di Daniele Cardetta | www.articolotre.com
Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd, su “L’Unità” di oggi ha scritto di ritenere che il pensiero cattolico potrebbe dare un contributo al Pd nel superare il liberismo. E la ricerca di una via “alternativa” a sinistra, e di nuove basi culturali condivise, ha acceso un dibattito acceso dal Pd fino a Sel e a Diliberto del Pdci-Fds. nto musicale di Ennio Morricone.
In molti all’interno del Pd hanno cominciato una proficua e niente affatto superflua discussione in merito al bisogno di darsi delle basi politico-culturali comuni. Un bisogno quello evidenziato da Emanuele Macaluso che è stato ripreso anche da Fassina nel suo articolo odierno su “L’Unità”. Da tempo Fassina ha ricordato come il Pd debba ricostruirsi un’identità, un’ identità che è stata persa con il tempo e che va pazientemente ricostruita. Sono in molti che ultimamente, riacquistata fiducia con la crisi in atto del capitalismo contemporaneo, hanno colto l’occasione per mettere in discussione il sistema economico vigente, ovvero il neoliberismo, da più parti riconosciuto come il primo responsabile della crisi esplosa nel 2007-2008 e che sta mettendo in ginocchio l’intera Europa.
Che a parlare di fallimento del “liberismo” fino a questo momento fossero politici come Oliviero Diliberto del PdCi-Fds, o Nichi Vendola di Sel, è apparso del tutto coerente e normale. Così quando lo stesso Diliberto in un’intervista ad Articolotre.com aveva parlato della necessità di superare il neoliberismo: “Se mi consente una battuta, proprio perché vedo una crescente critica al capitalismo da diverse parti, mi auguro che i prossimi decenni possano essere quelli dei “neocom”: di una nuova stagione del pubblico”, in pochi si erano sorpresi. Del tutto più sorprendente che la critica al liberismo sia approdata anche all’interno del Pd, il partito di Ichino e Veltroni, dove Fassina è arrivato chiaramente a mettere in discussione il paradigma economico fin qui accettato come prevalente. Fassina nel suo articolo odierno de “L’Unità” non è certo andato per il sottile: “Oggi è evidente che il neoliberismo ha fallito: la svalutazione del lavoro incluse le classi medie, come via della competitività, è insostenibile sul piano economico e democratico”. Parole nette quelle di Fassina che indicano la necessità di ricostruire una base culturale comune per permettere al Pd di proiettarsi verso il superamento dello stallo attuale.
“Siamo al trionfo delle idee fallite“, ha ricordato un Fassina caustico, facendo riferimento alla velocità con cui l’ex Pci e l’ala sinistra della Dc si sono avventate sul neoliberismo per realizzare quella tanto conclamata “terza via” che avrebbe poi portato al disastro attuale. Alla luce di tale miseria e debolezza nelle proposte, persino rivalutare il pensiero cattolico a dire di Fassina potrebbe essere utile a rinnovare e rivitalizzare un partito, il Pd, che sembra avere letteralmente smarrito la bussola. Gli ultimi documenti tematici realizzati dal Vaticano infatti, vedi il “Position paper” del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace per il G20 di Cannes su tutti, avrebbero aperto spazi interessati per iniziare un proficuo confronto che possa permettere al Pd di trasformarsi in un vero partito progressista del XXI secolo in grado di “andare oltre i confini del liberalismo e orientare l’identità del Pd verso la valorizzazione della persona che lavora e recuperare dalla improvvisata soffitta del nuovismo l’ambizione a dare soggettività politica autonoma al lavoro subordinato in tutte le sue forme, per nutrire una democrazia effettiva”
Insomma nel “centrosinistra” il dibattito per la costruzione di una nuova mappa concettuale in grado di indicare la via è già cominciato. La speranza è che proceda in fretta in modo da restituire al movimento progressista italiano la sicurezza di sè necessaria a imbastire poi manovre di riaggregazione anche a livello europeo, per Fassina una conditio sine qua non per non risultare perdenti all’interno dei confini nazionali.