Genova – E’ una settimana decisiva per la riforma del lavoro, ma i sindacati sono sul piede di guerra dopo le affermazioni del ministro Elsa Fornero che ha detto che la riforma arriverà comunque in Parlamento.
E’ stata Genova la prima città in Italia a manifestare contro la riforma del lavoro, con le manifestazioni di questa mattina e dei nuovi presidi all’Ilva, all’Ansaldo e un’altra manifestazione alle 15.30 nel ponente.
Le strade del capoluogo ligure sono state dunque occupate dai lavoratori – dopo le prime assemblee spontanee di venerdì scorso – dell’Ilva, di Ansaldo Energia e Fincantieri, a cui si sono unte anche altre aziende come Piaggio, Elsag, Esaote e Navalimpianti, Selex, Ultraflex, Siag, Moog, Controlli, Sirti, delegazioni della CULMV.
Secondo la stima degli organizzatori, sono circa 5 mila le adesioni allo sciopero nei diversi posti di lavoro. In piazza circa 1500 persone suddivise poi in tre blocchi stradali e presidio a Sestri, al casello di Genova ovest e a Bolzaneto.
Lo sciopero di 4 ore è stato indetto dalle Rsu della Fiom. Un corteo si è sviluppato da Cornigliano fino a Sampierdarena per poi dirigersi verso il centro cittadino. Il traffico è andato in tilt. E’ rimasta chiusa al traffico per circa due ore la Sopraelevata in entrambe le direzioni.
I lavoratori hanno bloccato per circa due ore il casello di Genova Ovest. Ripercussioni anche sulla rete autostradale genovese. Sull’A7 (Genova-Serravalle) è rimasto chiuso in mattinata il tratto tra il bivio per la A10 e Sampierdarena in entrambe le direzioni.
A Bolzaneto circa 200 operai delle aziende Controlli, Sirti, Ultraflex, Siag, Navalimpianti e Moog hanno bloccato via Sardorella, con ripercussioni sul traffico nella Valpolcevera.
«Vogliamo difendere l’articolo 18, la cassa integrazione e la mobilità che il governo Monti vuole cancellare. – ha detto Bruno Manganaro della Fiom Cgil ai microfoni di Radio19 – Non c’è fiducia sull’incontro previsto domani a Roma tra Governo e sindacati sulla riforma del lavoro: come si fa a dire che si riduce la cassa integrazione quando c’è la crisi».
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