Note storico-politiche sulla “Seconda Repubblica” italiana (1992-2018)

pascale indifesadelsocialismorealeRiceviamo e volentieri pubblichiamo questo importante saggio di Alessandro Pascale.

Queste “Note Storico-Politiche sulla “Seconda Repubblica” Italiana (dal 1992 ad oggi)” sono le pagine tratte da “A Cent’Anni dalla Rivoluzione d’Ottobre. In Difesa del Socialismo Reale e del Marxismo-Leninismo”, Vol. II, “Intellettualecollettivo.it”, dicembre 2017, pp. 1088-1114 [1] [il libro è scaricabile gratuitamente dal sito www.intellettualecollettivo.it] e costituiscono la parte finale del capitolo 21, intitolato “La semicolonia italiana a sovranità limitata”, dedicato alla storia d’Italia dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

È in progetto l’uscita editoriale dell’opera in una collana che prenderà il titolo di “Storia del Socialismo e della Lotta di Classe”. Tale collana sarà costituita da 10 volumi che vedranno un’ampia rielaborazione e sviluppo dei materiali pubblicati nella prima edizione dell’opera originale.

A ottobre è prevista l’uscita del primo volume, “Il Totalitarismo “Liberale”. Le Tecniche Imperialiste per l’Egemonia Culturale”. Il libro sarà dedicato alla descrizione e analisi dell’epoca contemporanea, a cavallo tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, in cui l’Occidente è piombato in un regime sempre più invisibile eppure capace di attuare un controllo semi-totalitario sui popoli. Nella seconda parte dell’opera si mostra come siano riusciti a convincerci falsamente che il comunismo sia stato un fallimento, si traccia un bilancio storico dell’esperienza storica del socialismo e si indicano alcune necessità per il movimento realmente democratico e progressista internazionale, con particolare riferimento al movimento comunista.

Le pagine che seguono non saranno però presenti nel primo volume; esse sono previste per la pubblicazione nell’ottavo volume, che è provvisoriamente titolato “Controstoria d’Italia. Lotte di Classe e il Ruolo dei Comunisti” e che verosimilmente necessiterà ulteriori aggiustamenti e approfondimenti in occasione della revisione finale. Data la valenza politica di questa ricostruzione storica, si è ritenuto allora utile trovare uno strumento di diffusione più agevole per l’oggi, sapendo che queste pagine, scritte nell’autunno del 2017, sono qui state parzialmente aggiornate con alcune riflessioni successive ed ulteriori sugli ultimi sviluppi politici [2], che hanno visto emergere a sinistra una nuova forza politica, “Potere al Popolo”, e l’avvio di una fase inedita nella Storia Politica italiana con l’avvento al Governo di Lega e M5S.

Di seguito il primo paragrafo delle “Note”, scaricabili in formato integrale qui.

DALLA PRIMA ALLA SECONDA REPUBBLICA

“Mani Pulite, e non voglio nascondere il mio profondo convincimento, fu sostanzialmente un colpo di stato giudiziario profondamente antidemocratico. Che questo colpo di stato giudiziario si sia svolto per iniziativa di un gruppo di onesti e coraggiosi magistrati (ma vedendo le facce di Borrelli e di Di Pietro non lo credo proprio), oppure si sia svolto dietro diretta committenza di forze oligarchiche e finanziarie (come personalmente ritengo) è storicamente interessante, ma anche poco importante. Ciò che conta è capire che Mani Pulite non fu l’elemento primario (come opina il paranoico Berlusconi), ma fu solo lo strumento di una strategia capitalistica più generale rivolta a far fuori una classe politica proporzionalista ed assistenzialista, incompatibile con il nuovo quadro mondiale globalizzato e neoliberale. Il gruppo mercenario professionale dell’ex PCI era in proposito ideale per gestire il passaggio da un capitalismo “anomalo”, politicamente proporzionalista ed economicamente assistenzialista, ad un nuovo capitalismo “normale” (il “paese normale” del cinico baffetto bombardatore D’Alema). Ed era ideale non solo perché professionalmente specializzato in mediazione sociale (o come si dice oggi, in “coesione sociale”), ma perché si portava dietro gruppi sociali e culturali del paese molto importanti (professori universitari, ceto giornalistico ed editoriale scalfariano, classe operaia sindacalizzata, pensionati borbottatori ma sempre disposti all’obbedienza, nuovo ceto medio radicale postmoderno, ecc.). Si trattava di una soluzione ideale. Ma inaspettatamente questa “gioiosa macchina da guerra” (Occhetto) si inceppò. E venne il Berlusca.” (Costanzo Preve) [3]

