 50.

Sui licenziamenti le modifiche dovranno riguardare la ricostruzione dell’effetto di deterrenza dell’art. 18 a partire dalla riconquista della reintegra come diritto essenziale per la tutela dei lavoratori coinvolti nel licenziamento.

Il Comitato Direttivo della Cgil proclama 16 ore di sciopero per tutti i settori, parte delle quali verranno concentrate in un’unica giornata con manifestazioni territoriali in una data a breve decisa dalla Segreteria nazionale sulla base dei calendari parlamentari.

Il Comitato Direttivo della CGIL chiama tutta l’Organizzazione a gestire le ore di sciopero per una fase di mobilitazione assolutamente straordinaria attraverso una campagna massiccia di assemblee, anche con ore di sciopero, una raccolta di firme che demistifichi la campagna che i provvedimenti vanno a favore dei giovani e dei precari, iniziative verso le singole imprese perché manifestino dissenso per le scelte del Governo sui licenziamenti, manifestazioni davanti al Ministero del Lavoro dei lavoratori in accordi di mobilità, in esodo o licenziati, oltre a tutti quelli che oggi sono rimasti coinvolti o imprigionati dalla modifica delle pensioni in lunghi periodi senza nessuna tutela del reddito, manifestazioni davanti al Ministero della Funzione Pubblica e della Pubblica Istruzione per i contratti pubblici e per la riduzione della precarietà nel pubblico impiego, articolazioni di scioperi aziendali, territoriali e categoriali con l’obiettivo di rendere diffusa ed evidente la mobilitazione nel Paese con un forte coordinamento confederale nazionale.
 

A conclusione di questo percorso il Direttivo nazionale della CGIL si riconvocherà per valutare la fase e le ulteriori iniziative che verranno ritenute necessarie.