di Gian Piero Cesario, Portavoce Esecutivo Nazionale FGCI
Le elezioni amministrative appena passate ci danno la fotografia di un Paese che ha il coraggio, o forse la necessità, di voltare pagina. Se le elezioni in Francia e in Grecia ci hanno detto che l’Europa può tornare ad essere un po’ più dei popoli e meno delle banche, il dato italiano ci dà ulteriori conferme e speranze.
Dopo quattro anni di governo Berlusconi e sei mesi di governo Monti, il dato elettorale dice chiaramente che l’Italia dei nove milioni e più di elettori andati al voto ha deciso di chiudere i conti con il Pdl e con questo centro-destra, almeno in questa stagione politica; cosa questo produrrà nel breve termine non è chiaro saperlo, né è chiaro se il tonfo del Pdl, attribuito all’appoggio dato al governo dei tecnici, produrrà elezioni anticipate o una tattica rivolta alla prudenza in attesa di rimettere insieme i cocci.
Di certo fa impressione vedere che in molti comuni si andrà al ballottaggio con distanze abissali tra il candidato di centro-sinistra e quello di centro-destra, e che in alcuni di essi il centro-sinistra è in vantaggio contro candidati che al ballottaggio saranno o del terzo polo o del movimento 5 stelle. Questo dimostra che il centro-destra corre il rischio di non esistere più come lo abbiamo conosciuto sino ad ora, tanto da prendere percentuali in alcuni casi inferiori al 10 %. La Lega e il Pdl perdono anche andando separati e l’antipolitica che li ha alimentati per quasi vent’anni ha cambiato sponda, migrando verso Grillo o l’astensionismo. Non è un caso se al Sud il Pdl o comunque il centro-destra tengano botta e il movimento di Grillo non vada oltre il 6% mentre al nord accada esattamente il contrario. A fronte di ciò mi preme rilevare anche un altro aspetto: la percentuale di votanti si è ulteriormente e drammaticamente abbassata del 6,8%. Il clima di sfiducia verso la classe politica, acuita dal momento di particolare crisi economica e dalle scelte di questo governo che toccano la carne viva delle persone, è stata ridimensionata forse solo dal fatto che si trattava di elezioni amministrative comunali, inerenti alle istituzioni più vicine alla gente e quindi meno toccate da un voto politico, ideologico o di protesta. In ogni caso quello che salta agli occhi è che il presunto boom del M5S di Grillo non porta al voto gli elettori stanchi e delusi, semmai ne “ruba” agli altri partiti e movimenti, e in queste elezioni i partiti più defraudati sono, con tutta evidenza, due e soltanto due: Pdl e Lega Nord. Questo dovrebbe indurre qualche riflessione su quali sono le corde che tocca Grillo e le proposte che mette in campo.
A fronte di tutto ciò la sinistra c’è ed è in campo, e la FdS prende percentuali che si attestano su quelle delle amministrative dello scorso anno. Il caso di Palermo è poi emblematico, e dopo la vittoria a Napoli di De Magistris dello scorso anno ci fa capire ancora più chiaramente come un centro-sinistra diverso dagli inciuci di palazzo (in questo caso fatti in combutta col governatore plurindagato Lombardo) , che metta in campo idee credibili e persone serie, non solo sia possibile ma addirittura vincente.
Inoltre, due ultime considerazioni: in alcuni comuni compagne e compagni della Fgci candidati sono stati eletti. Il duro lavoro fatto nei territori dalla Fgci, dunque, si può concretamente tramutare in consenso politico per il nostro partito o per la FdS. E’ la dimostrazione che in questa organizzazione giovanile le compagne e i compagni fanno politica sul serio, tanto da avere la possibilità di assumersi in prima persona la responsabilità di entrare nelle istituzioni e di amministrare la cosa pubblica. E questo, nell’era in cui i partiti a volte perdono la loro ragione sociale per diventare oligarchie o comitati elettorali, segna una differenza importante. Infine, al comune di Parma, uno di quelli più importanti dove si andava al voto, la lista dei Comunisti Italiani ha preso il 5,8% di voti e il Pdl il 4,7%. Come dato statistico non male.