Pensioni, governo Monti e compiti dei comunisti

di Fosco Giannini | da www.pdci.it

 

monti parlamento-w350Ormai è sotto gli occhi di tutti. Le richieste iperliberiste, antioperaie e antisociali della Banca centrale europea, della Commissione europea e del Fondo monetario internazionale producono ovunque – e in special modo in paesi deboli ed in crisi come l’Italia – uno “stato di eccezione” tendente a sospendere le democrazie, ad invalidare le Carte Costituzionali, ad esautorare i Parlamenti e gli Stati, ad annullare la loro autonomia. I popoli si ritrovano d’improvviso ad essere governati da nuovi ed esterni poteri, e la BCE si presenta sempre più, in questa fase, come una sorta di monarchia assoluta – con una regina tedesca – che estende il proprio dominio sull’intera popolazione europea. Lo “stato di eccezione” segna drammaticamente di sé il nostro Paese ormai da tempo e dallo scorso luglio esso ha teso a costituirsi in forma ininterrotta e stabile, come un vero vulnus degli assetti democratici. “ Gli indirizzi” di economia politica dettati dall’Ue e dalla BCE hanno infatti prodotto – solo in quest’ultima fase – la manovra di luglio, il decreto di agosto, la finanziaria di novembre in attesa, ora, della “correzione” del governo Monti di dicembre.

La somma dei sacrifici richiesti al mondo del lavoro italiano ( i ricchi sono “naturalmente”, per censo, esclusi dal sacrificio) in quest’arco di tempo è imponente e la manovra complessiva è stata pari a 60 miliardi di euro ( 48 a luglio e 12 ad agosto), sapendo tuttavia che la manovra generale giungerà, nel 2014, a toccare il punto vertiginoso dei 145 miliardi: l’agnello sacrificale dei lavoratori italiani al dio della BCE.

In questo quadro già consolidato l’Ue chiede a Monti altri venti miliardi di euro, in termini di ulteriori sacrifici e tagli. E’ di questo che sta discutendo ora il nuovo governo, che si era presentato con l’intenzione di tenere in equilibrio sacrifici ed equità sociale. Un’equità che, relativamente alle cattive notizie che ormai prepotentemente trapelano, sembra davvero non esserci nel pacchetto di misure che sta prendendo corpo nella proposta Monti.

E’ sulle pensioni che sembra possa abbattersi più pesantemente la scure della BCE: il passaggio al contributivo totale, la cancellazione dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione, l’ulteriore aumento degli anni di contributi necessari per l’uscita di anzianità dagli attuali 40 a 41 e persino a 43 anni. Tutto ciò ci parla di una selvaggia “coazione a ripetere” contro i pensionati e i lavoratori, vissute, come sempre, come prime, essenziali, uniche figure sociali da vampirizzare per rispondere ai dettami della BCE.

L’attacco antidemocratico che si prefigura all’intero sistema pensionistico si assomma alla questione del ritorno dell’ICI sulla prima casa, alle misure evocate sul mercato del lavoro, quelle in osservazione della durissima linea Ichino e alla rimozione di una vera e seria patrimoniale. Il tutto condito da una velenosissima ciliegina che non è evocata ma è già realtà: il fatto, cioè, che la Camera, con un voto quasi unanime ( 406 sì) ha votato l’introduzione nella Costituzione dell’obbligo del pareggio di bilancio, obiettivo preminentemente antisociale, già annunciato dal governo Berlusconi e osteggiato duramente, allora, da tutte le forze democratiche e “costituzionaliste”, tra le quali quelle – a iniziare dal PD – che ora l’hanno ratificata in Parlamento.

Il PdCI, i suoi gruppi dirigenti, sono stati chiari: giudicheremo il governo Monti non pregiudizialmente ma dai fatti concreti. I quali fatti, oggi, iniziano a presentarsi nella loro durezza.

Sulle pensioni, sull’ICI, sul mercato del lavoro, sulle privatizzazioni e le liberalizzazioni, sulle spinte alle nuove guerre che si affacciano, i comunisti saranno in campo. Sarà compito primario del PdCI, delle sue Federazioni, delle sue Sezioni, delle sue organizzazioni territoriali portare nelle piazze, davanti alle fabbriche, alle scuole e alle università le parole d’ordine contrarie ad un nuovo massacro sociale, a nuove guerre.

Sarà compito primario del PdCI spingere affinché la Federazione della Sinistra sia in campo, affinché si uniscano, nelle piazze, la forze di sinistra, dei movimenti di lotta, le forze democratiche e sindacali più avanzate.

E’ stata la stessa segretaria generale della CGIL, Susanna Camusso, a parlar chiaro, anche rispetto alle pensioni: “Il blocco degli adeguamenti degli assegni e l’aumento oltre i 40 anni sono inaccettabili. 40 è un numero magico e intoccabile”.

Ed è stato lo stesso Stefano Fassina, responsabile economico del PD, a schierarsi nettamente contro l’attacco al mercato del lavoro in stile Ichino, attacco già evocato dal governo Monti.

Ed è stato Cesare Damiano, dirigente di punta del PD, ad affermare nettamente che – per ciò che riguarda l’innalzamento dell’età pensionabile – “ un prolungamento oltre i 40 anni è improponibile”. Come era stato Bersani, al Senato, a ricordare a Monti l’esigenza della patrimoniale.

In campo c’è già la CGIL, c’è la FIOM al suo completo, ci sono parti importanti, decisive, del PD; ci sono le forze della sinistra, i movimenti di lotta, come quelle in difesa dell’acqua pubblica sceso in campo a Roma sabato 26 novembre. Il compito dei comunisti, il nostro compito è quello, ora più che mai, di unire questo vasto arco di forze. Di unirlo nella lotta contro le misure liberiste che sin da ora vengono enunciate dal governo Monti. Poiché è da lì, dalla lotta, dalle piazze, dalle fabbriche, dalle università e dalle scuole che possiamo preparare l’alternativa, riorganizzare quel largo fronte di centro sinistra e sinistra avanzata che dovrà vincere le prossime elezioni ( siano esse anticipate o nel 2013), cancellando a priori ogni tentativo di stabilizzazione di quel poderoso polo conservatore e moderato, liberista e tacitamente subordinato all’Ue cui puntano la BCE, la Confindustria e tanta parte della borghesia italiana.

* Segreteria nazionale PdCI; responsabile Lavoro di massa