di PdCI Valle Caudina
VALLE CAUDINA – Continua il presidio permanente dei lavoratori dell’Ilas Alveolater – Gruppo Fantini in difesa del posto di lavoro e per la salvaguardia dell’intero settore produttivo. Una lotta che prosegue da diverse settimane in segno di protesta per l’atteggiamento dell’azienda che, da mesi, non corrisponde le spettanze ai dipendenti e non fornisce elementi chiarificatori sullo stato dell’impresa caudina.
Il gruppo Fantini, infatti, non si è presentato in Prefettura lunedì 29 ottobre 2012, motivato tale assenza via fax, adducendo generiche trattative in corso. Lo stabilimento ubicato a San Martino Valle Caudina (AV), da oltre un trentennio è rimasto l’unica azienda nella zona e la crisi in atto rischia di far precipitare l’economia sammartinese.
Le incertezze che riguardano l’Ilas non fanno altro che peggiorare il contesto di un entroterra abbandonato e privato, anno dopo anno, dei servizi, delle infrastrutture, del lavoro e dei diritti fondamentali.
L’atteggiamento ambiguo dell’azienda rende la situazione ancora più drammatica, che da un lato continua a lavorare con lo stabilimento della Latermont (sempre Gruppo Fantini) e dall’altro costringe i lavoratori dell’Ilas Alveolater a sopportare disagi e ingiustizie, innescando il solito gioco dei padroni che cerca di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri.
Al contrario i lavoratori in presidio invitano anche gli operai del vicino stabilimento della Latermont a lottare insieme con loro per il futuro dell’intero settore produttivo. Le maestranze non sono disposte ad affrontare la richiesta di Cassa Integrazione Straordinaria da parte dell’azienda, ma chiedono un confronto serio che vada a chiarire le reali possibilità produttive future.
Anche le forze sindacali hanno chiesto al Prefetto di farsi promotore della convocazione di un tavolo al quale chiamare a discutere i vertici del gruppo Fantini per conoscere le reali intenzioni della società, rispetto alle sorti dell’Ilas, poiché non riescono a comprendere quali e se ci siano procedure di dismissione fallimentari in atto. Allo stesso tempo chiedono l’intervento della Magistratura affinché l’iter messo in atto dal gruppo sia trasparente.
La rabbia e la protesta non si fermeranno perché i lavoratori non sono disposti a cedere la loro dignità che il gruppo prova a calpestare con atteggiamenti discriminatori.