La bozza di decreto sulla scuola, università e ricerca è completamente sbagliata

LA BOZZA DI DECRETO SULLA SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA È COMPLETAMENTE SBAGLIATA E NOCIVA PER IL SISTEMA SCOLASTICO E ACCADEMICO ITALIANO

ScuolaIl ministro Profumo ha dichiarato che la bozza di decreto contenente norme sulla scuola, università e ricerca che è circolata in questi giorni “non ha nulla a che vedere con la soluzione”

Lo speriamo vivamente, perché questa bozza di decreto appare completamente sbagliata e nociva per il sistema scolastico e accademico italiano, oltre ad essere sul piano politico del tutto inopportuna in quanto portatrice di una visione ideologica del sistema educativo in evidente contrasto con il progetto democratico voluto dalla costituzione e dunque palesemente sottratto alla legittimazione politica di un governo tecnico. 

In primo luogo, appare insensato intervenire, ancora una volta, su di un argomento tanto delicato con un decreto-legge, senza tenere il alcun conto il punto di vista di chi nella scuola, nell’università e nella ricerca studia e lavora, che invece saprebbe benissimo quali sono i veri problemi e le verenecessità e come affrontarli. 

Ancora più sbagliato è però il merito: di nuovo, si cerca di ridurre l’organizzazione della produzione e della trasmissione del sapere a criteri aziendalistici, basati sulla competitività e non sulla collaborazione. Di nuovo si insiste su di una oscura “valutazione del merito” basata su criteri scivolosi e mal definiti, senza tenere in alcun conto le critiche, basate su considerazioni inoppugnabili, del processo di valutazione messo in atto da questo governo e da quello che lo ha preceduto. Confuse, contraddittorie e probabilmente inapplicabili sono le norme sull’accesso alla carriera accademica, che nascondono malamente solo il tentativo di bloccare ancora una volta le assunzioni nelle università e negli enti di ricerca. A questo evidente taglio del personale, il decreto pone rimedio con il corrispondente taglio, incostituzionale, del diritto allo studio, imponendo criteri di accesso alle università basati sulle effettiva disponibilità di risorse dei singoli atenei. Completamente inaccettabili sono le aperture alle università private (anche se mascherate da sedi italiane di università estere). Per la scuola secondaria, appare risibile la proposta relativa agli “studenti dell’anno”, un provvedimento che interesserebbe, ad essere ottimisti, circa lo 0,3% degli studenti italiani. E tutti gli altri?

Infine, è completamente inaccettabile il fatto che si tenti di introdurre riforme del sistema di istruzione e di ricerca nazionale operando di nuovo “a costi zero”, rifiutando di ammettere che il principale (e forse l’unico) problema di questo sistema è quello di essere costretto a funzionare senza risorse economiche ed umane adeguate ad un paese che voglia sopravvivere nella attuale società basata sulla conoscenza.