di Beniamino Caputo
da www.lacittafutura.it
L’università pubblica, dopo anni di controriforme, ha ormai perso il suo scopo originario, ovvero quello di essere il luogo della ricerca scientifica, della sperimentazione e non da ultimo della formazione del sapere critico, per diventare il cantiere in cui si sperimentano le politiche liberiste poi attuate nel mondo del lavoro.
L’università nasce come un luogo dove si sperimenta, dove si fa scienza e dove dovrebbe formarsi la coscienza. Purtroppo questi non sembrano più essere i fini dell’università pubblica italiana. Oggi le università sono tutt’al più il luogo dove si sperimentano le politiche liberiste che verranno attuate poi nell’intera società civile. Nelle università è infatti da tempo in atto: i) la frammentazione dei contratti di lavoro, il lavoro per chiamata diretta (la cooptazione) e i licenziamenti (legalizzati ormai da tempo) ii) gli scontri generazionali tra giovani ricercatori precari e meno precari e tra questi e i più anziani che hanno invece un contratto a tempo indeterminato, iii) la meritocrazia, utile a tagliare drasticamente il finanziamento pubblico e giustificare i tagli, iv) la privatizzazione, attraverso la quale imprese private si impadroniscono dei frutti della ricerca scientifica e ne determinano le scelte, contrariamente al principio già di Galilei dell’importanza della libertà della ricerca per il progresso dell’umanità.