di Riccardo Messina, responsabile Scuola e Università Pdci Nazionale
Tra gli squilli di trombe, il Ministro Profumo ha annunciato l’ennesima beffa nei confronti di chi da anni lavora, tra mille difficoltà e nell’incertezza del presente e del futuro, per mandare avanti l’istruzione italiana. Un concorsone per l’accesso all’insegnamento per 11.000 posti, indirizzato principalmente a chi da anni ha non solo abilitazione, titoli e curriculum per insegnare, ma addirittura già lavora con storie drammatiche di precariato alle spalle.
I sindacati stimano in 160.000 i possibili candidati che si sederanno ad affrontare la prima prova selettiva: un test a risposta multipla con cinquanta domande da affrontare in 50 minuti, degno della peggiore edizione della settimana enigmistica. Un concorso che costerà una barca di soldi, senza prendere minimamente in considerazione l’impegno e la bravura di chi, come stabilisce la costituzione, ha la libertà di insegnamento.
La verità è che l’attuale Ministro della Pubblica Istruzione, in perfetta continuità alle nefandezze della Gelmini, ha deciso di intraprendere una disastrosa politica di annunci, fatti solo per conquistare i titoli dei giornali, fregandosene altamente di ciò di cui la scuola avrebbe veramente necessità: aule, soldi, professionalizzazione del corpo docente, spazi di discussione e innovazione tecnologica.
Domani il Partito dei Comunisti Italiani sarà in piazza, a Roma, con i migliaia di precari che da anni portano avanti le nostre scuole e che si ritrovano davanti l’ennesima beffa: una scuola pubblica può essere di qualità solo se di qualità sono i docenti che vi lavorano, e questi obiettivi si raggiungono non con il precariato e la mortificazione dei talenti, ma investendo risorse e assicurando stabilità ai lavoratori. La lotta per un’istruzione pubblica e di qualità è la lotta per un paese che sappia essere all’altezza delle sfide dell’oggi e del domani, sconfiggendo precarietà e sfruttamento, luoghi ideali per la proliferazione della subcultura mafiosa.