di Adriana Pollice | da il Manifesto del 30 aprile 2013
Prima ai cancelli della Pcma Magneti Marelli di Napoli, indotto Fiat, e poi a Pomigliano d’Arco per l’assemblea regionale della Fiom in preparazione della manifestazione nazionale del 18 maggio a Roma. Il segretario generale dei metalmeccanici Cgil, Maurizio Landini, ieri ha trovato le crisi campane tutte ancora aperte: la mancanza di un piano industriale da parte del Lingotto che garantisca l’occupazione e l’inattività dei governi Berlusconi e Monti hanno generato negli ultimi anni la chiusura della Irisbus, oltre metà della forza lavoro del Gianbattista Vico fuori dalla produzione della Panda e l’indotto, dai 316 del polo logistico di Nola alla Fma di Pratola Serra, alla Magneti Marelli, a rischio estinzione. E’ evidente che l’utilitaria della Fiat, unico modello prodotto nel napoletano, assemblato con componenti che in gran parte arrivano dalla Polonia, non assicura il futuro delle tute blu campane.
Gli operai della Pcma, la cui unica missione attualmente sono i serbatoi del Ducato prodotto in Brasile, picchettano lo stabilimento da 15 giorni, la scorsa settimana l’azienda ha intimato a 150 dipendenti la comandata a lavoro a tempo indeterminato a cominciare da ieri, senza una turnazione che rispetti i tempi di lavoro, solo per far cessare le proteste. Per gli oltre 700 lavoratori dell’ex Ergom a luglio scadrà la cassa integrazione per ristrutturazione, probabilmente avranno ancora un anno di cig straordinaria ma è un tirare a campare senza futuro. Così ieri si sono rifiutati di varcare i cancelli, impedendo anche l’accesso alle merci. La fabbrica bloccata in attesa dell’incontro fissato per il pomeriggio a Roma con tutte le segreterie sindacali nazionali. Sul tavolo la richiesta di un tavolo ministeriale per discutere delle crisi campane.
Nervi tesi anche a Pomigliano, dove le turnazioni sulle linee non arrivano per chi non è gradito all’azienda e allora c’è chi chiede di bloccare la produzione della Panda. «Dopo il 18 – ha spiegato Landini – proporremo una mobilitazione generale di tutto il gruppo Fiat e dell’indotto per andare a chiedere al governo un tavolo di concertazione». In programma per il 4 maggio un incontro con i rappresentanti della galassia Fiat del centronord, l’11 con quelli del centrosud per decide le modalità della protesta. «E’ grazie alle nostre cause legali se oggi qualche iscritto è tornato in fabbrica a lavorare – ha proseguito Landini -, sebbene li facciano guidare di notte per evitare che incontrino gli operai in fabbrica».
In effetti qualche tesserato Fiom è tornato a lavoro al Vico, per la rotazione tra test driver. La rotazione però non è su tutte le sezioni dello stabilimento e i 1.400 in cig sopportano il peso della crisi, lontano dalla produzione. La Fiom, invece, chiede l’applicazione del contratto di solidarietà, che garantisce il lavoro a tutti con l’80% del salario.
Oggi un gruppo di cassaintegrati e licenziati del Vico terrà un’assemblea ai cancelli della fabbrica: «I fatturati milionari di Marchionne e di tutta la dirigenza Fiat potrebbero anche aiutare i tanti cassaintegrati che non riescono ad arrivare a fine mese».