La FIAT e gli investimenti per la disoccupazione

di Erman Dovis | da www.comunisti-italiani.it

Sempre giovanile e casual, il fedele paggetto della Famiglia Elkann/Agnelli, Sergio Marchionne, ha annunciato un non meglio precisato “impegno” di un miliardo di euro per investire a Mirafiori.

I sindacati lodano il grande cuore FIAT, il Padrone John Elkann si autoincorona salvatore della classe operaia, sottolinenando lo sforzo di un investimento in un momento e in un contesto proibitivo. naturalmente, mentre continua l’ubriacatura da falsa equiparazione investimento=occupazione, non è dato sapere che tipo di investimento ci sarà, se ci sarà, quando ci sarà . l’unica certezza per i lavoratori è che continuerà la cassa integrazione straordinaria. Qualche mese fa, sempre Marchionne venne in visita a Chieti, alla Sevel, e fu più esplicito, dicendo in sostanza alla classe operaia che gli investimenti Fiat in Sevel hanno modernizzato altamente la fabbrica, attraverso nuove tecnologie, robotizzazioni e macchinari.

Che Fiat ha investito in ricerca e sviluppo 23,5 milioni di euro dal 2004, ricevendo aiuti statali come previsto dalle norme italiane, per 742 milioni di euro, che il fatturato nel 2012 è stato di 84 miliardi di euro, e che i profitti sono triplicati rispetto a dieci anni fa. Ha poi ammonito tutti, da buon ambasciatore del suo Padrone, su doveri morali della classe operaia nei confronti dell’impresa, e sull’alto valore quasi spirituale del sacrificio, che i lavoratori sanno così bene incarnare: 

“Se le forze politiche e sociali non fanno tutto il possibile per rispettare il primato della produzione, le libertà conquistate si asciugano. I diritti di tutti sono una gran bella cosa, ma oggi viviamo in un’epoca in cui se continuiamo a insistere sui diritti, di diritti moriremo. Dobbiamo tornare a un sano senso del dovere, ed anche per questo voi lavoratori dovete valutare i vostri comportamenti, che tradiscono quei valori di responsabilità e fiducia. E ne approfitto per richiamare l’attenzione delle istituzioni locali sulla necessità che una ditta come la nostra debba avvalersi di infrastrutture adeguate.” 

La Sevel venne inaugurata in pompa magna nel 1981, si parlò allora, unanimemente e in termini trionfalistici, di una grande passo in avanti in termini di destini occupazionali. FIAT investiva in occupazione, seimila operai vennero assunti. Secondo gli allocchi però. 

Tutto l’investimento Sevel fu a carico dello Stato, che espropriò una delle terre più fertili d’Abruzzo e d’Italia, proprio nei momenti in cui si intensificava il decentramento produttivo e la legge 675 di PROVVEDIMENTI PER IL COORDINAMENTO DELLA POLITICA INDUSTRIALE, LA RISTRUTTURAZIONE, LA RICONVERSIONE E LO SVILUPPO DEL SETTORE, che centrava pienamente il progetto di riconversione industriale imposto dai grandi monopoli. 

Fiat, grazie a quelle leggi, agli “investimenti”, ha aumentato a dismisura i suoi profitti, mentre il restringimento della base produttiva si concretizzava inesorabilmente. Oggi lavorano in Fiat 24 mila operai circa, la maggior parte dei quali in cassa integrazione. Solo a Mirafiori nel 1980 c’erano 60 lavoratori, 130 mila nel complesso torinese. I trionfalismi generali per i seimila operai della Sevel ricordano un pò il giulivo ottimismo odierno. Ma una cosa è certa: ieri come oggi, gli investimenti FIAT sono “investimenti per la disoccupazione”.