«Tetto dei 1400 euro e quote. Rendiamola più digeribile»

di An. Sci. | su il Manifesto

 

Intervista a Cesare Damiano (PD): «In piazza con i sindacati un partito come il PD non può mancare». «Fornero promette gli ammortizzatori? No a contentini per togliere l’art.18»

 

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Dalla Commissione Lavoro della Camera è arrivato l’input ad alcune correzioni della manovra Monti, soprattutto rispetto al contestatissimo punto della non rivalutazione delle pensioni. Ne parliamo con Cesare Damiano, capogruppo Pd.

 

Cosa contiene esattamente il parere che avete approvato l’altroieri?

Innanzitutto chiediamo un adeguamento completo al costo della vita per le pensioni fino a 3 volte il minimo, cioè di 1440 euro lordi, pari a circa 1100 netti. Al secondo punto, considerato che l’abolizione delle quote per l’anzianità potrebbe provocare addirittura un rinvio di 6 anni del momento di uscita, chiediamo che sia inserita una gradualità. Il vituperato scalone Maroni, che da ministro del Lavoro ho corretto in scalini, prevedeva un salto di 3 anni, qui siamo al doppio. Terza questione: bisogna eliminare la penalizzazione del 2% ogni anno, prevista per quei lavoratori che vanno in pensione di anzianità con i 42 anni di contributi ma non hanno raggiunto i 62 anni di età.

 

La ministra Fornero dice però che sono misure necessarie. Dall’altro lato la Cgil chiede di rivalutare almeno fino ai 1500-1600 euro.

Pensiamo solo alla penalizzazione del 2%: riguarda persone che hanno cominciato il lavoro molto presto e che hanno fatto 42 anni in fabbrica. Sono circa 100 mila ogni anno ed eliminare la penalizzazione costerebbe 100 milioni annui: credo siano risorse facilmente recuperabili. Quanto alla richiesta Cgil, è giusto che i sindacati avanzino proposte e si deve tenerne conto, sempre però considerando che abbiamo margini molto stretti e che dobbiamo concentrarci anche sul nodo delle quote.

 

Avanzate altre richieste?

Chiediamo che mantengano i requisiti preesistenti per la mobilità anche i lavoratori oggetto di recenti accordi sindacali, come quelli di Termini. E non ci si deve fermare ai 50 mila individuati, comprendendo i tanti altri licenziati nella crisi o i disabili. Inoltre riteniamo che il contributivo pro-rata debba essere esteso oltre che al Parlamento, anche agli organi costituzionali e alle autorità indipendenti.

 

Come trovare però le risorse?

Lo abbiamo indicato: con le pensioni d’oro, i capitali scudati. Io e parte del Pd riteniamo anche con l’Ici sui beni ecclesiastici.

 

Nel Pd c’è una curiosa polemica sulla partecipazione o meno allo sciopero del 12.

Io parteciperò allo sciopero, e trovo assurda questa discussione. Vado dal ’68 alle manifestazioni sindacali, non ne ho mai saltata una. Dovremmo ringraziare i parlamentari che partecipano: un partito riformista, che vuole cambiare l’iniquità della manovra, ha il dovere di spiegare le sue posizioni ai lavoratori e pensionati, che costituiscono una parte significativa del suo popolo. In una situazione nella quale non andiamo certo a prendere gli applausi, anzi probabilmente riceveremo critiche.

 

La ministra Fornero promette un «secondo tempo» con un robusto sistema di ammortizzatori sociali. Come la vedete voi del Pd?

Io posso dire che finora, da questa manovra, non ho visto un euro in quel senso e che diffido dei «doppi tempi». Mi auguro che il governo abbia già pensato a mettere da parte quelle risorse, che costano molto. Non vorrei trovarmi di fronte a una riforma degli ammortizzatori inadeguata, e magari con la clausola della licenziabilità per motivi economici.