Prove di dialogo tra i comunisti italiani?

pc poterealpopoloPubblichiamo come contributo al dibattito

Prove generali a sinistra di costruzioni di un fronte comune contro il governo Conte Bis? La fine dell’estate è coincisa con il tramonto del governo pentaleghista. Ora è il turno di un nuovo esecutivo sostenuto dall’inconsueta alleanza di governo tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle con l’appoggio di Liberi e Uguali.

Eppure tra le fila della litigiosa sinistra extraparlamentare qualcosa pare smuoversi:

una delegazione del Partito Comunista ha infatti incontrato venerdì scorso una delegazione di Potere al Popolo per quello che sarebbe un primo incontro volto a discutere dell’attuale situazione politica: sottointese le necessità di costruzione di un’opposizione sociale a questo governo.

Per Viola Carofalo, portavoce di Potere al Popolo, seppur l’uscita di scena di Salvini costituisca un aspetto positivo, l’attuale programma di governo sarebbe pieno di buoni propositi ma al contempo imbottito di favole: “non posso dimenticare” commenta Carofalo “cosa hanno fatto per smantellare la scuola e lo Stato Sociale partiti come il P.d. Non vorrei che Salvini fosse lo spauracchio per far passare qualsiasi cosa”.

Dal canto suo Rizzo, segretario del Partito Comunista, dalle pagine del Corriere della Sera dichiara: “lo chiamano governo giallo-rosso ma non c’è nulla di rosso nel partito che ha abolito l’articolo 18 e votato il Jobs Act” e lancia un appello alle forze sindacali e politiche di classe per costruire un fronte sociale di opposizione e scendere in piazza insieme il prossimo 5 ottobre a Roma.

Da capire invece come si muoverà Rifondazione Comunista, attualmente orfana dei compagni di viaggio alle ultime deludenti europee. Gli alleati di Liberi e Uguali sono entrati infatti, insieme al PD e alle truppe di Grillo nel nuovo Governo Conte, ottenendo pure un Ministero importante, quello della Salute. Una mossa che ha spiazzato il segretario Acerbo. Per apprendere la posizione ufficiale di Rifondazione si rimanda a un documento approvato dalla Direzione nazionale del partito in cui si legge: “questo governo non a caso nasce in continuità e come sviluppo della convergenza a livello europeo del M5S con il PD nel voto per la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. In questo scenario la collocazione di Rifondazione Comunista non può che essere di opposizione sociale e politica e di impegno nello sviluppo della più larga mobilitazione nel paese per una svolta reale rispetto alle politiche neoliberiste, alla devastazione ambientale e alla violazione dei diritti umani.”

È chiaro che allo stato attuale nessuna delle suddette forze politiche è autosufficiente e quantomeno per un’opposizione programmatica sociale (e non per uno sterile contenitore politico) occorre un’unione di intenti. Che stavolta sia la volta buona?

Francesco Fustaneo

Il confronto tra le forze comuniste e anticapitaliste è un passo importante che va incoraggiato aprendo il dialogo anche al PCI e a tutte le organizzazioni interessate a riproporre la questione del socialismo in Italia. Positivo e assolutamente non scontato intanto questo incontro tra PC e PAP. Che si discuta anzitutto su ciò che divide, per capire se ci siano contraddizioni insanabili sulla base degli obiettivi perseguiti da ognuno. Che il dibattito sia il più limpido e cristallino possibile. Siamo rimasti in poche migliaia a seguire il movimento comunista, però sappiamo l’importanza di accelerare il prima possibile i tempi di una riorganizzazione di classe adeguata alla fase del totalitarismo liberale.

UNA PROPOSTA DI LAVORO

Dati gli attuali rapporti di forza in Parlamento e la sintesi raggiunta sul programma da PD e M5S, i comunisti, che mantengono giustamente una linea di scetticismo e opposizione verso il nuovo Governo, dovrebbero ciononostante provare ad incalzarlo sui provvedimenti più progressivi. Ad esempio per l’applicazione di una legge che fissi il salario minimo ad una quota superiore a quella erogata dal reddito di cittadinanza. Occorre lanciare uno slogan chiaro da portare in ogni piazza che ponga l’impossibilità per ogni lavoratore di lavorare a meno di 1000 euro netti mensili.

Sarebbe una manovra a costo zero (che in prospettiva garantisce anche maggiori introiti fiscali allo Stato) che darebbe ossigeno alle classi popolari, aprendo possibili scenari di rivendicazione e conflitto sopiti da decenni.

Il M5S lo propone?

Il PD e la sua base che rispondono?

I comunisti sono in grado di costruire iniziative unitarie in tempi brevi che concentrino l’attenzione su questa rivendicazione, provando ad entrare nel dibattito pubblico dalla porta principale?

Alessandro Pascale