Edili, utopia pensione

di Antonietta Demurtas | su www.lettera43.it

 

cantiere-w350Servono 42 anni di contributi. Ma nei cantieri è impossibile.

 

Il cinguettio di Satira Scadente fa sorridere: «Saranno i giovani disoccupati a guardare i lavori nei cantieri in cui lavorano i vecchi». Ma a guardare l’effetto che la riforma delle pensioni avrà sul settore dell’edilizia, passa subito la voglia di farsi quattro risate. E le lacrime del ministro del Welfare Elsa Fornero sembrano sempre più realiste, alla luce di ciò che potrebbe succedere dopo il taglio con «l’accetta» (a usare questa parola è stata proprio Fornero) operato dal governo.
Basta immaginare un muratore di 66 o 70 anni su un’impalcatura o una restauratrice di 68 appesa a una scala di 10 metri mentre passa l’intonaco sul muro di una chiesa per capire che, se nel settore delle costruzioni raggiungere i 40 anni di contributi era difficile, arrivare a 42 o superare i 65 anni di età è un’illusione.
«Anche perché gli edili hanno un’aspettativa di vita di sette anni inferiore rispetto agli altri lavoratori», spiega a Lettera43.it Romano Baldo, responsabile per le pensioni della Fillea Cgil. «Secondo una ricerca della Asl di Torino, dal 1990 al 2000 un imbianchino a soli 20 anni aveva una speranza di vita di altri 45», racconta Baldo, «quindi a 66 anni, anziché lavorare – come dice Fornero – in realtà è già defunto».

Baldo (Fillea Cgil): «Già 45 anni gli operai lasciano il cantiere»

 

Le ultime stime ufficiali (2009) dicono che in Italia gli operai dipendenti del settore sono 950 mila e la media di contributi versati non supera i 26-28 anni. «Che con il solo sistema contributivo corrisponde a circa 800 euro lordi di pensione», dice Baldo, «quindi avranno al massimo il 40% dell’ultima retribuzione e non camperanno più».
Quelli specializzati e con 40 anni di contributi avrebbero diritto a circa 1.300 euro lordi, ma con il sistema retributivo, che però è in estinzione. «Dal 2003 al 2014, i lavoratori che sono andati e andranno in pensione con questo sistema sono appena il 15% », spiega Baldo.
Ma, soprattutto, bisognerebbe considerare che già «a 45 anni gli operai cambiano mestiere perché non hanno più le forze per continuare a stare in cantiere», dice Baldo e, comunque, quando qualcuno riesce a resistere viene fatto fuori dalla legge del mercato: «Le aziende preferiscono prendere un muratore 25enne piuttosto che un 56enne. I più deboli vengono sempre espulsi».
UN LAVORO USURANTE. Lo sa bene Romano Dandolo, operaio in un’impresa padovana che si occupa di lavori stradali. A 52 anni e 37 di contributi, si considera un fortunato solo perché – avendo iniziato a lavorare a 15 anni in un’azienda di calzature – potrà andare in pensione prima che sia obbligatorio raggiungere i 66 anni di età, nonostante l’aumento di altri due anni di lavoro.
Obiettivo difficile da raggiungere nel settore: «Questo mestiere non si può fare oltre i 60 anni. Si lavora tutti i giorni dalle 7 alle 17, che ci siano 40 gradi o freddo gelido. In estate, si passa il 90% del tempo per strada sotto il sole, in mezzo al traffico, esposti alle intemperie», racconta Dandolo. Un lavoro stressante che, tra cinque anni, quando Dandolo raggiungerà i 42 di contribuzione decisi dalla riforma Fornero, gli garantirà una pensione inferiore ai 1.500 euro: «Non avendo ancora compiuto i 62 anni mi toglieranno il 2%», secondo il sistema del pensionamento flessibile. Ma anche volendo rimanere al lavoro le possibilità sono poche: «L’azienda ti osserva e vede che non hai le stesse forze di un tempo, ma se oggi uno come me perde il lavoro chi lo prende in un nuovo cantiere?»

 

 

Riconsiderare le riforme del ministro Damiano

 

 

Tra i 500 mila lavoratori in mobilità, «la maggior parte sono 57enni che avrebbero dovuto essere accompagnati alla pensione con uno scivolo, ora però se il limite è di 66 anni o 42 di contributi, che cosa faranno?», si chiede Baldo.
Reinventarsi è infatti una capacità che pochi hanno sviluppato, soprattutto nel settore edilizio. «Ho 36 anni, lavoro dal 2002 e nel 2018 non avrò certo 41 anni di contributi, quindi dovrò per forza andare in pensione a 66», racconta a Lettera43.it Ilaria Bellinello, restauratrice, «ma, non essendo neanche laureata, quando le mie forze verranno meno trovare un altro lavoro sarà davvero un’impresa».
PRODUTTIVITÀ IN CALO. Ilaria racconta la sua esperienza mentre da un ponteggio di sei metri fa ritornare al suo splendore la parete di una vecchia chiesa: «Mi piacerebbe che, oltre ai tagli, si creassero anche opportunità di formazione per imparare un altro mestiere. Non mi ci vedo proprio a 66 anni su questa impalcatura, una questione di produttività e non solo di pericolo: a 30 anni in otto ore di lavoro fai certe cose, a 60 la metà», dice.
Senza considerare il fatto che, tra interruzioni per maternità e pause lavorative forzate dovute alla chiusura di un cantiere, «la mia contribuzione mi permetterà un pensione da fame».
Per questo, secondo il sindacato, bisognerebbe riconsiderare quella parte delle riforme del ministro Cesare Damiano, su cui ci fu anche un referendum dei lavoratori, «che prevedeva di adeguare i coefficienti necessari per determinare l’importo della pensione non solo agli incrementi dell’aspettativa di vita ma anche al lavoro precario e usurante».
UN SETTORE A LICENZIAMENTO INEVITABILE. Soprattutto perché quello edile «è un settore a licenziamento inevitabile, dove i lavoratori sono da sempre precari». Nonostante i contratti siano a tempo indeterminato, quindi, «quando il lavoro finisce vengono mandati tutti a casa», spiega Baldo.
Una prima soluzione «sarebbe portare tutti a un livello contributivo medio, essere equi. Perché in Germania i lavoratori dipendenti pagano il 19% e in Italia il 33%?», si chiede il funzionario della Fillea Cgil, «e perché poi gli elettricisti, i meccanici e gli artigiani solo il 20%?».
La verità, secondo Baldo, è che «la vera patrimoniale l’hanno fatta sui pensionati». Se, infatti, un anno di pensione «vale circa 16 mila euro, con l’aumento immediato di due anni hanno guadagnato 30 mila euro per ogni cittadino che pensava di aver già dato il suo contributo allo Stato».

Giovedì, 08 Dicembre 2011