L’affondo finale di Confindustria sul mercato del lavoro

squinzidi Claudio Conti | da contropiano.org

Si usa dire che “dio confonde coloro che vuole perdere”. Se così fosse, i nostri industriali non avrebbero speranze. E in effetti non ne hanno.

Ma provano a sopravvivere facendo l’unica cosa che sanno fare. Che non è – come dicono dai loro giornali – “fare industria”. Loro sanno soltanto chiedere al governo di abbassare il costo del lavoro e cancellare le conquiste realizzate tra la fine degli anni ’60 e i ’70. Vanno avanti così da oltre 20 anni e hanno ridotto se stessi alla caricatura dell’industriale, impoverendo al tempo spesso il paese e i propri dipendenti. Ciò nonostante, insistono. E mirano direttamente all’abolizione del contratto a tempo indeterminato.

Il documento presentato ieri da Confindustria potrebbe essere agevolmente definito ridicolo sul piano economico, se non fosse anche criminogeno su quello sociale. La fotografia che restituisce, infatti, è quella di una produzione industriale che non può “competere” a causa del costo del lavoro troppo alto.

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