La mattina del 5 aprile sciopero con manifestazione e comizio proclamato dalla CGIL del Circondario dell’Empolese-Valdelsa

di Rossano Rossi, segretario CGIL Circondario Empolese-Valdelsa.

cgilLa civiltà del lavoro, la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici
 

La Cgil non consentirà a Monti quel che non ha concesso a Berlusconi. Abbiamo deciso la mobilitazione generale articolata i…n 16 ore contro la modifica dell’art. 18. L’art. 18 non c’è più. Si potrà licenziare senza l’obbligo (anche se il licenziamento è illegittimo, strumentale, arbitrario, vessatorio) ad essere reintegrato nel proprio posto di lavoro. Si torna ai licenziamenti a voce, al togliersi il cappello davanti al padrone, al dover stare zitti per paura di perdere il posto di lavoro, tanto più in una fase di crisi. Ma la Cgil non piega la testa, non la piegheranno i lavoratori e le lavoratrici italiani. Un pacchetto di 16 ore di sciopero: otto da dedicare ad assemblee nei territori, otto di sciopero generale in un’unica giornata.

La protesta non sarà la fiammata che si esaurisce in un giorno, che il governo e il padronato hanno messo in conto. Sentiamo il dovere di portare a casa dei risultati prima che si avvii un biennio di espulsione di massa nelle aziende. Il governo punta a imporre un ruolo residuale del sindacato confederale italiano e delle forze sociali e a introdurre un modello assicurativo individuale al posto del patto sociale storico. Nel corso dei tre anni di governo Berlusconi abbiamo svolto un ruolo fondamentale: abbiamo tenuta aperta la speranza di cambiare. Ora dobbiamo passare ad una fase diversa, dobbiamo ottenere risultati tangibili e mirare ad un disegno sociale e culturale alternativo: il primo nostro obiettivo è la modifica in Parlamento delle norme proposte dal governo. Misureremo la vicinanza o meno alle proposte della Cgil delle forze politiche presenti in Parlamento e nel paese. Sono i lavoratori e le lavoratrici, i disoccupati, cassintegrati, precari e pensionati che chiedono di stare dalla loro parte. Troppi stanno dalla parte delle banche, della finanza, dell’Europa dei Governi di destra francese e tedesco, troppi con i padroni. Con le nuove norme è molto facile prevedere che nei prossimi anni si avrà un vero e proprio processo di espulsione di massa di lavoratori ultracinquantenni che si troveranno senza lavoro e senza aver raggiunto i requisiti per la pensione. Migliaia di persone potrebbero così restare senza lavoro e senza pensione. E’ difficile prevedere chi sarà cacciato dalle fabbriche e dai posti di lavoro? Chi lotta per il lavoro, la sicurezza in fabbrica, chi non piega la testa, chi si batte per le proprie idee. Negativi anche i meccanismi di accesso alla nuova forma di tutela (Aspi) e necessità di fare di più per la cancellazione delle variegate forme di contratto falso autonomo, che nascondono lavoro subordinato a tutti gli effetti. Le proposte del governo sui licenziamenti facili e sulla cancellazione dell’istituto della mobilità non vanno bene, così come occorre un vero sistema universale di ammortizzatori sociali. Per questo la Cgil si farà carico di una sua proposta da presentare in Parlamento per cambiare quella del governo. Non sarà solo uno sciopero. Pensiamo a una serie di iniziative da mettere in campo: una petizione popolare per abolire la controriforma, iniziative contro le norme sul precariato. Poi si avvierà una campagna nazionale di informazione sul posto di lavoro. La mobilitazione sarà dura e articolata . L’abolizione sostanziale dell’art. 18 segue la controriforma delle pensioni effettuata dal governo Monti-Fornero: più anni di lavoro, oltre 40, per poter andare in pensione, penalizzazioni se si è stati lavoratori precoci, niente per tutelare i lavori usuranti, pensioni dall’importo sempre più basso, nessun risparmio ottenuto destinato ai giovani e ai precari. Per la CGIL la partita delle pensioni non è chiusa, a partire dai cosiddetti esodati, a quanti vedono allontanarsi dopo aver perso il posto di lavoro perché troppo vecchi a cinquan’anni la possibilità della pensione perché troppo giovani, magari dopo aver cominciato a lavorare giovanissimi. Con la controriforma del governo Monti-Fornero la possibilità per i giovani e precari di avere un lavoro dignitoso ed una pensione si allontana sempre di più. La stessa reintroduzione dell’ICI sotto forma di IMU, decisa da questo governo, peserà moltissimo sulle tasche dei lavoratori, dei pensionati, dei cassintegrati, già duramente penalizzati dall’aumento del prezzo della benzina e del costo della vita. Noi siamo per la patrimoniale, perché chi più ha più deve contribuire, come da Carta Costituzionale. E per tassare meno i redditi da lavoro e da pensione. Un governo, quello Monti, che nulla dice alla Fiat – che è vissuta di sostegno pubblico – rispetto al restare in Italia, e che colpisce invece tutti quegli imprenditori che hanno scelto di produrre, e di produrre in Italia, invece di ritirarsi nelle operazioni finanziare, nelle delocalizzazioni, nella rendita, nei monopoli naturali e nei beni comuni sottratti alla collettività per sostenere capitalisti straccioni e parassitari incapaci di investire in ricerca e di competere sui mercati internazionali. Chiederemo a tutti da che parte stanno: siamo certi che l’Arci e l’Anpi saranno al nostro fianco, così come la stragrande maggioranza di questo paese.