AUTO, SIDERURGIA… LA RISTRUTTURAZIONE MONOPOLISTA

di Erman Dovis

operaio macchinaPeugeot licenzierà ottomila lavoratori, la Ford di Genk in Belgio chiude, 4300 operai a casa. A loro si sommeranno anche i colleghi degli stabilimenti di Southampton e Dagenham, per altri 1400 posti di lavoro bruciati. Opel, filiale europea della General Motors, non intende trattare sulla chiusura dello stabilimento di Bochum (riduzione organico da 3.200 a 1.600 operai, trasformando la fabbrica in un polo logistico). 

La casa americana annuncia la chiusura inoltre di un altro impianto, probabilmente quello di Ellesmere Port (Gran Bretagna), senza contare che Opel ha ulteriormente tagliato i ritmi produttivi negli impianti di Saragozza e Eisenach. 


In Italia Fiat ha chiuso l’anno con 415mila auto vendute e con un massiccio ricorso alla cassa integrazione, prevista per la maggior parte degli scarsi 23 mila operai che ad oggi restano impiegati nelle fabbriche italiane. Questo dato, unito alle recenti dichiarazioni di Elkann, lascia facilmente prevedere un definitivo riassetto industriale: 400 mila macchine l’anno, con la dovuta organizzazione, si possono tranquillamente produrre in un solo stabilimento. La ristrutturazione monopolista, che investe anche il settore europeo della siderurgia ( Lucchini, Ilva, Arcelormittal..) lascia intravedere uno scenario drammatico. Credo si possa tranquillamente affermare che almeno due grandi case potranno essere assorbite, con un risultato devastante in termini di perdita di posti di lavoro. Questo vale ovviamente anche per il settore strategico dell’acciaio. 

La prospettiva di lotta non può che essere continentale e di lotta al potere dei monopoli e delle multinazionali, respingendo le lagnose litanie movimentiste che affermano fuorvianti soluzioni come decrescita, salari minimi garantiti, e surrogati riformisti, alla luce dei fatti oltretutto impraticabili. La concentrazione monopolista è il principale nemico dello sviluppo delle forze produttive