Non si intende costruire una storia organica dell’epoca più recente. La distanza temporale è ancora troppo forte, mancano ancora troppe fonti indispensabili ed in ultima analisi non è possibile fare altro che supposizioni sul ruolo più o meno occulto svolto dall’imperialismo straniero e dal blocco sociale dominante durante la Seconda Repubblica. È indubbio però che sia estremamente difficile poter affermare che con la caduta del Muro di Berlino e la parallela fine del PCI si sia potuti finalmente superare lo stadio di “democrazia limitata” (un’espressione che usiamo in maniera eufemistica) che ha caratterizzato la storia della Prima Repubblica. In realtà si può affermare senza timore di essere smentiti che la situazione dal punto di vista democratico, ossia della garanzia dei diritti civili e sociali, sia alquanto peggiorata durante la Seconda Repubblica, la quale ha visto in buona misura realizzato il programma della loggia massonica P2. Usciamo un momento dalla ricostruzione meramente storica e, senza pretesa di essere esaustivi, tracciamo un rapido quadro con un preciso e dichiarato intento politico:

-dal punto di vista internazionale il venir meno della Guerra Fredda ha attenuato le pressioni militari degli Stati Uniti, i quali però continuano a mantenere oltre un centinaio di basi e installazioni militari in Italia [4], per una presenza sul territorio (non si sa dove precisamente) di almeno 70 bombe nucleari pronte ad essere lanciate [5]. La NATO continua insomma ad essere un’alleanza in cui l’Italia gioca un ruolo subalterno, costituendosi di fatto come un’occupazione sostanziale statunitense che prosegue ininterrotta dal 1943, d’accordo con le compiacenti classi dominanti del Paese. L’ultima svolta del gruppo ex-PCI, diventato PDS (poi DS, poi PD) è iniziata nel 1999, quanto, durante un Governo guidato dall’ex comunista Massimo D’Alema, l’Italia ha partecipato alla guerra lanciata dalla NATO alla Jugoslavia, bombardata per settimane, fino alla distruzione delle conquiste economiche e industriali ottenute negli anni di Tito; una guerra fatta senza nemmeno la legittimazione dell’ONU e in palese violazione dell’articolo 11 della Costituzione Repubblicana. Gli eredi del PCI erano passati dall’accettazione della NATO alla partecipazione attiva delle attività dell’imperialismo guerrafondaio, che si ripeteranno negli anni successivi in Afghanistan, Iraq e Libia, interventi ai quali l’Italia ha sempre partecipato attivamente a livello militare, contribuendo anche con l’invio di truppe militari e propri bombardieri, oltre che con supporto logistico e infrastrutturale. La socialdemocrazia italiana ha supportato tutti questi passaggi, ponendo fine solo alla complicità nell’avventura in Iraq, per la pressione decisiva del Partito della Rifondazione Comunista, il quale però ha ceduto votando a favore sul rifinanziamento della missione militare in Afghanistan, ripetendo lo stesso errore compiuto dal Partito dei Comunisti Italiani che nel 1998 sostennero il Governo guerrafondaio di D’Alema. Nonostante la massima fedeltà fornita a Washington, anche durante questo periodo sono emersi molteplici sospetti di interventismi statunitensi in numerose vicende chiave del Paese, da Tangentopoli alla caduta del Governo Berlusconi del 2011;

-se negli anni ’80 il Governo perde di fatto ampiamente sovranità monetaria e finanziaria alienando tale potere al mercato finanziario internazionale, il processo viene aggravato negli anni ’90 con l’adesione ai trattati europei e l’accettazione dell’euro, che pone il Paese sotto il diktat dell’Unione Europea, della Banca Centrale e di istituti come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale;

-l’inchiesta Tangentopoli (1992-94), la quale ha cancellato la struttura polipartitica della Prima Repubblica, è partita esattamente un anno dopo lo scioglimento dell’URSS, nonché in parallelo con la firma del Trattato di Maastricht: sono due eventi che possono sembrare casualità solo agli stolti; non si può escludere che nella vicenda non abbiano avuto un ruolo forze occulte che avessero interesse a dare una spinta decisiva a certe dinamiche politiche; tra le forze politiche eliminate vi è stato il PSI di Craxi, unico Premier italiano ad essersi opposto politicamente e addirittura militarmente agli USA nell’ambito della crisi di Sigonella del 1985;

-tra le nuove dinamiche politiche da “spingere” c’è stato sicuramente il passaggio dal sistema elettorale proporzionale a quello maggioritario, per la cui importanza rimandiamo all’approfondimento apposito delle pagine seguenti;

-c’è soprattutto la cancellazione definitiva degli ultimi punti della Scala Mobile rimasti in vigore anche dopo l’attacco portato dal PSI di Craxi negli anni ’80. Le pressioni sociali e politiche subite dai sindacati e la loro arrendevolezza confermano solo che lo stato di degrado ideologico fosse diffuso in tutta la “sinistra”, e non solo nei vertici del PCI;

