di Maurizio Minnucci | da rassegna.it
Antonello, 32 anni: “La multinazionale se ne vuole andare per fare più soldi, non perché è in crisi”. Ennio: “Ci hanno abbandonato al nostro destino”. I sindaci e la Cgil: ci sono i margini per riaprire la trattativa con Glencore
Perdere ‘latti i cardaciu’, il latte con tutta la pentola, dicono in sardo. La pentola è l’Alcoa: se chiude, addio Sulcis dove i posti nella filiera dell’alluminio sono 5mila, tra diretti e indiretti, nella provincia più povera d’Italia. “Le multinazionali vogliono guadagnare sempre di più. L’Alcoa se ne vuole andare non perché qui è in crisi, ma per fare più soldi. E allora lo Stato deve intervenire, non può permetterlo”. A parlare è Antonello Casula, 32 anni. Lui lavora nella multinazionale dell’alluminio da una decina d’anni e oggi (30 agosto) è giunto a Roma con una settantina di colleghi per urlare la propria rabbia in un presidio di due giorni davanti al ministero dello Sviluppo, nell’attesa del doppio incontro tra le istituzioni in calendario per venerdì 31. A raccogliere la sua voce e le altre riporate qui ci ha pensato RadioArticolo1 durante una diretta dal sit-in che sarà bissata venerdì mattina alle 11.30.