di Giacomo Montis | da www.oltremedianews.com
Uno – due – tre. A due giorni dalla convention di Luigi De Magistris sono partiti una serie di segnali in direzione del PD che non potranno essere ignorati. Prima Di Pietro, poi Ingroia e poi ancora Diliberto si sono rivolti a Bersani a mezzo stampa chiedendo l’apertura di un confronto per un eventuale intesa politica.
Di Pietro ha rimarcato la necessità di un centrosinistra tradizionale stile Vasto rinnovando i tanti inviti degli ultimi giorni per un suo ritorno nella coalizione. Antonio Ingroia ha scritto una lettera aperta al segretario del PD con cui ha chiesto, sostanzialmente, un impegno al futuro premier per all’abrogazione delle leggi ad personam varate negli anni bui del berlusconismo e rimarcando la necessità di una battaglia a fondo contro le mafie e l’economia illegale. Oliviero Diliberto si è poi aggiunto chiedendo di verificare una possibile intesa su punti di programma affinchè la coalizione non sia schiacciata sulle posizioni di Monti. “Non si può dire a prescindere ‘mai col PD’ e nemmeno ‘a tutti i costi col PD” – ha sottolineato il segretario dei Comunisti italiani.
A pochi giorni dalla presentazione del movimento arancione si assiste ad una sorta di prova generale di sinistra unita che cerca il dialogo con Bersani. Un dialogo sui fatti, sulle proposte concrete e non sulle architetture da ceto politico. Resta la voce dissonante di Paolo Ferrero secondo il quale “si sta perdendo tempo a cercare il Partito Democratico” e occorre serrare i tempi per presentare la lista del quarto polo, autonomo e indipendente da tutto e tutti.
I canali di comunicazione con Santa Maria delle Fratte sono aperti ma i tempi stringono. In pochi giorni occorrerà verificare se il nascente aggregato di sinistra sarà della partita con PD e SEL o se prenderà la strada dell’autonomia. I primi segnali provenienti dal PD sono discordanti. Il responsabile giustizia Orlando apre al dialogo rispondendo alla sollecitazione del pm di Palermo, mentre Massimo D’Alema ha bruscamente troncato “questi attaccano il Quirinale”. Una cauta apertura giunge anche da Gennaro Migliore di SEL che, però, tiene a precisare la linearità del percorso di Vendola “il nostro progetto è quello di una sinistra di governo, ma discutiamo” chiosa.
Tempi brevi e ritmo serrato. L’offensiva di Monti che mira a depotenziare Bersani potrebbe incidere nel dialogo che si sta sviluppando a sinistra della coalizione, ma sino a che non saranno calate tutte le carte sarà ben difficile delineare la strada. Per ora si registra una convergenza tra l’area arancione del sindaco di Napoli, il Pdci e l’IDV, inglobando ampia parte di settori sindacali e associativi interessati a che in Italia permanga una sinistra in grado di interpretare gli interessi della legalità e del lavoro. Il pallino adesso è nella mani del PD. Dopo il successo delle primarie Bersani dovrà pronunciarsi per dire se intende allargare verso sinistra la sua alleanza oppure rischiare di essere schiacciato sulle posizioni dei conservatori che guardano a Mario Monti come futura guida del prossimo governo.