-la legittimazione e il ritorno ai vertici politici di elementi neofascisti, seppur “convertiti” al liberalismo, consente alle peggiori culture retrive e reazionarie di farsi largo nella società e di favorire, grazie alla legge maggioritaria, una serie di attacchi sostanziali alla Costituzione Repubblicana, su pressione di gruppi finanziari internazionali interessati a picconare i “lacci e lacciuoli” garantiti dalla carta. Il livello di potenza del Capitale è tale che non ha bisogno ormai di fare complotti misteriosi: scrive nero su bianco, come fa JP Morgan, che bisogna “sbarazzarsi delle costituzioni antifasciste” [6]; a mostrare il degrado della “democrazia liberale” si può constatare che dal 2006 al 2017 l’Italia abbia eletto tre Parlamenti e due presidenti della Repubblica con una legge elettorale giudicata anticostituzionale dalla Corte Costituzionale; lo svuotamento delle prerogative dei Parlamenti, l’uso sfrenato della “fiducia”, la continua elaborazione di nuove leggi elettorali a pochi mesi dalle elezioni sono segnali evidenti di uno scollamento sempre più palese della borghesia dal rispetto seppur minimo del “compromesso” mantenuto durante la Prima Repubblica con il mondo del Lavoro;

-il proseguimento dell’intreccio tra politica e mafia [7], con la crescita esponenziale del potere di quest’ultima, è paradossale ma manifesta come questa, legittimata per 50 anni dalla lotta comune contro il comunismo, sia ormai uno dei fattori con cui la borghesia si spartisca la lotta per il potere in modo non più soltanto legale, ma apertamente illegale, favorendo processi di clientelismo e di accumulazione del Capitale di privati che si pensa e/o si spera di usare per i propri scopi politici, nello spregio dell’interesse pubblico; da questo punto di vista l’intreccio tra la carriera politica del pregiudicato Silvio Berlusconi e la mafia è stato sottolineato in svariati libri e inchieste, tanto da non necessitare ulteriori approfondimenti; non è però il solo e la questione va interpretata in un’ottica di classe e di lungo periodo, non facendo riferimento né alle sole denunce individuali né alle denunce cetuali o “di casta”;

-dal punto di vista socio-economico il quadro dovrebbe essere evidente: il trionfo delle misure liberiste rientra nell’alveo del trionfo complessivo del grande Capitale finanziario e industriale (con una prevalenza del primo), ossia dell’imperialismo; la mancanza di significativi sindacati di classe e di un’adeguata organizzazione comunista hanno fatto sì che la serie di attacchi al mondo del Lavoro sia stato a ciclo continuo e senza una significativa reazione di massa, salvo qualche episodio sporadico incapace però di diventare una base per la costruzione di un’alternativa, perché ancora confuso e subalterno ideologicamente, non volendo e non potendo recuperare le istanze essenziali del marxismo-leninismo.

NOTE

[1]    Si tratta dei sotto-capitoli 1-7.
[2]    Si tratta dei sotto-capitoli 8-12.
[3]    C. Preve, “Da Antonio Gramsci a Piero Fassino”, 11 dicembre 2005, disponibile su http://www.kelebekler.com/occ/prevefassino.htm, cap. 10 – Il crollo della casa madre di riferimento 1989-1991. Dalla Cosa a Mani Pulite. L’inizio del processo PCI-PDS-DS.
[4]    Si veda A. B. Mariantoni, “Elenco delle basi e installazioni militari degli USA in Italia”, disponibile su http://www.kelebekler.com/occ/busa.htm e Autore Ignoto, “Ecco l’Italia a stelle e strisce: la mappa delle basi americane”, 4 febbraio 2007, disponibile su http://www.marx21.it/component/content/article/42-articoli-archivio/14651-ecco-litalia-a-stelle-e-strisce-la-mappa-delle-basi-americane.html.
[5]    S. Maurizi, “Ecco le 70 bombe nucleari in Italia”, “L’Espresso”, 1 luglio 2014, disponibile su http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/07/01/news/ecco-le-bombe-nucleari-di-brescia-1.171372.
[6]    L. Pisapia, “Ricetta Jp Morgan per Europa integrata: liberarsi delle costituzioni antifasciste”, “Il Fatto Quotidiano”, 19 giugno 2013, disponibile su https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/19/ricetta-jp-morgan-per-uneuropa-integrata-liberarsi-delle-costituzioni-antifasciste/630787/.
[7]    Per una storia “breve” organica della mafia si consiglia R. Caputo, “Breve storia della mafia”, “La Città Futura”, 3 giugno 2017, disponibile su https://www.lacittafutura.it/cultura/breve-storia-della-mafia.html.