Alnagh di Pavia: 142 lavoratori rischiano il posto di lavoro

di Martina Sollazzi, PdCI Pavia

 

elnagh operai-w300Elnagh: per i patiti del camper, un simbolo di libertà e di qualità; per i 142 lavoratori dello stabilimento di Trivolzio ( Pavia) il volto feroce e disperante della crisi.

Sea (Società Europea di Autocaravan), proprietaria dei marchi Elnagh, Mobilvetta e McLouis, ha deciso, e lo ha comunicato ai lavoratori (già reduci da un breve periodo di cassa integrazione) nei giorni della festa dell’Immacolata: Trivolzio deve chiudere, la produzione si sposta da febbraio negli stabilimenti di Poggibonsi (Siena) e San Giustino (Perugia). Ed è iniziato subito il conto alla rovescia: 75 giorni di tempo per le trattative, poi l’incertezza più nera.

Amareggiati, stretti dall’ansia, ma non rassegnati, i dipendenti dello stabilimento di Trivolzio si sono immediatamente costituiti in presidio permanente. Da allora, si sono alternati fuori dai cancelli, fra il freddo, la stanchezza e i mille timori, determinati a impedire che la società si portasse via i mezzi già pronti ; e decisi anche a lottare perché l’incubo peggiore non si trasformi in realtà, per trovare un’alternativa, per non essere dimenticati, per raccontare la loro storia – una tipica storia dell’Italia di questi anni: un’azienda rinomata, che coniugava la qualità e l’efficienza con condizioni di lavoro dignitose e garantite, diventa in pochi anni proprietà di un Fondo di investimento. Ed è l’inizio della fine.

Gestioni oculate, piani industriali credibili, perseguimento di obiettivi di qualità, prospettive per i lavoratori, tutto questo sfuma nel passato e la “modernità” avanza implacabile, ingrassando qualche manager a scapito di una vasta platea di futuri disoccupati. Si chiude a Trivolzio, si mantengono attivi altri siti dove sfruttare il know how accumulato negli anni a costi ridotti – né a Poggibonsi, né a San Giustino, infatti, si trova un ambiente di lavoro consapevole, sindacalizzato e tutelato come a Trivolzio.

Ma per i lavoratori dello stabilimento del pavese non è ancora stata scritta la parola fine. Continua il presidio, continuano i tentativi di trattative costruttive (anche se finora l’azienda si è mostrata tenacemente sorda a ogni proposta dei rappresentanti sindacali),continuano le manifestazioni di solidarietà da parte di organi istituzionali, forze politiche e semplici cittadini. E se la “passerella” del consigliere regionale Minetti può far sorridere, ben altro apporto è stato offerto fin dal primo giorno di presidio da parte dei compagni delle Brigate di Solidarietà Attiva e della Federazione della Sinistra pavese ( entro la quale le compagne e i compagni del PdCI lavorano unitariamente). Aiuti concreti nell’organizzazione del presidio, raccolta di fondi e viveri, incessante campagna di informazione in tutto il pavese; ma soprattutto, piena collaborazione con i dipendenti e i loro rappresentanti sindacali per mettere a punto una reazione incisiva, tanto nella trattativa quanto nella protesta contro l’inaccettabile ipotesi di una chiusura brutale senza alternative di speranza.

 

Martina Sollazzi – PdCI Pavia